L’industria degli eventi vive il suo nuovo anno nero e naviga a vista

TERNI – In Italia l’industria degli eventi produce annualmente un fatturato di 65,5 miliardi di euro e conta circa 570 mila addetti (Fonte: Istituto AstraRicerche). Almeno fino al 2019. I dati Siae hanno decretato il 2020 come l’anno nero dello spettacolo che ha registrato un calo degli eventi del 70%, dove il settore più colpito è stato quello dei concerti. La spesa del pubblico è crollata di oltre l’80%. I dati mostrano un’industria in ginocchio. E se lo spaesamento e la rabbia dei tanti che si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro, è più che legittimo, molti sono gli addetti che di fronte all’emergenza sanitaria hanno scelto di andare online.

Ne parliamo con due professioniste del settore: Silvia Imperi, presidente di Associazione Teatrale Artò e Maela Piersanti di Madè Eventi. “L’evento online è possibile: cambia la modalità di comunicazione.” Ci dice Imperi, che lo scorso Natale ha organizzato il festival “Labro delle Meraviglie” tutto in digitale. Da attrice ci fa notare che in realtà, dal palco, il pubblico non si vede mai perché le luci lo impediscono. “Paradossalmente, quando lavori in digitale devi tener conto ancora di più del pubblico. Per noi attori è un grande esercizio, per uscire dal proprio narcisismo e misurarsi coi propri limiti.” Quando le chiediamo che riscontri ha avuto ci dice che con gli eventi online ha raggiunto molte più persone “che sentono che è un servizio che tu fai a loro. Dal vivo è diverso: è il pubblico che omaggia lo spettacolo.” Se per gli spettacoli la transizione al digitale è stata una scoperta, per i laboratori non è andata così. Imperi, che da anni realizza percorsi di pedagogia teatrale, è ferma dallo scorso marzo. “Il laboratorio ha bisogno della presenza, soprattutto con i bambini perché è impossibile pensare di costruire uno spettacolo a distanza.” Nel suo immediato futuro ci sono altri eventi in digitale: uno spettacolo sul Beata Lucia di Narni e un mini festival con dei giovanissimi comici. Maela Piersanti lo scorso 15 febbraio ha inaugurato l’ottava edizione del festival San Valentino Arte che quest’anno, proprio grazie alla massiccia diffusione digitale, ha assunto una dimensione sempre più internazionale.

Piersanti e il suo staff, tutto al femminile, hanno trovato una soluzione originale: le opere in concorso sono fisicamente esposte a Terni a Palazzo Primavera, ma sono fruibili solo online, così come tutti gli eventi collaterali del festival che quotidianamente vengono pubblicati sui canali social. “Ci stiamo adattando. La digitalizzazione tutto sommato non ci ha disturbato. Abbiamo messo in rete su Instagram le 51 opere in gara che sono state digitalizzate e l’iniziativa ha avuto un grande riscontro di pubblico.” Quando le chiediamo che programmi ha per il futuro, ci dice che punta al prossimo ottobre per tornare in presenza. Piersanti, che oltre agli eventi culturali si occupa anche di convegni medici, prevede un 2021 all’insegna della digitalizzazione. “Noi navighiamo a vista, di settimana in settimana sappiamo cosa succederà.”

Sara Costanzi

Redazione Vivo Umbria: