Amelia, colletta per salvare il Teatro Sociale

AMELIADuecentosettantacinquemila euro. E’ questa la base d’asta per acquisire il gioiello settecentesco a struttura lignea che è il teatro Sociale di Amelia. La città si sta mobilitando per dare vita a una colletta e intanto si interroga con preoccupazione riguardo chi potrebbe, da esterno, essere interessato all’acquisizione ma soprattutto come potrebbe essere utilizzato successivamente, con la possibilità che non ci siano ritorni in termini culturali e di fruibilità per la collettività amerina. La strada è quella della mobilitazione generale, a prescindere da paternità partitiche e politiche, proprio per allargare la base dei “sottoscrittori”. L’asta è nata in seguito a un debito che non sarebbe stato saldato dalla Società proprietaria che è in larga parte privata, costituita dai cosiddetti “palchettisti”, ovvero da coloro che hanno acquistato i palchi che sono cinquanta. Si tratta soprattutto di famiglie di Amelia, o comunque legate alla città, che però in qualche caso sono uscite dalla società stessa.  Per riuscire nel salvataggio è stato costituito un comitato che dovrà individuare un soggetto adeguato che possa gestire la raccolta fondi. Intanto, però, il tempo stringe.

Il Teatro Sociale di Amelia fu inaugurato nel 1783

Per comprendere appieno il valore oggettivo di questa straordinaria struttura, e dunque della posta in gioco non solo per Amelia ma per l’intera realtà culturale regionale, invitiamo i lettori di VivoUmbria a leggere queste brevi note storiche redatte dagli esperti del ministero per i Beni e le attività culturali.
Teatro storico, utilizzato anche come scenografia per 42 film
Nato su iniziativa di un gruppo di nobili e di borghesi amerini nel 1780, il Teatro Sociale fu progettato dall’architetto Cansacchi di Amelia che per l’occasione si avvalse anche del giovane Gustavo Selva che solo 10 anni più tardi progettò sulla stessa pianta del teatro amerino la “Fenice” di Venezia. Nel 1783 la struttura essenziale era eretta, come indica la trabeazione sull’ingresso principale “HONESTO CIVIUM OBLECTAMENTO”.
Del 1823 è la fossa orchestrale, aperta per rispondere alle nuove esigenze dell’opera lirica. Nel 1866 furono realizzati i palchi del proscenio, il teatro dispone di 50 palchi, distribuiti su tre ordini, oltre al loggione. Tra il 1880 e il 1886 furono realizzate le decorazioni e gli affreschi per mano di Domenico Bruschi attivo, in campo teatrale, anche al Caio Melisso di Spoleto: suoi lo stupendo telone con l’assedio di Amelia da parte del Barbarossa e la volta della sala principale del ridotto, famosa per i maliziosi scherzi prospettici. Ristrutturato tra il 1982 e il 1985 con ingente contributo della Società Teatrale, ha riaperto al pubblico nel dicembre 1995. Il teatro amerino costituisce uno dei rari residui esemplari di teatro settecentesco realizzato interamente in legno, dalle strutture ai meccanismi scenici tuttora perfettamente funzionanti, nel corso della sua storia. Il Teatro, tutt’oggi di proprietà della stessa Società Teatrale sorta per la sua realizzazione, ha ospitato tutte le maggiori opere liriche del repertorio italiano settecentesco ed ottocentesco, con la partecipazione dei più grandi artisti italiani e stranieri, nonché spettacoli di musica sinfonica e cameristica. Da menzionare anche l’ampio palcoscenico, di notevole altezza utilizzato come scenografia per 42 film alcuni celeberrimi come il “Marchese del Grillo” con Alberto Sordi o il Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi.

Redazione Vivo Umbria: