Patti Smith: "Ho voluto suonare a Spoleto per la sua storia, la sua cultura e perché mi andava"

SPOLETO – E’ Grateful ad aprire il concerto in un silenzio carico di attesa ed emozione in un Teatro Nuovo con soli posti in piedi. Patti Smith indossa giacca, pantaloni e scarponcini neri. Spiccano i suoi capelli argento e soprattutto il fascino di una voce che è mito. Muove le mani con una grazia coinvolgente, a chiamare verso sé il pubblico, apre le braccia armoniosamente: è l’avvio del rito della musica di cui lei è, per tutti, la sacerdotessa.

 

 

 

 

 
Poi è la volta di Ghost dance, Wing, My blaken year, Dancin barefoot, Mother nature’s son… suonate in perfetta simbiosi con  Tony Shanahan  alla chitarra acustica e al basso, mentre la figlia di Patti, Jesse, accompagna al pianoforte.  C’è un clima complice che si stabilisce subito tra il palco e la platea, merito di una artista dal grande carisma, dalla voce capace di reggere un brano con due soli accordi, Re maggiore e Re diminuito.

Colpisce la sua capacità di coprire il palcoscenico: quando si toglie la giacca e poggia il piede sulla cassa spia, è la volta di Because the night: impossibile restare seduti e c’è chi corre verso Patti Smith e inizia a battere le mani sulle tavole del palco. Il bis è travolgente: People have a power. Il teatro Nuovo canta, insieme, unito sotto la direzione di una artista che continua a fare la storia del rock, magnetica, affascinante.
Riceve un mazzo di fiori, alla fine del concerto, che gradisce e divide con la figlia Jesse.
 


Al termine di una serata memorabile Patti Smith raggiunge autorità, giornalisti fan che l’aspettano. Con garbo riceve e ringrazia la targa consegnatale dal sindaco Umberto De Augustinis e dall’assessore Ada Urbani; anche una delegazione della Fidapa le consegna un riconoscimento. Lei è cortese con tutti: “Sono venuta a Spoleto per la storia e la cultura che ha e che è conosciuta in tutto il mondo e perché ne avevo voglia”.

 

La sacerdotessa saluta, stasera sarà a Ravenna per abbracciare di nuovo il suo pubblico, la sua gente. E cantare, ancora.

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