Ernesto Galli della Loggia all'Università presenta “L’aula vuota. Come l'Italia ha distrutto la sua scuola"

PERUGIA – Il professor Ernesto Galli della Loggia, stamattina, martedì 5 novembre 2019, alle ore 10 a Perugia, nell’Aula II del Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione, incontrerà gli studenti che frequentano le lezioni Pedagogia Generale (Scienze della Formazione Primaria) di cui è titolare la professoressa Giovanna Farinelli. Galli della Loggia, professore emerito di Storia Contemporanea presso l’Istituto di Scienze Umane, Scuola Normale di Pisa, già docente dell’Ateneo perugino, illustrerà il suo libro “L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola” (Marsilio, 2019)”.

 La scheda del libro

La copertina del libro

Grazie non poco alla sua scuola – in particolare grazie alle sue maestre che per prime affrontarono l’ignoranza nazionale – l’Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Ma oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell’«autonomia», essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un’inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale. Ernesto Galli della Loggia cerca di comprenderne le ragioni sullo sfondo della nostra storia indagando le origini e l’impatto, deludente quando non distruttivo, che hanno avuto le riforme succedutesi negli ultimi decenni e smontando le interpretazioni più convenzionali su cosa fecero o dissero veramente personaggi chiave come Giovanni Gentile e don Lorenzo Milani.
Chi l’ha detto che cambiare sia sempre meglio di conservare? E che la prima cosa sia necessariamente di sinistra e la seconda di destra? Il libro mette sotto accusa i miti culturali responsabili della crisi attuale: l’immagine a tutti i costi negativa dell’autorità, l’obbligo assegnato alla scuola di adeguarsi a ciò che piace e vuole la società (dal digitale al disprezzo per il passato), la preferenza del «saper fare» sul sapere in quanto tale, la didattica «attiva» e di gruppo. Altrettanti ideologismi che sono serviti a oscurare il ruolo dell’insegnante, la misteriosa capacità che dovrebbe essere la sua di trasmettere la conoscenza e con essa di assicurare un futuro al nostro passato.
Redazione Vivo Umbria: