Il Prog del Terzo Millennio #12: Mesmerising – The clutters storyteller

Davide Moscato, musicista autodidatta con un passato da cantante di pianobar con esperienza in varie parti del mondo, nel 2012 incide il suo primo disco, “The golden dawn of the tramp”, lavoro dal taglio pop rock dove erano presentate sue composizioni scritte quando era studente.

Nel 2016 pubblica il secondo lavoro, “Mental maze”, grazie al quale viene premiato in Florida con gli Akademia Music Awards, per i singoli “Crossing the infinity” e “From the ashes”; lo stesso brano si aggiudica anche il premio della radio LJDNRadio per il miglior video nella categoria pop.

Nel 2018 inizia a registrare il nuovo disco per il quale sceglie lo pseudonimo di Mesmerising, in italiano ipnotizzante, in cui sono coinvolti Fabio Zuffanti, nella doppia veste di bassista e produttore artistico, Martin Grice ai fiati, Giovanni Pastorino alle tastiere, Paolo Dixi alla batteria e Simone Amodeo alla chitarra.

La copertina del disco Mesmerising

Ed in effetti ascoltando “The Clutters Storyteller” non è difficile restare ipnotizzati; l’atmosfera che si respira nell’album infatti riesce a catturare sin dalle prime note.

La prima traccia dell’album, “Feel”, poco più d’un minuto, partenza con piano e moog serve ad introdurre “My Dream” dal bel cantato con ottimi cori dove la chitarra ha molto spazio.

“Ballad of a Creepy Night” è la traccia successiva che dopo un intro di tastiere si dipana con un bel riff di chitarra; buono anche il lavoro di Martin Grice, che alterna sax e flauto.

Si prosegue con “Slave of your shell”, dall’andamento pop rock; è poi la volta di “Underground”, con diversi cambi di ritmo, buoni intrecci tra chitarra, tastiere e sax e poi quasi orientaleggiate; nel finale un breve solo di chitarra.

La voce di Davide si destreggia molto bene in “The Vortex” e “False reality”; la prima più ritmata mentre la seconda, più riflessiva e con un falsetto accattivante, si posiziona tra le tracce migliori dell’album.

Ci si avvicina alla fine del disco ed ecco la breve “In a different dimension”, altro delicato quadretto che lascia spazio alla successiva “The man who’s sleeping” che alza di nuovo il ritmo; ottimo solo al sax di Martin Grice; altro bel pezzo.

In chiusura troviamo la traccia più lunga dell’intero lavoro, quasi sette minuti, “The last time you called my name”; ottimo finale con per l’ennesima volta la voce di Moscato sugli scudi.

“The clutters stroryteller” è un disco molto interessante, impreziosito dalla presenza di ospiti di sicuro valore del panorama prog che hanno contribuito; dagli arrangiamenti di Zuffanti, ai fiati sempre calibrati di Martin Grice, al lavoro sapiente di Pastorino alle tastiere.

Se vi capita ascoltatelo, lo merita.

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