I Plenaristi, gli artisti coraggiosi stregati dalla Cascata delle Marmore

TERNI – Venivano da tutta Europa, Germania, Francia, Paesi Bassi, affrontavano durissimi viaggi rischiando la vita nell’attraversare le Alpi. Ma tutti erano mossi dallo stesso intento, raffigurare la bellezza dei paesaggi italiani. Vi riuscirono egregiamente, ma il ricco patrimonio di opere d’arte che produssero si trova ora disperso nei musei di mezzo mondo. Sono i Plenaristi, artisti coraggiosi che segnano il segmento di tempo che intercorre tra l’Illuminismo e la fascinazione di Rousseau che esaltava la relazione uomo-natura. Così dai Grand Tour ad opera di artisti e letterati che li hanno preceduti, i Plenaristi hanno ereditato la curiosità per quanto decantato al di là della barriera montuosa nel Nord d’Italia. Scelsero come base Roma, affascinati dalle vestigia della città eterna e dalla centralità della spiritualità cristiana, ma anche dalle splendide ville e soprattutto dalla luce mediterranea e dagli scorci agresti che offrivano i dintorni di Roma. Alcuni di loro si spinsero seguendo il tracciato dell’antica Flaminia sino al sud dell’Umbria e ne lasciarono testimonianze dirette, frutto del loro lavoro en plein air. Quelle stesse testimonianze che venivano riportate in patria come ricordi del soggiorno in Italia e che anticiparono di qualche lustro l’aspetto documentaristico della fotografia. Su iniziativa del dottor Franco Passalacqua che da anni sta lavorando al progetto della valorizzazione di una fase nella storia dell’arte poco conosciuta, finalmente i Plenaristi stanno ora conquistando l’attenzione che meritano. Con il progetto “I Plenaristi nella Valle del Nera”, realizzato grazie al finanziamento della fondazione Carit e con la compartecipazione del Comune di Terni, Narni, oltre alla collaborazione della Soprintendenza, si è segnata una nuova prospettiva perché il ricco patrimonio, come detto, disperso nei musei di mezzo mondo, trovi una sua omogeneità in cui sono stati coinvolti anche studiosi del calibro della dottoressa Anna Ottani Cavina e della dottoressa Marcella Culatti. il progetto in realtà ha preso vita già da qualche anno, nel 2014, ad opera del dottor Franco Passalacqua: nel corso del tempo si è concretizzato con varie realizzazioni che costituiscono un modello di attuazione di un progetto di storia dell’arte applicato al territorio. Realizzato un archivio database in rete delle opere scoperte (310 al momento, in maggior misura dipinti e disegni), due docufilm (La valle incantata-I Plenaristi e Corot nella valle incantata), il sito plenaristi.it che raccoglie anche la digitalizzazione delle opere raffiguranti la Cascata delle Marmore, un museo open-air (Mdp) come percorso-itinerario con strutture che consentono di ammirare la riproduzione dei dipinti nel punto preciso dove i pittori si trovavano e un allestimento multimediale presso l’info-point della Cascata. Nei giorni scorsi il progetto ha ricevuto il Premio nazionale del Paesaggio del Mibac e giovedì scorso nella rubrica ‘Save the date’ di Rai5, è stato trasmesso un servizio specifico. Ci sarà la replica su Rai Play.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.