Alla scoperta della "Perugia nascosta" di Franco Prevignano

PERUGIA – Se la città – come direbbe Max Weber – è quella summa di opportunità relazionale di interscambi dove flussi di merci e idee si intersecano alle strutture residenziali, commerciali e di trasporto, se è il luogo-non luogo delle opportunità e delle ipotesi di possibilità, se l’agorà della polis è il punto di incontro di una visione di inclusione e di democrazia, la città di Franco Prevignano si rispecchia in se stessa, gelosa e austera che si difende dalle “minacce” esterne e si realizza nelle sue mille sfumature di grigi che ne esaltano i particolari.
Una città silenziosa catturata nelle prime ore del mattino che esalta la sua magnificenza, in un approccio laico e disincantato che rende xeno, ovvero estraneo , qualsiasi comprimario. La protagonista è lei, lei è la sinfonia senza solisti che si impone in una sorta di crescendo wagneriano all’occhio dei fruitore. Straniata e difforme, trasfigurata e surreale, silenziosa e immutevole, solida come le sue antiche pietre e severa come la  rigida etica del Medioevo imponeva. Lo sguardo di Prevignano non include le intimità di qualche interno, perché la città è essa stessa un interno, intima ed esclusiva per chi sa riconoscere in lei i segni lasciati dal tempo, soprattutto quel tempo in cui ebbe il massimo splendore, quel  Medioevo che più che l’era di mezzo è l’era dove al contrario di quanto si creda non è buia, ma illuminata dei prodromi  che magnificheranno il Rinascimento. In questa relazione, in questa empatia tra fotografo e città che si sviluppa e conclude sino ai confini con le mura urbiche, in questo luogo delle pietre mute e fredde eppure in grado di narrare le loro favole di cavalieri e podestà, di dame e vassalli, di Comuni e mestieri, di classicismo e austerità, si celebra l’astrazione di Prevignano che ridona a Perugia la dignità di una storia che supera il confine del tempo e ne ferma i suoi spazi in un bianco e nero che non ha come fine quello di blandire il fruitore delle immagini, ma di donargli la meraviglia di una nuova visione.

La mostra “Perugia nascosta” all’ex chiesa della Misericordia in via Oberdan, è composta di 60 immagini (ho dovuto selezionarle su di un numero infinito – afferma lo stesso autore)  ed è stata inaugurata ieri giovedì 12 aprile. Rimarrà aperta sino al 28.
 

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.