Intervista a Alex Britti stasera in tour a Orvieto: Uj, l’esperienza di padre, i nuovi pezzi, Sanremo

ORVIETO – Anticipato da due nuovi singoli usciti nell’aprile scorso, “Tutti come te” e “Nuda”, ecco che Alex Britti sta girando l’Italia con il suo tour. Con lui sul palco Francesco Isola alla batteria, Matteo Pezzolet al basso, Davide Sambrotta alle tastiere e sequenze, Cassandra De Rosa, Oumy N’Diaye e Deborah Romano coriste.
Britti stasera, 23 luglio, farà tappa all’Orvieto Sound Festival, in piazza del Popolo (ore 21) il pubblico potrà godere della sua musica. L’occasione giusta per chiedergli di questo nuovo tour e, come nostra consuetudine, di altro ancora.
– Iniziamo dagli anniversari: Umbria jazz compie 50 anni. Lei ci ha suonato nel 2019. Uj che rappresenta per lei?
“E’ un orgoglio tutto italiano, è un festival conosciuto nel mondo. Cade in estate e il più delle volte sono in tour ma ricordo perfettamente quando partii da Roma, era il 1985, per andare a vedere Stevie Ray Vaughan, in piazza, in Corso Vannucci. Ricordo che mi sono beccato in apertura Delmar Brown … Ho conservato per molti anni la maglietta che mi ero comprato”.
– A distanza di anni, poi, nel 2019, ci ha suonato da protagonista…
Sì, all’Arena Santa Giuliana, un palcoscenico davvero bello, buona acustica, e ti mettono a disposizione un personale preparato, devo dire che ci divertimmo molto, suonammo bene anche perché con Max Gazzè al basso e Manu Katché alla batteria vai sul sicuro”.
– Altro anniversario: 25 anni dall’esordio a Sanremo Giovani con “Solo una volta”. Sensazioni, ricordi?
Non so… sento che ancora ci sto dentro in qualche modo. Sono passati 25 anni ma non la vedo come una cosa finita, passata. Piuttosto la penso come una cosa in continua metamorfosi. Sto dentro ancora alla stessa partita.
– Ci tornerebbe a Sanremo?
Figuriamoci! Ci sono un sacco di ristoranti dove si mangia bene il pesce, puoi andare a correre la mattina presto, c’è il mare… Ci tornerei molto volentieri.
– Da 6 anni lei è padre e ha detto che questa esperienza le ha consentito molte riflessioni. Di che tipo?
– Il personale e l’artistico non sono due entità diverse. Ora la mattina la prima cosa a cui penso è mio figlio. E poi avendolo avuto in età matura avverti ancora di più che le priorità cambiano. Questo si ripercuote nella musica che suono e soprattutto nella scrittura. <CF1403>
– Come sta andando il tour? 
Bene, devo dire. Non è che non abbia fatto live in questi anni, certo dopo la parentesi del disco strumentale Mojo sono tornato a scrivere canzoni come “Tutti come te” e “Nuda” che preludono al nuovo disco. Nel tour ora c’è il mio pop, con tanti momenti diversi, da quelli più rock a quelli più blues”.
– Gioco del Juke Box. Un disco, un aggettivo, un commento. 1992, album Alex Britti.
Un disco assemblato con vari pezzi non di quell’anno. Considero It.pop il mio primo vero disco.
– 1998, esce It.Pop.
Tanta sperimentazione, tanto rischio.
– 2000, album La vasca.
La riconferma. Ribadire ciò che si è fatto prima.
– 2009 è la volta di .23
Scommessa. Ho mollato campionature, computer e quant’altro e suonato in presa diretta. Un due e tre e siamo partiti. Per certi versi la sperimentazione è il denominatore comune di tutti i miei lavori. Qui ero ripiombato nella fase acustica.
– Anno 2022, Mojo.
Salto nel buio. Un cantante pop che fa un disco strumentale…
– Isola deserta: che disco porta con sé?
Su un’isola deserta penserei a portarmi un’amica. Se serve, la musica me la faccio da me.

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