All'Eremita di Portaria San Francesco abbozzò il Cantico delle Creature

ACQUASPARTACastello di Portaria o Porteria (un tempo Porcaria) e’ una frazione del comune di Acquasparta, immersa nel verde su un poggio alle falde dei monti Martani. Conserva ancora intatte le mura castellane che lo circondano, con torri e porte di accesso.

Portaria

Una doppia cinta muraria, concentrica, con la torre al centro, quadrata, con al vertice beccatelli e pinnacoli.  Conserva intatta la  vera fortezza altomedievale con tutte le sue caratteristiche d epoca, come ad esempio, addirittura, che poco fuori l’abitato ci fosse stato un luogo dove nel medioevo avvenivano le esecuzioni tramite la forca.
Il Complesso dell’Eremita prima e dopo il restauro

Qui le Associazioni locali, durante l’anno, organizzano eventi di grande spessore folkloristico, storico rievocativo e gastronomico. Qui nel 1213/20 passo’ il Poverello di Assisi che nelle vicinanze sistemo’, con l’aiuto dei fratelli, una cappelletta che dedicò a Santa Caterina, donata dal Vescovo di Terni. Qui, (come riferisce Ottaviani in storia di Terni)  sembrerebbe che Francesco abbia abbozzato in latino qualche versetto del più famoso “Cantico delle Creature” a localita’ Eremita. Il 23 maggio del 1291 Nicolo’ IV concesse indulgenze a chi avesse visitato questa chiesa, da sempre chiamata Eremita degli Arnolfi (trovandosi proprio nel territorio delle terre Arnolfe).
Portaria: la porta medievale di ingresso al castello

Stemma sulla porta medievale

Il convento fu amministrato dagli Osservanti; e’ annoverato tra i Romitori dello spoletino; anche Paoluccio Trinci ebbe una particolare attenzione per questo luogo; San Bernardino da Siena ampliò il complesso; il Beato Francesco da Pavia qui fece molti miracoli; nel 1493 fu Superiore il Beato Francesco da Brescia. Qui, un tempo si veneravano  molte reliquie, tra le quali: le stoffe dove Francesco fasciava sopra le stigmate; la veste di San Bernardino; Bordone di San Giacomo della Marca. Nel 1810, i francesi cacciarono i frati e da quel momento tutto andò in rovina.
Portale della chiesa di San Filippo e Giacomo

La chiesa ancora annovera alcuni frammenti di affreschi della scuola del Gozzoli. La cappella, che seguiva la caratteristica architettonica della Porziuncola,  fu trasformata in stalla e le suppellettili trafugate, come una tavola raffigurante Madonna col Bambino. In tutta l’area ancora si possono notare le antiche celle monastiche e romitori. Tutto in abbandono, tutto distrutto fino al 1990 quando inizio il suo miracoloso  recupero terminato nel 2010. Ma ritorniamo a conoscere le vicende storiche del castello. Nel 1238 Portaria si sottomise all’inarrestabile Spoleto e fece parte delle Terre Arnolfe, mentre nel 1323 si sottomise a Todi. Nel 1420, e’ in possesso di Braccio Fortebracci. Ma la storia ci racconta che nel 1499 alcuni notabili di Spoleto giunsero a Portaria per accogliere Lucrezia Borgia nominata dal padre Papa Aessandro VI reggente del ducato (questo fatto e’ oggetto di una rievocazione storica in costumi d’epoca molto seguita e apprezzata). Il nome di Portaria  compare per la prima volta in un documento dove si legge di una donazione di due monasteri fatta dal conte Arnolfo all’Abbazia di Monte Cassino nell’anno 1093. Nel XIII secolo abbiamo la presenza del Cardinale Ranieri. Nel 1495 Portaria  si sottopose sotto la protezione di Spoleto, il quale, con un gruppo di armigeri  annovero’ Bartolomeo D’Alviano per difenderla dalle pressioni di Terni e Todi. Spoleto stabili in perpetuo un commissario. Nel 1540 Portaria passa a Giacomo Cesi che aveva sposato Isabella, la figlia dell’ Alviano e da qui che inizia la saga della famiglia Cesi. I loro stemmi e lapidi commemorative sono state collocate sopra la porta di ingresso del castello. Un gioiellino e’ la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, dove in facciata campeggiano alcuni reperti archeologici, tre ampolle e un cippo romano.
Chiesa di San Filippo e Giacomo: tela d’altare del XVII secolo

All’interno ad unica navata, preziosi altari con singolari tele come quella raffigurante San Michele Arcangelo e Santi; la Sacra Famiglia; Madonna col Bambino tra Santi. Dipinti che vanno dal XV al XVII secolo.
Lapide celebrativa di Federico Cesi

Navigando su internet ci siamo imbattuti in questo scritto: narra la leggenda, che in prossimità dell’ Eremita,  nelle giornate tempestose e nelle notti scure senza luna, si odono altissime musiche di organo e cori di molteplici frati che cantano il “Die Sire”.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.