La chiesa di Sant'Antonio da Padova a Terni, santuario dei protomartiri francescani con la pala di Piero Cosentini

TERNI – Proseguiamo l’itinerario nella città, già dal sapore natalizio, per scoprire una vicenda che purtroppo a molti credenti e non è sconosciuta. Vicenda sia spirituale che di valore umano da prendere in seria considerazione e meditare sull’importanza del donarsi e di essere cristiani. In via Curio Dentato, la chiesa di Sant’Antonio di Padova, (che da qualche giorno ha avuto il cambio al vertice tra Padre Luca andato a Santa Maria degli Angeli e padre Vito proveniente da Greccio), ci attende per conoscere la vicenda dei cinque giovani frati minori che persero la vita nel 1220 per evangelizzare in terra d’Africa. Fu lo stesso San Francesco a mandare Bernardo da Calvi dell’Umbria, Pietro da Sangemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto a predicare il Vangelo ai Saraceni. Attraverso la Spagna e il Portogallo,  giunsero a destinazione e furono uccisi dopo poco l’evangelizzazione. I loro resti furono riportati in Coimbra qualche mese dopo.
Il martirio di questi confratelli fu di esempio per Sant’Antonio di Padova  per entrare nell’ordine dei frati minori, nel settembre del 1220. In una apposita cassettina, sono conservate le reliquie dei cinque martiri, giunte da Coimbra in diocesi all’allora vescovo di Terni, Narni e Amelia monsignor Vincenzo Paglia e collocate sull’altare a loro dedicato. Nel giugno del 2010, nell’occasione, con una singolare cerimonia, la chiesa di Sant’Antonio fu elevata a Santuario dei Martiri Francescani. Ma andiamo a conoscere l’iconografia e l’autore della pala di altare che raffigura tutta la vicenda. L’altare è sulla parete sinistra di chi entra. La pala di altare, che si erge maestosa, singolare e suggestiva, è opera dell’artista Piero Cosentini terziario francescano, nato a Roma nel 1963. La sua formazione artistica è stata strutturata all’Accademia delle Belle arti. Dal 1981 al 1990 ha esposto a Roma, Nizza e Cannes. Successivamente si dedicherà alla pittura figurativa sacra, realizzando opere monumentali sia in affresco che su tavola, come le storie di San Francesco nel 1991 a Valmontone;  al convento di Greccio nel 1993;  per il convento di Sant’Antonio in Monte a Rieti; a Santa Maria degli Angeli in Assisi nel 2001; vetrate per il monastero delle clarisse ad Abano laziale nel 1999, eccetera.
La pala dei Protomartiri Francescani conferma ancora una volta l’abilità tecnica e la sensibilità intuitiva del Cosentini con la sobrietà ed eleganza che lo contraddistingue. La forma scelta è concentrata sulla tavola centrale affiancata da sei formelle che formano una croce. I colori scelti variano dal seppia, grigio e marrone, terra di Siena. Tonalità monocrome che rievocano forse le sabbie di quel deserto africano attraversato a piedi scalzi dai cinque frati. Essenzialmente, tutto ciò, stile francescano, si riscontra per una certa similitudine, all’altra opera del Cosentini, presente in questa chiesa nella parete della navata di destra, altare di Sant’Antonio di Padova, con la grandiosa Pala, dove viene rievocato la vita e i miracoli principali del Santo. Insomma arte e storia, spiritualità e misticismo, tutto converge nella più profonda semplicità di quel breve passo del Cantico delle Creature “Madre terra”.

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