Gigi Cavalli Cocchi: “Il respiro del tamburo (Storie di successi e di mai successi)”

Cosa abbia spinto il musicista e disegnatore Gigi Cavalli Cocchi a cimentarsi nella scrittura non lo so; certo è che leggendo (e guardando, perché il libro è pieno di foto e di sue illustrazioni), si rimane affascinati dai racconti di aneddoti e dagli episodi di vita vissuta. Si tratta di “Il respiro del tamburo (Storie di successi e di mai successi)“.

Lo storico batterista del primo periodo di Ligabue, suona nei primi quattro album del cantautore ed in vari tour anche successivi, dei C.S.I., la band con Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Gianni Maroccolo, ma anche fondatore dei Mangala Vallis, giusto per citare quelli probabilmente più significativi, credo si sia divertito molto nell’assemblare quest’opera.

Ed è proprio la combinazione tra il testo e le immagini che conferisce un taglio particolare; per citare Musorgskij si potrebbe dire, quadri, i suoi disegni, in un’esposizione, che è rappresentata dallo scritto, fluente, con delle citazioni sparse, che non segue un ordine cronologico stretto ed anche per questo risulta più intrigante.

E nelle prime pagine, dove si parla della prima volta ad un concerto importante, lo Charisma Festival del gennaio ’73 a Reggio Emilia con Genesis, Lindisfarne, Capability Brown e Peter Hammill, in veste di solista, traspare ancora il palpitare del cuore nell’attesa dell’evento; così come la gioia per il successo di Ligabue, che ha naturalmente un ampio spazio nel volume, e di vari aneddoti legati ai C.S.I., ma anche a  esperienze con artisti del calibro di Ian Anderson, David Jackson, Bernardo Lanzetti, Greg Lake ed altri.

D’altronde nell’arco della carriera i progetti che ha portato avanti sono stati davvero tanti e scorrendo le pagine si scoprono fatti singolari e curiosi.

Se vi capita leggete questo libro, lo troverete avvincente; lo stesso autore si augura di aver contribuito a scoprire lati nascosti della professione di musicista, in questo caso non solo, magari in compagnia di un buon ascolto anche della sua vasta produzione.

Mi piace citare per concludere una breve ma significativa riflessione di Frank Zappa, presente nel libro: “Senza la musica per decorarlo, il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette”; come hai ragione Frank.

#stayprog

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