Alla Casa delle Donne di Terni si è affrontato il tema della vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza

TERNI – Venerdì 10 giugno alle 10,30 presso la Casa delle Donne di Terni si è svolta la presentazione della Relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta contro il Femminicidio, alla presenza della senatrice Valeria Valente, Presidente della Commissione e della dottoressa Monica Velletti, Presidente della Sezione Civile del Tribunale di Terni.

Sono intervenuti inoltre: Caterina Grechi, presidente Centro Pari Opportunità Regione Umbria; Giuliana Astarita, consigliera di Parità della Provincia di Perugia; Sara Pasquino, avvocata e operatrice antiviolenza della RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione; Teresa Di Lernia, psicologa del Centro Antiviolenza “Barbara Corvi” di Narni e Stefania Capponi, presidente Soroptimist Club di Terni. L’incontro è stato coordinato dall’avv. Simona Schiavoni, dello Sportello “Noi ci siamo” della Casa delle Donne di Terni.

 

La relazione si intitola “La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale” consultabile integralmente qui.

 

La vittimizzazione secondaria, si legge nella relazione, “si realizza quando le stesse autorità chiamate a reprimere il fenomeno della violenza, non riconoscendolo o sottovalutandolo, non adottano nei confronti della vittima le necessarie tutele per proteggerla da possibili condizionamenti e reiterazione della violenza”.

La relazione contiene le risultanze dell’inchiesta compiuta dalla Commissione per verificare la reale ampiezza del fenomeno di vittimizzazione secondaria nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale. L’inchiesta è nata anche su sollecitazione di numerose madri, vittime di violenza e dalla consapevolezza che solo una risposta coerente di tutte le istituzioni può arginare la diffusione della violenza domestica e di quella di genere.

Non è infatti ammissibile reprimere la violenza a livello penale e poi ignorarne gli effetti nei procedimenti che regolano l’affidamento dei figli o la responsabilità genitoriale, tollerando che l’autore di tali condotte, da una parte sia indagato e condannato per quanto commesso, e dall’altra sia considerato un genitore idoneo, al pari di quello che ha subito violenza.

In base a questi presupposti, la Commissione ha posto al vaglio oltre 1400 procedimenti giudiziali – sia separazioni con domanda di affidamento di minori, sia giudizi minorili sulla responsabilità genitoriale – analizzando tutti i relativi atti processuali. Ha esaminato anche un ampio numero di casi emblematici, in cui le donne hanno segnalato di aver subito forme di vittimizzazione secondaria a causa del mancato riconoscimento della violenza domestica subita.

Tra i dati più importanti della relazione emerge che, sui 2.089 casi studiati dalla Commissione nel trimestre di marzo, aprile e maggio del 2017, il 34,7% dei procedimenti contiene allegazioni di violenza, mentre il 5,8% associa sia allegazioni di violenza che di disfunzionalità. Dei 724 casi rilevanti per l’indagine, nel 97,6% le allegazioni di violenza erano presenti già negli atti introduttivi.

La relazione ha evidenziato una serie di linee guida e buone prassi volte ad incrementare la formazione specifica degli operatori sul tema della violenza domestica, tra cui:

– la specializzazione obbligatoria dei soggetti istituzionali coinvolti (forze dell’ordine, magistrati, avvocati, consulenti, operatori dei servizi sociali), con corsi di formazione sugli indici di riconoscimento della violenza domestica e sulla normativa nazionale e sovranazionale in materia;

– la formazione di liste di operatori e professionisti specializzati, in ogni settore, sul tema della violenza domestica, cui attingere in presenza di allegazioni di violenza;

– l’attuazione di percorsi di formazione condivisa tra magistratura (inquirente e giudicante; ordinaria e minorile), forze dell’ordine, avvocatura, servizi sociali, servizi sanitari, centri e associazioni anti-violenza, per diffondere conoscenze atte ad individuare gli indici di violenza domestica.

Ulteriori prospettive di riforma riguardano direttamente l’impianto normativo, in particolare le disposizioni che disciplinano i procedimenti di affidamento dei minori e quelli aventi ad oggetto la titolarità della responsabilità genitoriale, al fine di dare effettiva applicazione all’art. 31 della Convenzione di Istanbul e rendere imprescindibile l’ascolto diretto del minore in sede di istruttoria nei giudizi per l’affidamento.

 

L’incontro è stato curato dell’Associazione Terni Donne e della Casa delle Donne di Terni.

Per informazioni: ternidonne@gmail.com – 333 2950570

Redazione Vivo Umbria: