I buoni propositi di Dario Franceschini: “Cinema e teatri sono chiusi in tutta Europa, ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire”

Saranno le luci che si accendono nei teatri, sarà che se ne parla, sarà che si è capito il messaggio, tant’è: il rappresentante ormai storico (2014-2018 e poi 2019 dopo la parentesi Bonisoli) del neo ministero della Cultura, Dario Franceschini, ha un obiettivo che oggi ha pubblicamente enunciato: “Non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”.

E li elenca: “Ho chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie e che mi consegneranno entro poche ore. Potrebbero essere i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2“.

Dopo una scontata costatazione, segue anche una mezza ammissione: “La chiusura di teatri, cinema e sale da musica è stato un dolore, ma inevitabile. Abbiamo cercato di accompagnare con misure straordinarie, attraversando questo deserto, i tanti mondi legati al cinema, al teatro, alla musica sostenendo imprese e lavoratori. Una realtà che non ha mai conosciuto ammortizzatori sociali ha avuto la cassa integrazione per i dipendenti e sostegni per i tanti lavoratori precari o intermittenti. Un lungo elenco di interventi che non bastano, lo so perfettamente: lo sto riproponendo in modo consistente per il nuovo decreto Ristori. Finché non lavorano, occorre sostenere gli operatori del settore al di là del tipo di contratto che avevano“.

Forse, ma è un’opinione, i problemi non stanno tanto e soltanto nei ristori. Sembra peraltro che ne sia consapevole lo stesso Ministro che aggiunge: “Mi confronterò collegialmente col governo, perché non sono certo io a decidere da solo, e col Cts per individuare tempi e modalità per la riapertura. Però penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi. E credo che l’Italia, più di altri Paesi, abbia bisogno come l’ossigeno di tornare ad avere un’offerta culturale. Come è stata fatta un’eccezione per le librerie, inserite tra primi servizi a riaprire per una evidente ragione culturale, spero si possa fare lo stesso ragionamento per i luoghi dello spettacolo”. In effetti, notoriamente, la speranza è l’ultima a morire.

Infine Franceschini rammenta la citazione del presidente del Consiglio: “Lo ha detto bene il presidente Draghi. Le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia”.

Giusto. E allora forza, come cantava Ornella Vanoni: “Tristezza, per favore vai via”.

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