In cammino con Loz alla scoperta dell’Umbria più antica tra storia e natura

PERUGIA – Si definisce “un uomo preistorico piombato nel nuovo millennio“. Originario di un piccolo borgo del lago Trasimeno, Alessio Renzetti, archeologo,  guida ambientale escursionistica ma anche divulgatore, ricercatore, curatore nel 2018 della mostra “Tarsminas, il lago etrusco” dedicata all’archeologia etrusca del lago, nonché fondatore del centro escursionistico Le Storie di Loz, di storie da raccontare ne ha di sicuro davvero tante.
Lo abbiamo raggiunto al telefono, per parlare del suo lavoro e di una vita in cammino tra insegnamenti del passato e modernità.

Alessio la prima e forse più scontata domanda è, chi è Loz e da dove viene?

“Loz è l’uomo primitivo che arriva fino a noi per raccontarci la sua storia. Torna dal passato per renderci partecipi di ciò che ha visto e nel suo raccontare c’è la funzione di costruire il presente. Con il nostro logo abbiamo voluto rappresentare proprio questo: una figura che indica il punto di arrivo della nostra evoluzione ma con uno zaino e che va nel verso opposto, come se stesse tornando indietro.
E’ la nostra particolare filosofia di intendere l’accompagnamento: non condurre le persone a fare una semplice camminata  parlando solo di natura e di ciò che è visibile, ma andare più in profondità proponendo temi e argomenti storici non facilmente accessibili senza l’ausilio di una guida esperta, con la speranza  e l’intenzione di lasciare nei partecipanti qualcosa in più di una divertente escursione.

Il nome in sé invece, totalmente di fantasia, ha una vaga assonanza con Ötzi l’uomo primitivo rinvenuto sulle Alpi nel 1991 mentre le storie sono quelle antiche al centro delle nostre escursioni, che studiamo e raccontiamo”.

Mentre tu quali strade hai percorso per arrivare fino a noi?

“Dal 2015, dopo aver frequentato un corso legato al turismo mi sono avvicinato sempre di più a questo settore ed ho iniziato a praticare la professione di archeologo non più in cantiere, o comunque solo sporadicamente, ma in maniera divulgativa organizzando inizialmente dei corsi per le comunità locali. Nel 2016 ho iniziato a fare accompagnamento gruppi in maniera continuativa, nel 2018 ho preso il patentino di guida ambientale escursionistica in Toscana e nel 2019 ho creato il marchio che è la sintesi di un processo più lungo e decreta ciò che è ora Le Storie di Loz: un contenitore di attività escursionistiche di varia natura, in Umbria e nel centro Italia”.

 

 

Nasci come archeologo e a me viene in mente un’anima perennemente in ricerca; perché hai deciso di indirizzare la tua ricerca proprio nella natura?

“Mi sono reso conto che ero più attratto, e riuscivo quindi anche a comunicare meglio, non dal troppo noto, ma da ciò che rimane celato, il nascosto, il rudere, le cose nel bosco. Tutti elementi che hanno un medesimo e grande valore storico ma custodiscono in più anche il fascino della scoperta. Partecipare ad una nostra escursione mette le persone in condizione di sentirsi un po’ archeologi in prima persona; non è come andare in un museo, osservare il reperto dentro la teca e nemmeno ascoltare una spiegazione teorica sul tipo di piante incontrate, ma trovarsi su un sentiero, virare magari leggermente a destra e veder apparire nel fogliame il rudere di una chiesa. Certo ad un occhio poco esperto possono sembrare solo quattro sassi ma con il tramite della guida questi sassi prendono vita ed è possibile immergersi realmente nella storia.
La nostra particolarità è proprio questa, non si tratta di escursionismo puro ma alla base c’è sempre un’idea, un evento da raccontare: attraverso un rudere, un toponimo o anche una pianta in mezzo ad altre centinaia di piante apparentemente uguali, tutto può diventare testimonianza tangibile di una storia legata al luogo”.

In Umbria è ancora possibile scoprire qualcosa di nuovo?

“Al di là dei ruderi noti o di quelli già mappati in Umbria è molto frequente imbattersi in piccole tracce inedite del passato. Un archeologo, con lo studio e il metodo alle spalle riesce ancora a scoprire cose nuove, tutto un sottobosco di ruderi minori in senso monumentale, dove magari ciò che rimane è semplicemente una gobba sul terreno o dei resti di ceramica, piccoli dettagli che riescono a dare quel senso storico che le persone che vengono con noi vogliono riscoprire.
Molto importante è poi quando riesco ad accedere alle fonti locali, durante i sopralluoghi mi rivolgo spesso agli anziani del posto. Dalle loro voci trapelano informazioni preziose che non troveresti mai sui libri, come quella che mi viene riportata più di frequente “lì da quella parte, una volta c’era un tesoro d’oro”. Andando a cercare in quel punto il più delle volte si trova qualcosa”.

Un tesoro d’oro?

“Bè no, ma lo stesso un piccolo tesoro, il rudere di una chiesa, di un edificio che non è mappato, quel qualcosa in più che ci arriva direttamente dalle fonti orali del luogo”.

Da umbro hai un posto del cuore legato alla nostra regione?

“Sono 2 aree geograficamente opposte ma simili: una è il Trasimeno dove sono nato e dove è nata la mia passione archeologica. Poi c’è la parte di Colfiorito dove ho lavorato per circa 4 anni in cantiere per scavi legati ad una grossa necropoli. Ho vissuto quel territorio innamorandomene e anche ora da guida amo molto portare i gruppi in quelle zone che sono eccezionali sia dal punto di vista storico sia naturalistico. Ed è anche bello perché è uno dei pochi posti in cui quando conduco la gente al museo posso mostrare loro qualcosa che ho trovato io”.

Quali sono i progetti di Loz per il futuro?

“Al momento è tutto fermo ma insieme alle classiche escursioni domenicali, noi stiamo lavorando per ampliare le nostre proposte.
Finora il livello escursionistico proposto è stato di difficoltà medio bassa; stiamo lavorando per offrire anche percorsi più impegnativi ampliando la squadra di guide e coprire così più attività, sempre ovviamente tenendo come filo conduttore la storia e la natura trattata nel suo aspetto socioculturale, tra storia tradizioni e cultura

Tra i progetti cui stiamo lavorando ci sono anche escursioni dedicate ai bambini, giornate di Family trekking dove il protagonista è il bambino tra laboratori, didattica e ore di svago intelligente.
Ci saranno anche i viaggi, stiamo preparando la via Clodia, un bel percorso di 4/5 giorni nella Tuscia in una zona di necropoli rupestri e, se sarà possibile, è in programma a marzo la Via Francigena di un paio di giorni”.

Insomma un bel po’ di chilometri, hai mai fatto un conto di quanti ne percorri abitualmente?

“Senza contare che a volte mi occupo anche di rilievo e mappatura sentieri per diversi enti legati al turismo, tra l’escursione con il gruppo vera e propria (a volte anche due)  e i relativi sopralluoghi, durante la settimana saranno almeno una quarantina!
Siamo consapevoli che ora la gente ha voglia di camminare e che tutti possono farlo in autonomia, scaricandosi le mappe sul cellulare ad esempio: proprio per questo ci siamo impegnati per mantenere sempre alto il livello delle nostre proposte, offrendo attività e tematiche molto particolari.
Oltre ai chilometri c’è un grandissimo lavoro dietro le quinte, la comunicazione, la ricerca, lo studio… Anche se io devo ammettere che fatico ancora a chiamarlo “lavoro” nel senso negativo del termine, alla base di tutto c’è la mia passione e vedere la risposta positiva del pubblico ripaga ogni fatica”.

 

Si ringrazia per le foto e il video Daniele Toccacelo © Lunio

Per qualsiasi informazione:  www.lestoriediloz.com
Pagina Facebook @Le Storie di Loz

 

Francesca Verdesca Zain

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