Andrea Delogu si racconta tra ironie e sarcasmo nello show “40 e sto” domani sera a Spoleto e sabato a Orvieto

PERUGIA – Andrea Delogu è in treno, viaggia verso Roma. Tra una galleria e l’altra e il segnale dello smartphone che ha improvvisi cali, la raggiungiamo al telefono in una rocambolesca quanto complessa intervista per le continue interruzioni. Alla fine ci arrendiamo entrambi, sfiniti dalle intermittenze della comunicazione, non senza però aver delineato alcuni fatti. Che “40 e sto”, lo spettacolo in scena venerdì 17 al teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto e sabato 18 marzo al teatro Mancinelli di Orvieto, è uno spettacolo leggero, in cui prevale ironia e sarcasmo e in cui si ride; che la versatilità di Andrea Delogu che passa dalla radio, alla tivù, dai libri al cinema, non è altro che l’espressione della necessità di non perdere la passione per ciò che fa, altrimenti minacciata dalla monotonia e che Andrea ama l’Umbria che trova “meravigliosa” e dove “si mangia da dio”. Più specificamente – recita il distico dello show – “40 e sto” è un “manuale di sopravvivenza alla maleducazione sentimentale”, un “folle spettacolo che racconta le donne alla soglia dei 40 anni: il giro di boa, la crisi e la rinascita, la libertà e le battaglie contro i luoghi comuni. Districandosi tra bizzarri pretendenti, traslochi, social, supermercati per single, Max Pezzali, paparazzi, viaggi, libri, auto, fogli di giornale”.

“40 e sto”, sarebbe bello fermare il tempo?

“No, no, perché se fermassi il tempo non sarei arrivata a 40 anni, sarei ancora a 20, tipo. E sarebbe impossibile imparare. Credo che l’augurio più sbagliato che la gente ti possa fare è non cambiare mai. Dicono: “Oh mi raccomando, non cambiare mai, rimani sempre così”. E’ terribile! Perché così non ti si offre neanche la possibilità di imparare”.

Insomma, Andrea Delogu sola, divorziata, con un matrimonio alle spalle, ma anche donna libera che sa decidere cosa vuole e cosa non vuole. In sintesi è questo il filo conduttore dello spettacolo. Mi sbaglio?

“Sì, diciamo che a definire chi sono è stato un percorso molto difficile. Ci sono arrivata alla soglia dei 40 anni. Anche se devo dire che è un percorso comune a molte ragazze con cui parlo e che incontro a teatro. Ragazze e ragazzi. Anche loro hanno trovato un equilibrio personale, che non è poi un equilibrio, a 40 anni”.

Sei una donna estremamente eclettica che passa indifferentemente dalla radio alla tivù, conduttrice televisiva, persino alla console di un dj, il cinema, i libri. Ora è il momento del teatro?

“In realtà il teatro l’ho già fatto. Io vado a cicli, perché la monotonia uccide la mia concentrazione. Quindi ho bisogno di appassionarmi a quello che faccio e ho bisogno di cambiare”.

Insomma, chi si ferma è perduto, oppure ogni tanto è necessario fermarsi?

“Fermarsi per poi ricominciare. Mettere a meggese le cose, hai presente?”

Strana epoca quella che viviamo con i social che dettano legge, dove ognuno si sente libero di sparare giudizi sugli altri. Da questo punto di osservazione, essere un personaggio in vista cosa presuppone? Anche in considerazione del fatto che non hai mai nascosto – e questo spettacolo lo dimostra ulteriormente – la tua vita privata?

“Io ho un superpotere che è un po’ quello che abbiamo tutti, vale a dire quello di bloccare le persone sui social. Però molte le prendo come spunto, nel senso che le critiche che arrivano, mi fanno capire anche dove stiamo andando, chi siamo, i problemi che abbiamo. Anche questa è una modalità per imparare. Poi, naturalmente, io blocco senza esclusione di colpi”.

Però tutto sommato, hai un buon rapporto con i social…

Io amo i social, sono le persone che dicono o fanno magari cose sbagliate sui social, ma i social sono anche un’opportunità meravigliosa”.

Il rapporto con l’altro sesso? Qual è il tuo parere sugli uomini in base alla tua esperienza di 40 anni?

“Sono complicati almeno quanto lo siamo noi donne, ma è più una questione personale, perché ho incontrato molti uomini affini e non affini a me e molte donne affini e non affini a me, quindi ho smesso di farne una questione di genere”.

Il tuo spettacolo è molto simile a una stand up comedy, un monologo di poco più di un’ora, in cui però rispetto alla stand up com, ti siedi anche. Mi sbaglio?

“Beh direi sì, diciamo che nel mio spettacolo si ride”.

Lo spettacolo, nei limiti della finzione attoriale, si caratterizza anche per l’estrema sincerità che spesso si traduce in ironia e sarcasmo. Pensi che questa ironia, questo portare in scena se stessi, sia anche una modalità per elaborare i dolori, le sofferenze, le criticità della vita?

“Assolutamente sì, totalmente. Stare in scena è anche un modo per guardarsi dentro”.

Sabato sarai in Umbria, a Spoleto e a Orvieto, cosa pensi dell’Umbria?

“Meravigliosa e si mangia da dio!”.

 

“40 e sto” è uno spettacolo nato da un’idea di Andrea Delogu e Rossella Rizzi, scritto da Alberto Caviglia, Andrea Delogu, Rossella Rizzi e Giovanna Salvatori, regia di Enrico Zaccheo, data organizzata da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci. Produzione Stefano Francioni Produzioni e Friends & Partners, distribuzione Sava’ Produzioni Creative.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.