La Vallocchia, Sensati, Castel del Monte, Raischio, Schioppo nel silenzioso tramonto il riscatto di un territorio

SPOLETO – Un interessante itinerario ci porta a conoscere una parte del territorio montano dello Spoletino – Valnerina da molti sconosciuto ma amato e frequentato da appassionati di trekking. Un percorso naturale immerso nel verde dei boschi, forre e canaloni, abitato da animali selvatici e sorvolato da uccelli e rapaci di ogni tipo e specie protetta. Versante Monteluco – Vallocchia,  lungo la strada per Patrico, Sensati, Castel del Monte, Raischio… luoghi ormai segnati solo sulla carta dei sentieri, disabitati, solitari in stato totale di abbandono, ma non tutto e’ perduto. Qualcosa si muove e per soddisfare la curiosità,  andiamo a immeggerci e percorrere questo sentiero profumato di Serpillo.

 

A quota 1038 metri sul livello del mare la Vallocchia, Raischio e Sensati. Questo itinerario accattivante dal monte Fionchi che collega Spoleto con Ceselli. Alla Vallocchia si incontra la chiesa di San Pietro in Tegularia. L’ abitato e’ in abbandono ma la chiesetta mostra alcuni dipinti di pregio. Si presenta con unica navata una piccola abside dove, in omaggio al Lippi Spoletino, e’ raffigurata l’ Incoronazione della Vergine con le sue storie della vita, Dormitio, Nativita’ Annunciazione; nelle altre pareti dipinti fatiscenti che meritano, secondo noi, un urgente recupero, come una bella Crocifissione con i Santi Pietro, Giovanni Evangelista, l’Addolorata; interessanti invece due dipinti:  Sant’Antonio e San Macario.
Scongiurato un impatto con un istrice agguerrito, raggiungiamo Castelmonte.  Un luogo particolare, dove la storia, tramite documenti di archivio, giunti fino a noi riferiscono singolari accadimenti. Gia’ nominato  nella seconda meta’ del XIII secolo; nella prima metà del XIV secolo viene citato come castello. Verso la fine del XIV secolo si narra che fu distrutto dal passaggio delle truppe di Tommaso da Chiavano che, tra varie angherie  lo rasero al suolo. Dell’antico nucleo rimangono solo i ruderi ammantati di vegetazione. La chiesa, per quel che ne rimane, e’ dedicata a San Michele Arcangelo.

Seguendo le indicazioni tabellari, il paesino di Sensati, disteso sulla montagna sovrastante la valle di Ceselli, e’ da sempre meta di escursionisti ma anche appassionati di occultismo. Sono stati ritrovati simboli e testimonianze di cerimonie e riti di queste assurdita’ e ridicole credenze. Le origini di Sensati sono remote forse i primi abitanti furono i popoli umbri della Val di Narco. Le abitazioni per quel che rimane sono fatiscenti, alcune pero’ recuperate, come ad esempio,  (la Comunità Montana  della Valnerina) ha restaurato la chiesa, situata fuori dall’abitato, tra le piante del boschetto di lecci. Edificio grazioso, un gioiellino risalente al XV secolo; campaniletto a vela con una fornice; abside aggettante; ingresso sul lato destro, mentre la luce viene fornita da due piccole finestre. La copertura interna e’ a capriate. Il suo interno, un tempo era coperto di affreschi. Cio’ che rimane di tanta arte sono i dipinti superstiti nella parete dell’abside: un bel Sant’Antonio Abate; nella conca dell’abside e’ dipinta una Madonna della quercia dentro una tegola, sullo sfondo un villaggio, e in primo piano, un ruscello sotto ad un ponte; nell’altra parete, un affresco in discreto stato di conservazione, raffigurante la Madonna in trono col Bambino su sfondo damascato. Per lo stile espresso, chi ha realizzato i dipinti, si può attribuire alla mano di un pittore locale, della scuola  dello Spagna.
 
Lasciato Sensati, si discende il sentiero per raggiungere Raischio a quota 784 metri sul livello del mare. Il nucleo in alcune parti di esso, e’ in fase di recupero, a differenza degli altri che abbiamo incontrato. Spicca un antico convento di chiaro periodo medievale. Sotto lo sperone roccioso che da il nome al paesino incontriamo a 475 metri sul livello del mare  tra piante di ciliegio e melo Schioppo, “scopulus” dentro il territorio del comune di Scheggino. Qui sullo sperone di  roccia  sono stati ritrovati disegni e graffiti dell’epoca neolitica. Le case, in buona parte recuperate, si accoccolano sotto ad una torre colombaia; si può scorgere confusa tra le abitazioni la singolare chiesetta romanica dedicata a San Nicola di Bari, dove, al suo interno, sono custoditi alcuni dipinti rinascimentali del primo cinquecento; uno in particolare, ex voto a San Vito datato 1541, con ritratto del committente, salvato dal morso di una vipera. L’ edificio costruito su viva roccia, restaurato, si presenta con campaniletto a vela con due fornici, portale arcuato e facciata semplice; subi’ modifiche nel XVI secolo invertendo la disposizione dell’ingresso. La vita a Schioppo riprende solo nel periodo estivo per il resto dell’ anno non vi abita nessuno. Qui si potrebbe soggiornare, tra il silenzio dei monti, e sorseggiare acqua pura cristallina che fuoriesce dal fontanile. Distendersi dopo la lunga camminata nella vegetazione più rigogliosa, allietati dal verso dell’allodola e dei merli che in questo periodo cominciano a nidificare. Il tramonto ci sorprende sulle rive di questi monti, ci travolge insieme…quale crepuscolo di abbracci anche con la neve. E il pensiero va a don Ansano Fabbi, che anche questa volta ci ha svelato un altra fantastica storia.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.