Il ricordo di Fabrizio De André alla Galleria Nazionale dell'Umbria

Omaggio a Fabrizio De André alla Galleria Nazionale Dell'Umbria

PERUGIA – Sono passati vent’anni dalla scomparsa di Fabrizio De André eppure alla Galleria Nazionale dell’Umbria era presente, tangibile, concreto attraverso le parole di Guido Harari, di Enzo Gentile e di Dori Ghezzi. L’evento, voluto da Marco Pierini, che si è svolto il 15 luglio alle 18.00, ha visto una sala gremita di partecipanti, indubbiamente desiderosi di ricordare Faber, ma anche di scoprire qualcosa in più. Sono stati, infatti, presentati testi all’interno dei quali immagini e parole anche inedite, hanno contribuito a dipingere un ritratto ancor più definito dell’artista.




“Volevo realizzare qualcosa di già visto nelle riviste americane come Rolling Stone ed ero concentrato sui fuori scena. Conobbi Fabrizio De André nel 1978 durante la leggendaria tournée con la PFM e mi diede tutta la sua disponibilità. Me lo ritrovai sdraiato a terra, vicino al termosifone… lo fotografai e continuai a seguirlo, per quanto lui non volesse, di fatto era fotografatissimo. Diciamo che però si lasciava guardare…” spiega il fotografo Guido Harari raccontando il libro “Fabrizio De André. Sguardi randagi. Le fotografie di Guido Harari” (Rizzoli, 2018), che contiene oltre trecento immagini scattate tra il 1979 e il 1998 da Guido Harari al celebre cantautore. Nel testo sono presenti immagini ufficiali e gemme inedite, racconti di ricordi, aneddoti, trascrizioni di interviste fatte da Harari a De André nelle quali spiega il suo punto di vista umano e artistico fino alla presentazione dell’album “Le nuvole”.



 
Il giornalista, scrittore e critico musicale Enzo Gentile, incanta il pubblico narrando come ha curato il libro “Amico Faber. Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi” (Hoepli, 2018). Ha raccolto la testimonianza di centotrenta amici, collaboratori, colleghi, ne ha colto la loro memoria arrivando a raccogliere anche momenti intimi: De André è un filo rosso, la colonna sonora di generazioni intere, che parte da Genova per arrivare a noi, oggi. “Ho imparato ad andare alla fonte, ho cercato persone che hanno percorso la stessa sua strada. Nel libro ci sono poche immagini, ma tanti racconti, si può leggere alla Daniel Pennac, dalla fine, dal centro, dall’inizio, come si vuole” spiega Enzo Gentile; per noi, quel che conta è capire chi fosse Fabrizio De André per chi ha avuto l’onore di conoscerlo.
E’ emozionante Dori Ghezzi quando parla della “Decisione di andare a vivere isolati… non era per non vedere nessuno, ma era – al contrario – per condividere con i ragazzi che venivano a trovarci come se fossero in pellegrinaggio. Fabrizio ascoltava tutti, trascorreva del tempo con loro. C’erano persone che passavano per un giorno e poi si fermavano una settimana. Erano incontri strani, importanti, belli che spesso si sono trasformati in amicizie”. Sul volume “Anche le parole sono nomadi. I vinti e futuri vincitori cantati da Fabrizio De André” di Fondazione Fabrizio De André Onlus (Chiarelettere, 2018) Dori Ghezzi afferma: “Preferisco lasciar parlare lui, attraverso le sue parole e i suoi manoscritti. Abbiamo affrontato un percorso tematico dall’infanzia negata fino ad arrivare al riscatto”. “Il titolo del libro è eloquente – prosegue Dori Ghezzi – le parole sono nomadi, cioè fatte di contaminazioni che vengono anche da lontano, sono patrimoni culturali da salvaguardare. Oggi, quando si sentono gli uomini che parlano delle donne, c’è da preoccuparsi. Quando Fabrizio parlava delle donne le descriveva come l’emblema del sacrificio, come portatrici di bellezza. Cosa è successo in così pochi anni?”. Dori Ghezzi prosegue con un elogio al suono e alla lingua dialettale: “Il suono delle parole è determinate, ci sono canzoni come Creuza de ma in cui Fabrizio De André si è permesso di dire cose in genovese che in italiano non sarebbe stato possibile rendere” e conclude: “Fabrizio era una persona coraggiosa, ha sempre cercato di rinnovarsi per stupire se stesso e per cercare di stupire gli altri”.




L’evento si è svolto in concomitanza con l’esposizione dal titolo “Closed Session” di Jimmy Katz, curata da Marco Pierini, che raccoglie 100 immagini del pluripremiato fotografo dei più illustri musicisti jazz ritratti nel loro aspetto più intimo, e in occasione di “Jazz goes to the Museum”, progetto elaborato in collaborazione con Umbria Jazz, che porta alla sala Podiani le note di artisti di fama mondiale, la Galleria Nazionale dell’Umbria dedica due giornate alla presentazione di volumi correlati al tema della musica.

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