Festival del Medioevo: “Rileggiamo la storia per sfatare i luoghi comuni, anche sulla donna”

Festival del medioevo locandina 1

PERUGIA – Federico Fioravanti, ideatore e massimo artefice del Festival del Medioevo di Gubbio (25-29 settembre), ci ha abituato alle “sorprese”. Giornalista e per dodici anni direttore del “Corriere dell’Umbria”, il suo approccio al Medioevo è strettamente connesso a una visione “sociologica” e antropologica dell’epoca presa a riferimento, con quel po’ di gusto per l’approfondimento di inchiesta che spesso apre squarci di luce nuova su fatti che nell’immaginario collettivo sembravano assodati, scontati. Invece no, ecco che a guardare bene si scoprono aspetti impensati che rifuggono dai luoghi comuni e che aprono nuove prospettive a formare un quadro più preciso sulla storia.
Quest’anno il tema centrale del Festival del Medioevo sarà la donna, un tema attuale che vale la pena essere approfondito per arrivare alle radici, per capire da dove siamo partiti nella percezione diffusa dell’essere donna. Di questo e di cosa sia in realtà il Festival del medioevo parliamo con il suo ideatore Federico Fioravanti.
Perché un festival che affronta il misterioso Medioevo: per farvi definitivamente luce?
“Siamo arrivati alla quinta edizione – risponde Fioravanti – sempre seguendo un’unica metodologia. E’ quasi un lavoro giornalistico, in realtà abbiamo creato anche un “giornale”, il nostro sito che ha 52.000 like, è il primo sito in Italia per ciò che riguarda il Medioevo. La cosa fondamentale che questa formula possiede è che si differenzia dalle altre manifestazioni sul Medioevo, ne esistono tante, magari folkloristiche, con cortei e taverne, ma non una in una “visione” storica. Il principio da cui partiamo è che la storia medievale  è stata a lungo fraintesa. Invece nel medioevo è nato pressappoco tutto quello con cui abbiamo a che fare: le lingue d’Europa, le università, i Parlamenti. Il Medioevo è una convenzione di dieci secoli molto diversi tra loro e nell’ambito del Medioevo ci sono stati tanti rinascimenti, poi a noi è arrivato solo quel che conosciamo come Rinascimento fatto risalire alla scoperta dell’America. Il Medioevo è caratterizzato invece da innovazione continua: dunque noi in realtà in questi cinque anni abbiamo sempre parlato di attualità, non parliamo di passato. La storia, diceva Croce, è sempre contemporanea, per esempio il tema dello scorso anno era “Barbari”, la scoperta degli “altri”, quest’anno è “Donne”.

Il fatto che il Festival si svolga a Gubbio appartiene a una scelta precisa?
“Beh sì, ha uno scopo preciso. Anche se Gubbio è la città principale, svolgiamo anche anteprime in altre cinque città dell’Umbria. Il festival si svolge a Gubbio perché Gubbio è la città che urbanisticamente, morfologicamente, secondo gli esperti, è la città medievale autentica, nel senso che non è stata rifatta, ricostruita in epoche diverse. Quindi noi non ci occupiamo del Medioevo nel senso convenzionale dalla fine dell’Impero romano d’Occidente alla scoperta dell’America, ma per esempio ci occupiamo molto dei cosiddetti medievalismi, vale a dire della rielaborazione e dell’uso del medioevo nella società contemporanea. Faremo quest’anno ad esempio un excursus sulla rielaborazione del medioevo nell’uso televisivo: “Il Trono di spade”, “Viking”, eccetera. Un medioevo fantastico, un medioevo sognante che prende spesso a riferimento donne angeliche”.
Perché quest’anno il tema scelto è la donna?
“Lo scopo di questo festival è abbattere gli stereotipi, riguarda lo stesso nostro modo di pensare, una sfida culturale per gli autori, 100 in tutto, che parteciperanno, non solo storici, ma anche scienziati e massimi esperti. Ad esempio l’anno scorso abbiamo parlato del Dna degli italiani e abbiamo scoperto che la Padania è zona meno “pura” rispetto, ad esempio, alla Sardegna. Noi siamo tutti mescolati e quando parliamo degli stranieri, siamo tutti “barbari”, siamo tutti degli incroci. Così quest’anno parliamo di donne, perché il tema della donna è centrale anche nel Medioevo: la donna era più al centro della società: tutte le grandi immagini, a parte la Madonna e i santi, della donna diventano oggetto di poesia (Dolce Stil Novo), di rappresentazione artistica. La donna è vista come colei che dà la vita. Parleremo anche di donne e potere. Le donne dei barbari, dei Vichinghi e dei Visigoti ad esempio, votavano. C’è un personaggio, Eleonora d’Aquitania, che è stata regina d’Inghilterra e regina di Francia. Noi non abbiamo nell’età contemporanea un esempio simile. Matilde di Canossa ha governato l’Italia ed era abituata a raffrontarsi alla pari con Re e Papi.  Sono centinaia le donne che hanno svolto ruoli di potere. Christine de Pinzan, Cristina di Pinzano, che era una ragazzina nata in Italia, figlia del medico del Re di Francia svolge una vita normale. Ad un certo punto muore il padre, muore il marito e lei si trova a ricoprire nella prima volta nella storia il ruolo dell’intellettuale che vive editando, diventa un editore di libri miniati. Una femminista ante litteram”.
Poi ci sono state le streghe?
“Il Medioevo è arrivato sino a noi attraverso i filtri del Settecento e dell’Ottocento. I roghi e le streghe sono soprattutto di epoche successive. Giordano Bruno ad esempio è morto nel Seicento. Nell’immaginario collettivo c’è questa immagine cupa, un po’ romantica del Medioevo che noi cercheremo di sfatare: ci sarà, ad esempio, un confronto tra lo storico Barbero e lo storico Cardini sulle fake news. Lo ius primae noctis ad esempio non è mai esistito: era semplicemente la certificazione del “signore” che autorizzava il matrimonio. Un’altra fake new è quella delle cinture di castità, invenzione dell’Ottocento. Quelle che esistono nei musei degli orrori sono invenzioni successive al Medioevo.
Insomma sfatare i luoghi comuni e “rivisitare” la storia: sono questi gli obiettivi del festival…
“Le nostre sono delle lezioni di storia, ma la cosa interessante è che la nostra formula non c’è, né in Italia né in Europa”.
Per cui avete già avuto vari riconoscimenti…
“Tutte le più importanti Università ci stanno seguendo con attenzione; abbiamo il patrocinio della Treccani e dei maggiori istituti medievisti e siamo stati premiati anche dal Presidente della Repubblica. In Umbria questo è anche un forte veicolo promozionale e turistico. C’è un turista, non umbro, che arriva da varie parti d’Italia, a Gubbio. Per questo abbiamo presentato il festival a Milano, al Pirellone. Poi abbiamo la Fiera del libro medievale a cui partecipano 50 case editrici, anche questo altro fattore attrattivo. E’ stato calcolato dal Centro studi turismo di Firenze che il festival del Medioevo ha un valore, per quei cinque giorni, di sette milioni di euro”.

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