C'è anche l'Università di Perugia tra i sei atenei italiani che combattono insieme Covid-19

PERUGIA –  L’Università degli Studi di Perugia partecipa a “ORIGINALE CHEMIAE in Antiviral Strategy – Origine e modernizzazione della Chimica multicomponente come una sorgente per la strategia antivirale ad ampio spettro”, uno dei pochi Progetti di rilevanza nazionale (Prin) dedicati esclusivamente alla ricerca di nuovi farmaci antivirali: lo fa grazie all’Unità di Ricerca coordinata da Violetta Cecchetti, direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Ateneo.
 Il progetto, che ha preso il via a fine ottobre 2019, è coordinato dal professor Raffaele Saladino dell’Università della Tuscia e vede la partecipazione complessiva di 6 Atenei italiani: Università della Tuscia, Università di Parma, Università di Siena, Università La Sapienza, Università di Roma Tor Vergata e Università Perugia.
L’unità di Perugia mette in campo l’esperienza più che decennale maturata nell’identificazione di molecole antivirali, combinandola con quella acquisita nella chimica degli eterocicli: il suo ruolo è quello di sintetizzare nuove molecole attraverso la chimica all’origine della vita, cioè la chimica multi-componente prebiotica. In collaborazione con le altre unità del progetto, le nuove molecole verranno poi analizzate e valutate per la loro attività antivirale.
In una nota l’Ateneo perugino spiega che “L’ambizioso obiettivo del progetto sarà perseguibile grazie alla versatilità della strategia farmaceutica “ad ampio spettro” proposta e alla presenza nel consorzio di laboratori virologici con un livello di competenza e sicurezza adeguato per effettuare le misure di inibizione della replicazione di SARSCoV-2 da parte dei nuovi farmaci appositamente progettati e sintetizzati nell’ambito dello studio.
 Il progetto ORIGINALE CHEMIAE ha la peculiarità di unire le classiche strategie chimico-farmaceutiche ad un approccio innovativo basato sulla chimica citata prebiotica, per sviluppare una terapia antivirale che possa essere efficace su diverse famiglie di virus. Questi ultimi hanno avuto, infatti, fin dagli albori un rapporto parassitario con le cellule viventi basato su un “linguaggio chimico” comune che utilizza lo stesso “alfabeto” di composti chimici per la loro replicazione. La modifica in laboratorio della chimica multicomponente prebiotica potrebbe permettere di individuare un nuovo alfabeto chimico che il virus non è in grado di decifrare, bloccando così la sua replicazione. Con questa strategia, ORIGINALE CHEMIAE arricchirà il dizionario delle strutture chimiche da valutare contro il coronavirus studiando sistematicamente la complessa architettura delle molecole eterocicliche formate durante processi prebiotici modificati e analizzando le relazioni struttura-attività nella inibizione della replicazione virale, selezionando quelle molecole che risultino prive di tossicità cellulare.  La chimica all’origine della vita può divenire quindi uno strumento multidisciplinare innovativo per la scoperta di nuovi farmaci attivi nella inibizione di molti virus, tra cui, appunto, anche il Coronavirus”.

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