Cavour Art, un bilancio oltre ogni più rosea aspettativa

TERNI – “Nessuno voleva che terminasse” così Stefano Lupi, presidente della Confcommercio di Terni, ha riassunto due intensi mesi di Cavour Art, alla conferenza stampa di bilancio del Festival. La nostalgia, durata ben tredici anni, era tanta e anche se “non potevamo prevedere la risposta dei visitatori” quella risposta è stata esplosiva e i numeri parlano chiaro. 7000 presenze agli eventi ufficiali, 4000 presenze in più rispetto al normale flusso nelle attività commerciali, 1500 visitatori per le chiese e il Cenacolo San Marco; 600 a Casa di Anselmo; 500 nelle visite tra Palazzo Alberici e Casa Paparoni; oltre 700 per i cinque laboratori d’artista; 800 persone per l’inaugurazione del giardino d’artista a Greccio.

 

 

“Cavour Art ha fatto da contenitore a tutta una serie di realtà che operano in questa Città, quello che si è creato è stato imprevisto: un incredibile movimento di persone che animato eventi e vetrine” racconta Franco Profili, che insieme a Isabella Cruciani è alla direzione artistica della manifestazione. “Il patrimonio umano e professionale che risiede a Terni non sta altrove e anche da fuori ci stanno già chiedendo di intervenire. Quello che è certo, è che le Istituzioni ora dovranno fare i conti con questa realtà e vedremo cosa accadrà.”

“Abbiamo sempre avuto occasioni di confronto con il Comune, che è arrivato in corsa e ci ha dato comunque sostegno, ora speriamo che questo si possa tradurre in una collaborazione fattuale” prosegue Lupi. Cavour Art, per certi versi, è stato un acceleratore, ha dato spazio a artisti, operatori, cittadini, associazioni che era necessario mettere in rete e che non aspettavano altro che poter dimostrare il proprio valore. E l’hanno fatto, rivitalizzando il centro storico cittadino, dove è stata stimolata la curiosità del pubblico, che è andato a cercare l’arte e gli eventi artistici, nelle attività commerciali, nelle chiese, nelle case dei collezionisti privati.

Ora è il momento di dare professionalità a quell’enorme capitale umano che questa manifestazione ha dimostrato di sapere mettere a regime con numeri e risultati sorprendenti. “A livello nazionale stiamo constatando come gli eventi culturali siano sempre più su base volontaria” ha sottolineato in proposito Cruciani “ma il lavoro culturale è fatto di studio, tempo, impegno e sacrifici e andrebbe riconosciuto al pari di qualsiasi altro. Non solo: Cavour Art è stata la dimostrazione di come un evento culturale può diventare l’occasione per tornare a vivere il centro storico”.

“Sul fronte delle attività commerciali c’è stata grande collaborazione” ha proseguito Lupi “un vero risveglio di categoria nel mettersi a disposizione. Cavour Art è durata due mesi, un tempo lunghissimo se paragonato a altri Festival. Veniamo dalle limitazioni del Covid e questa manifestazione è stata una riscoperta del gusto di stare insieme, un evento di grande valore artistico e umano. Oggi siamo qui per lanciare anche un messaggio all’Amministrazione, per fare il prossimo anno un Festival uguale se non addirittura migliore, usando la cultura come forma di rigenerazione urbana”.

 

 

Quando a settembre, prima che la manifestazione iniziasse, avevamo intervistato Cruciani e Profili, ci avevano raccontato che in soli due mesi avevano organizzato l’imponente mole di Cavour Art. Una scommessa, vinta oltre ogni più rosea aspettativa che ora chiede di essere valorizzata e portata avanti nel tempo. “Soddisfatti della formula, stiamo progettando l’edizione 2024” si legge nella nota stampa “consapevoli che dovremmo ridurre l’ampiezza degli eventi pur implementandone le declinazioni”. Nuove sfide si preparano per questa manifestazione, l’auspicio come sempre è che le preziose sinergie messe in campo non solo non vadano perse, ma trovino finalmente quel radicamento che meritano e di cui il territorio ha ampiamente dimostrato di avere bisogno.

Foto dell’installazione Kathartìrio di Valentina Angeli presso la cappella Maria Madre della Chiesa nel Duomo di Terni, a cura di Franco Profili, dello scorso 16 settembre.

Sara Costanzi: Metà Italia, metà Svezia, vivo di cultura. Ho una laurea in teatro contemporaneo. Animalista e amante della natura, mi appassionano le storie, la storia, la musica, l’arte, il cinema e il teatro.