Con il progetto “Heroes” Fresu incontra Bowie e scatta la magia

PERUGIA – A poche ore dal concerto previsto per la settima giornata del festival all’Arena Santa Giuliana è arrivato l’ennesimo forfait, per motivi tecnico organizzativi. Nel pomeriggio infatti è stato annunciato l’annullamento dell’esibizione di Imany che avrebbe dovuto essere accompagnata da una sezione d’archi.

Confermato invece il concerto di Paolo Fresu “Heroes” dedicato allo scomparso ormai da un lustro, David Bowie. Il progetto in questione era stato commissionato a Fresu nel 2019 dal comune di Monsummano Terme per celebrare i 50 anni dalla prima apparizione italiana in un concorso canoro di un giovanissimo Bowie; è stato poi pubblicato recentemente “Heroes expanded”, contenente i brani del cantante inglese interpretati dal sestetto.

Il trombettista sardo era sul palco con Petra Magoni alla voce, Francesco Ponticelli al basso elettrico, Christian Meyer alla batteria, Francesco Diodati alla chitarra e Filippo Vignato (al posto di Gianluca Petrella, presente nell’album).

Il concerto ha preso il via con l’esecuzione di “Cat people”, dalla colonna sonora dell’omonimo film del 1982, con il trombone di Filippo Vignato in evidenza. Ancora “Rebel rebel” introdotta da un bel giro di chitarra di Francesco Diodati quindi “This is not America”, altra colonna sonora; il film era “Il gioco del falco, che vide il cantante inglese collaborare con il chitarrista americano Pat Metheny per un brano dal carattere sognante.  Nell’occasione Fresu ha per un momento posato il flicorno per la tromba e riconoscibile sul finale era un accenno a “A love supreme” di John Coltrane. “Where are we now”, brano del 2013, tratto dal penultimo album del cantante inglese “The next day” è con un finale di Fresu alla tromba. Un momento intimo ha visto Ponticelli al contrabbasso, Diodati alla chitarra e la Magoni alla voce per una “Life on Mars” molto suggestiva dove la cantante ha forse dato il suo meglio. Va sottolineata la grande prova di tutti i musicisti; la sezione ritmica di Meyer e Ponticelli, il lavoro di cesello di Diodati ed il solido timbro di Vignato, spesso a raddoppiare le note del leader; in diversi brani bene anche le peripezie vocali di Magoni. Ancora “Blackstar” epitaffio del cantante che morì pochi giorni dopo la pubblicazione dell’omonimo album nei primi giorni del 2016. Per “Space oddity”, che ebbe una versione tradotta in italiano con testo di Mogol, “Ragazzo solo, ragazzo sola” e fu lanciata dal gruppo Computers in Italia ottenendo  maggior riscontro di quella poi eseguita dallo stesso Bowie Petra Magoni ha cantato la prima parte in italiano. Nel finale “Little wonder” del 1997, a mio giudizio tra i meno accattivanti della serata, almeno live mentre su disco non è male, all’interno del quale la cosa migliore è stato il solo di Cristian Meyer e “Let’s dance” con un crescendo davvero notevole.

Il bis naturalmente è stato “Heroes”, ed ancora una volta le carte in tavola vengono mescolate con  maestria da tutti i musicisti sul palco; nell’introdurla Petra Magoni ha accennato come l’album sia stato eseguito in studio in tempi molto brevi a dispetto del grande lavoro di arrangiamento del repertorio proposto per omaggiare il cantante inglese.

Degno finale di un gradevolissimo progetto e di una suggestiva serata. 

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