Elisabeth Chaplin, la collezione Richard Fremantle e le fotografie di Claudio Montecucco protagonisti a Palazzo Museo Bourbon del Monte

MONTE SANTA MARIA TIBERINA – L’artista Elisabeth Chaplin (nella foto di copertina) con la mostra “Ci vuole il cielo ma anche la terra” e  l’esposizione di Richard Fremantle Storia di una collezione d’arte contemporanea in Italia  protagonisti da venerdì 16 luglio, a Palazzo Museo Bourbon del Monte dei nuovi appuntamenti culturali promossi dal Comune di Monte Santa Maria Tiberina.

Le iniziative son a cura a cura di Emanuele Carlenzi e Ginevra Ludovici dell’IMT Scuola alti studi di Lucca, con il supporto organizzativo di Jane Adams e Roberta Lapucci di Caravaggio & Contemporary e il progetto fotografico di Claudio Montecucco.

A spiegare nel dettaglio in conferenza stampa le mostre di Elisabeth Chaplin e della collezione Richard Fremantle, è stata Roberta Lupucci: “La mostra ‘Ci vuole il cielo ma anche la terra’, si concentra sulla produzione dell’artista francese dagli anni Venti circa in poi. In esposizione ci sono pezzi provenienti da collezioni private, come quella di Camilla Baines e Oskar Baines Fremantle, e di Riccardo Tendi Cobianchi, attuale proprietario di Villa Il Treppiede, dove l’artista ha vissuto dal 1911 al 1982, evidenziando un percorso che restituisce un immaginario fatto di scene familiari, interni domestici e vita rurale. Oltre alle opere della Chaplin, l’evento presenta del materiale proveniente dalla sua abitazione, fra cui ritratti fotografici, strumenti di lavoro e un video di approfondimento sulla vicenda personale e artistica di Chaplin, realizzato dagli artisti Jacopo Mazzoni e Kari Varner all’interno del contesto di Villa Il Treppiede. Per quanto riguarda la collezione d’arte contemporanea di Richard Fremantle, visitabile solo questo venerdì, la mostra presenta un primo nucleo di opere della Collezione Fremantle che intende celebrare la figura di Richard Fremantle (1936-2018), storico dell’arte, filantropo, mecenate e amico di artisti attivo in Toscana fra la seconda metà del Novecento e il primo ventennio del Duemila”.

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Gli artisti in mostra 

Elisabeth Chaplin figlia della scultrice e poetessa Marguerite BavierChafour e di William Chaplin (il cui padre, Charles Joshua, era il celebre pittore di origine inglese, famoso in particolar modo per i suoi ritratti e le acqueforti), nasce a Fontainebleau nel 1890 ed è una delle artiste più riconosciute del XX secolo. La pittrice si trasferisce molto giovane in Italia e una sosta nella città di Firenze la fa innamorare da subito di quel luogo, dove decide di trattenersi dal 1904 al 1906 per intraprendere alcuni studi accademici, per poi scegliere il capoluogo toscano e, in particolar modo, Villa Il Treppiede a San Domenico di Fiesole, come abitazione per quasi tutto il resto della sua vita. Frequenta gli artisti macchiaioli, suoi maestri, Francesco Gioli e Giovanni Fattori, sviluppando presto un proprio linguaggio artistico. Nel primo decennio del Novecento il suo stile inizia a farsi personale e riconoscibile, trattando la tela con linee sintetiche e ampie campiture di colore, realizzando opere pittoriche che raccontano di una quotidianità viva, attenta all’osservazione della natura e, in particolar modo, legata ai valori affettivi della famiglia. Le opere di quegli anni mostrano forti suggestioni legate al tardo-impressionismo, ispirandosi in particolar modo ad autori come August Renoir e Mary Cassat. Riceve numerosi premi nel corso della carriera, tanto nazionali quanto internazionali e nel dopoguerra la città di Firenze la onora con molteplici mostre, ospitate presso Palazzo Strozzi (1946), Accademia delle arti e del disegno (1956), Istituto Francese (1965), Galleria Michelucci (1972) e accogliendo un’ampia donazione familiare prima della morte ancora conservata presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dai paesaggi alle strade fiorentine, dai temi religiosi alle nature morte, agli intensi ritratti di famiglia e degli interni delle abitazioni private, Chaplin trova toni inediti, incentrati sul rapporto tra realtà e simbolo che pongono in risalto il potere del quotidiano ed in particolar modo l’affezione che l’artista possiede nei confronti della sua vita domestica e di coloro che la caratterizzano.

Richard Fremantle dopo la formazione accademica, avvenuta tra Washington D.C. e New York, Fremantle acquisisce una specializzazione in arte rinascimentale trasferendosi a Firenze, dove studia più da vicino la figura di Masaccio, conducendo periodi di ricerca presso la Villa I Tatti. Ben lontano dal cliché dello storico dell’arte che subisce l’incanto del Bel Paese, egli comprende da subito che la sua esperienza in Italia può rivelarsi fondamentale per intessere relazioni di natura culturale, aiutare gli artisti, accoglierli e creare una collezione. Intorno alla fine degli anni Ottanta si stabilisce in maniera permanente a Firenze, pur senza rompere i suoi legami con l’Inghilterra e soprattutto con la Scozia. Nel 2005 fonda FFAST, the Fremantle Foundation for Foreign Artists in Tuscany a Fiesole, posizionata nella provincia nord-est di Firenze, facendo della Casa Colonica di Villa Peyron la sede operativa di questa organizzazione non-profit. È qui che Fremantle ospita e allestisce la sua collezione creando un centro culturale alternativo, capace di riunire opere di artisti stranieri e al tempo stesso un luogo aperto a studiosi e ricercatori. Infaticabile sostenitore della produzione artistica internazionale in Italia, la sua collezione ha una natura ibrida, non solo per la diversità dei medium presenti (pittura, scultura, disegno, fotografia) ma soprattutto perché costituita, nella maggior parte dei casi, da donazioni spontanee che egli riceve in cambio di ospitalità e amicizia da parte degli artisti in visita. Fremantle riesce ad attirare a sé molti dei nomi più prestigiosi e conosciuti, alcuni dei quali compresi nel percorso della mostra presso il Palazzo Museo Bourbon del Monte, tra cui si ricordano: Pietro Annigoni, Don Campbell, Elisabeth Chaplin, Chloe Fremantle, Maria Gamundi, Claire Gavronsky, Daniel Graves, Harry Jackson, Jacques Lipchitz, Ben Long, Susan Nevelson, Nerina Simi, Rose Shakinovsky, Maja Einstein Winteler e molti altri.

Claudio Montecucco, nato a Perugia, fotografa, da 15 anni, persone di vario genere che leggono all’aperto. Ha trascorso ore a camminare, a guardare appostandosi per riprendere persone mentre “leggono” un libro, un giornale, una rivista. Il suo archivio si compone di anni di lavoro, in varie città d’Italia e paesi diversi, con scatti spontanei, intimi, che seducono per il senso di piacere e di benessere proprio mentre “si legge”. Adulti, ragazzi, bambini, giovani, anziani, donne, uomini, fotografati vicino a luoghi d’arte, nelle piazze, nei giardini, fuori casa, nelle marine, sui balconi…. Colpisce, in tutte le foto che “parlano” di lettura, come i corpi sembrano cercare la posizione migliore, quella che preserva la concentrazione, l’immersione nella storia o nella notizia.

 

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