Amelia e il suo teatro: “Uniti per sostenere la prelazione del ministero della Cultura”

AMELIA –  Torna in campo l’associazione Amici del teatro Amelia per lanciare ancora una volta un appello:  “Lasciare da parte ogni distinguo e pregiudizio e sostenere uniti l’iniziativa della prelazione del teatro da parte del ministro della Cultura, per garantire alla città un bene unico, elemento fondamentale della storia e dell’identità cittadina da consegnare alle future generazioni. Ci rivolgiamo a tutti gli amerini, tali per nascita o per scelta – dice la presidente dell’associazione Mara Quadraccia –  occorre lavorare in sinergia con tutti coloro che hanno a cuore il bene di Amelia per accrescere il valore artistico e culturale della città”.

IL COMUNICATO

“Sin dall’inizio della messa all’asta del Teatro Sociale, la cittadinanza amerina ha seguito con preoccupazione l’evolversi della vicenda, consapevole del valore identitario, sociale e culturale del Teatro per la città. Il 17 novembre 2020 l’asta è terminata con l’aggiudicazione provvisoria a un imprenditore ternano. Dopo l’asta, l’amministrazione comunale, con lettera firmata dal Sindaco, ha chiesto al Ministro della Cultura Dario Franceschini di esercitare la Prelazione in virtù del vincolo pubblicistico esistente sul Teatro, al fine di acquisirlo al patrimonio pubblico.

Subito dopo, un gruppo di cittadini ha lanciato una petizione, raccogliendo oltre 2500 adesioni, così rendendo noto al ministro della Cultura il concreto interesse della cittadinanza all’esercizio della prelazione. Il successo dell’iniziativa ha indotto i promotori a costituire l’associazione, apartitica e apolitica, “Amici del Teatro – Amelia”.  L’Associazione ha già raccolto oltre 200 adesioni. Tra le finalità statutarie: la valorizzazione del patrimonio culturale, lo sviluppo dell’attività teatrale come valore culturale, sociale e formativo soprattutto a favore dei giovani. I motivi che hanno portato a sostenere la richiesta di prelazione sono la possibilità di realizzare il pieno utilizzo del teatro per scopi culturali, educativi e sociali, perché come bene pubblico, è più facile l’accesso ai fondi di settore.

Molti teatri in Italia sono pubblici e il Teatro Sociale non poté beneficiare della campagna di restauro della Regione Umbria con fondi europei, proprio perché privato. Se non ci fosse il sostegno pubblico, come potrebbero realizzare le loro stagioni i grandi Teatri come la Fenice di Venezia? Il 7 marzo l’aggiudicatario ha versato l’importo dovuto per cui a decorrere da quella data vi sono 60 giorni per l’esercizio della prelazione da parte del ministro.

Il movimento d’interesse creatosi nella nostra città, osserva la presidente Quadraccia ha sostenuto l’attenzione con la quale il ministro della cultura Dario Franceschini sta ora valutando d’intervenire a favore della prelazione. Nella sua lunga storia, il Teatro di Amelia per il suo funzionamento è dovuto ricorrere all’intervento pubblico. Una volta costruito l’attuale teatro, nel 1783, il Comune ha sempre partecipato finanziandolo, come ad esempio, nel 1880 quando concorse per la metà alle spese di ricostruzione. Inoltre, già nel 1858, su richiesta della cittadinanza, era stato deliberato un contributo annuo fisso a favore del teatro.

E’ ben noto che il teatro è stato restaurato alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso con fondi pubblici ingenti, pari a circa 2 milioni di euro di oggi. Come si vede quindi, il tetro ha sempre avuto bisogno dell’intervento economico pubblico. Diverso è il caso dell’imprenditore privato, che legittimamente mira a ricavare un profitto dal proprio investimento. Lo stesso aggiudicatario ha recentemente dichiarato ai giornali che ha allo studio dei piani per promuovere fundraising e crowdfunding, cioè raccolte di denaro da imprese e cittadini per finanziare le sue iniziative. Quindi, imprenditore privato non vuol dire soldi facili per il teatro.

Infine, il teatro oltre ad essere uno spazio d’incontro e di nutrimento culturale dei cittadini, è uno degli edifici storici più attraenti e d’interesse turistico della città e del territorio. Senza dimenticare il ritorno in termini economici di cui potrebbero beneficiare tutte le attività cittadine. Pensiamo ad esempio ai settori enogastronomico e ricettivo, nonché a quello della formazione professionale dei giovani nell’ambito dei mestieri delle arti dello spettacolo”.

Redazione Vivo Umbria: