Lutto nel jazz, è morto Ahmad Jamal tra i massimi ispiratori del trio pianistico

PERUGIA – Con la scomparsa di Ahmad Jamal, pianista americano, più volte ospitato ad Umbria Jazz ed erede dell’arte del trio pianistico, si chiude forse un’epoca. L’epoca che da un punto di vista sociale, fu caratterizzata dalle lotte per la rivalutazione dell’identità afroamericana, che per un certo periodo, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ha coinciso con l’adesione alla religione islamica. Erano i tempi di Malcom X e della rivendicazione dei diritti dei “neri” e furono numerosi tra gli afroamericani quelli che si identificarono nell’Islam come percorso spirituale più attinente alle proprie radici. Tempi ricolmi di tensione che culminarono in una lunga scia di sangue, frutto di un suprematismo bianco che faticò molto ad abbandonare l’idea egemonica di dominio e che ancora oggi, spesso, ribadisce quegli insani principi in un’America sempre più violenta. Ahmad Jamal aderì lui stesso all’Islam e da Fritz Jones passò alla nuova connotazione anagrafica di Ahmad Jamal che lo accompagnò per il resto della sua vita. Da un punto di vista squisitamente musicale, Jamal fu il Maestro delle architetture del trio pianistico nell’edificazione delle trame armoniche in diversi piani ritmici dove a prevalere era la sofisticata ricerca del silenzio. Jamal ebbe un’influenza diretta su Bill Evans e più volte Miles Davis, che del silenzio aveva fatto la propria cifra distintiva, aveva espresso apprezzamenti sul pianista di Pittsburgh (Pennsylvania). Ahamd Jamal aveva 93 anni. Questo l’addio che Umbria Jazz gli ha dedicato: “Erede di una tradizione pianistica fondata da Nat King Cole, Jamal ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del pianoforte jazz perché di fatto è stato uno degli inventori della formula del trio pianistico moderno, uno dei primi ad avere avuto il coraggio di innovare, differenziandosi dallo stile boppistico introdotto sul pianoforte da Bud Powell. Il suo stile percussivo, le bellissime aperture melodiche, l’uso magistrale, poderoso della sinistra (tutte qualità amate da Miles Davis, solitamente non tenero con i colleghi musicisti), fanno del pianista originario della Pennsylvania un artista spettacolare, dinamico, che avvince e diverte. La sua tecnica gli ha guadagnato i più svariati appellativi: “Il profeta”, “Il maestro”, “L’architetto”, “L’uomo con due mani destre”. Dal vivo è impressionante il carisma del capogruppo, con il suo modo di suonare che non assomiglia a nessuno”.

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