“Immaginaria”, quando la natura si intreccia con lo spettacolo 

PIEGARO – Nel silenzio assordante di una natura incontaminata, all’interno di una delle foreste più affascinanti d’Italia collocata tra Piegaro e Città della Pieve, si è tenuto a un inedito spettacolo sospeso tra gli alberi che ha visto protagoniste tre ballerine e acrobate umbre. L’originalità dell’iniziativa denominata “Immaginaria” nasce dalla visione di voler connettere in modo intimo l’uomo e la natura per cercare di dare voce a un messaggio forte di rispetto dell’ambiente che può essere espresso sotto molteplici forme.

Danzatrici acrobate

Il progetto, ideato e realizzato dalla Fondazione Giordano – appartenente alla famiglia Margaritelli –, nell’ambito delle iniziative culturali e scientifiche che mette in pratica con un forte spirito di creatività e innovazione, si è basato su un’esibizione di danza aerea in cui le danzatrice arrampicandosi sinuosamente in una sorta di lunga striscia di lenzuolo bianco candido, riuscivano ad effettuare dei movimenti vertiginosi da capogiro, lasciando letteralmente a bocca aperta il ristretto numero di partecipanti. 
Andrea Margaritelli, brand manager Listone Giordano

Come ha sottolineato Andrea Margaritelli, brand manager di Listone Giordano, commentando lo spettacolo: “Il nostro futuro è in gran parte legato alla capacità di preservare l’ambiente. Il lockdown ci ha ricordato che ambiente e salute sono diventati sempre più sinonimi e la salute dell’uomo è in larga misura legata al contesto nel quale viviamo, la qualità dell’aria che respiriamo e la qualità del cibo che mangiamo. Vedere insieme uomo e natura attraverso un movimento fisico e artistico significa immaginare il futuro e credo che questa sia una delle chiavi di lettura di questa esibizione”. 
La foresta nella quale si è materializzato l’evento, di proprietà dei Margaritelli, oltre ad avere una storia piuttosto affascinante, detiene anche tutta una serie di primati sia per le caratteristiche naturali che la contraddistinguono che per una serie di attività culturali e scientifiche che hanno come protagonisti assoluti gli alberi. 
Tutto iniziò nel lontano 1969 quando sono stati piantati venticinque ettari di conifere, gli alberi che stanno ospitando la sperimentazione scientifica sul cambiamento climatico e dove tempo fa è stato organizzato un evento in cui sono state fatte suonare trentasei piante dimostrando che una foresta può esprimersi come se fosse un’orchestra naturale. Nello spettacolo “Immaginaria” invece è stato esaltato l’aspetto visivo, in cui il silenzio è stato utilizzato come musica di sottofondo nel rispetto della natura che si è unita alla naturalezza della danza con i suoi movimenti sinuosi e aggraziati, volti a rimarcare l’ineccepibile armonia tra uomo e natura. 
Nel 1999 sono state ripiantate ulteriori ventidue mila querce (provenienti dalla foresta di Bertrange in Francia) in altri dieci ettari, segnando il più importante intervento a livello italiano di riforestazione. Queste querce sono frutto di una straordinaria selezione, perché in Francia la gestione forestale sostenibile si basa sul principio naturalistico secondo cui si lascia alla natura fare il suo ciclo: si parte da un anno zero piantando un milione di querce a ettaro e si selezionano nell’arco di centottant’anni le sole cento piante più belle, che sono le uniche ad aver diritto a far cadere il seme, dando così luogo alla generazione successiva. 
Continua Andrea Margaritelli: “Così facendo si ha ottenuto un patrimonio genetico davvero unico, ricco di storia e tradizione, botanicamente rilevante, che è poi stato portato in Umbria dando vita al primo esempio italiano di riforestazione partita da zero”. Tale foresta è una delle realtà scientifiche più interessanti a livello italiano e anche europeo, è un laboratorio a cielo aperto in cui si fanno sperimentazioni. Lo spazio è accessibile anche alle scuole per far comprendere agli studenti il valore di una foresta e di ciò che nasconde, facendogli toccare con mano questa realtà e il suo funzionamento. 
La sperimentazione in corso, che è monitorata da almeno tre, quattro istituti di ricerca, permette di trasmettere oltre dieci mila dati al giorno via wifi a Roma dove c’è il centro italiano e da lì i dati arrivano ai cinque continenti in cui si sta effettuando un monitoraggio del cambiamento del clima attraverso il contesto naturalistico. E l’unico elettrodo italiano si trova in questa foresta. 
L’Umbria pertanto può considerarsi un faro a livello nazionale per la selvicoltura durabile, a lenta ricrescita, essendo stata la prima foresta italiana che ha ottenuto la doppia certificazione.
“Del resto le foreste – continua Margaritelli – sono responsabili del cinquanta per cento della capacità del nostro pianeta di assorbire l’anidride carbonica, ciò significa che il cinquanta per cento della speranza di dare un futuro alle prossime generazioni e di evitare i cambiamenti climatici e quindi il surriscaldamento del pianeta si deve alle foreste. L’Umbria in questo può giocare un ruolo fondamentale considerando che questa foresta con i suoi primati può fare da apripista anche a nuove e ulteriori attività di ricerca e sperimentazione”.

Redazione Vivo Umbria: