Arcadia e Grand Tour: i paesaggi di Alessio De Marchis in mostra al complesso di San Pietro a Perugia

PERUGIA – Dopo le grandi mostre dedicate a Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (2017) e ai capolavori del Seicento in Umbria il complesso di San Pietro di Perugia schiude ancora una volta i suoi battenti per ospitare un nuovo evento di eccezionale rilevanza, confermando la sua vocazione di polo aggregante per attività culturali di altissimo profilo.
Con la mostra Arcadia e Grand Tour. Paesaggi di Alessio De Marchis nella collezione Aldo Poggi, che aprirà al pubblico domenica 29 settembre, la Fondazione per l’Istruzione Agraria intende infatti proseguire nel lavoro di valorizzazione del suo patrimonio storico artistico – secondo per quantità e qualità solo a quello della Galleria Nazionale dell’Umbria – ospitando una straordinaria collezione romana formata dall’antiquario e collezionista Aldo Poggi e dedicata ad Alessio De Marchis, uno dei massimi paesaggisti del Settecento italiano. Per la durata dell’esposizione, che rimarrà aperta fino a lunedì 6 gennaio 2020 e che costituirà un importante appuntamento dell’agenda cittadina e nazionale, saranno visibili 35 dipinti dell’artista napoletano, che muore a Perugia nel 1752. Fra questi anche il suo autoritratto, un bellissimo mobile dipinto (De Marchis ha un’intensa attività anche in questo settore), e 10 opere di artisti che lo hanno influenzato, fra questi capolavori di Gaspard Dughet, Philipp Peter Roos, detto Rosa da Tivoli, Johann Melchior Roos, Jan Frans van Bloemen, detto L’Orizzonte, Bartolomeo Torreggiani, Andrea Locatelli, Paolo Anesi.

La mostra, già esposta in luoghi e contesti storici prestigiosi come Palazzo Chigi ad Ariccia, offre lo spunto per un excursus sulla pittura di paesaggio a Roma durante la prima metà del Settecento. Un genere che conosce notevole fortuna collezionistica, favorita dal fenomeno culturale del Grand Tour in Italia e connessa all’Accademia dell’Arcadia, che ebbe un peso nella pittura di paesaggio nel vagheggiamento di un rapporto idilliaco tra uomo e natura. De Marchis fu un paesista puro, che in conformità ad un rinnovato e crescente sentimento della natura, volse il panismo seicentesco di matrice dughetiana in chiave sentimentale e di misurata partecipazione interiore secondo il principio oraziano dell’ut pictura poesis.
La mostra costituirà allo stesso tempo una eccezionale occasione per riconsiderare le opere dell’artista presenti a Perugia. La fase finale del suo intenso e accidentato percorso biografico, che conosce anche un momento urbinate, si svolge infatti a Perugia (1739-1752) dove il pittore, aiutato dal figlio Eugenio, produce una notevolissima quantità di paesaggi. Sette suoi dipinti appartengono alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia mentre un ricco nucleo di quadri, ben 29, è posseduto dal Capitolo della Cattedrale. Le fonti perugine inoltre ci dicono che quasi tutte le collezioni private della città possedevano opere di De Marchis. La mostra, curata da Cristina Galassi, docente di storia della critica d’arte all’Università degli Studi di Perugia e direttore del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’ateneo perugino, si avvale di due cataloghi: uno, dedicato alla collezione Poggi, curato da Francesco Petrucci, Conservatore di Palazzo Chigi in Ariccia, con un saggio introduttivo di Giancarlo Sestieri, uno dei massimi conoscitori del Settecento italiano; l’altro, sotto forma di piccola monografia dedicata alle opere perugine del De Marchis, è di Cristina Galassi per i tipi dell’editore Aguaplano.

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