Perché lasciare nel degrado i parchi pubblici? Eppure occorrono a ricostruire capitale sociale

PERUGIA – Il 27° Rapporto sull’Ecosistema urbano, stilato da Legambiente su dati 2019 e pubblicato a fine 2020, stima che Perugia sia complessivamente 23^ in classifica (su 110 capoluoghi di provincia) e Terni 35^. Questi sono indici che raggruppano una discreta quantità di indicatori ambientali differenti che includono, per esempio, le piste ciclabili (Perugia 56^, Terni 59), l’ozono nell’aria (Perugia 28^, Terni 48^), la raccolta differenziata (Perugia 30^, Terni 16^) e molto altro ancora. Oggi il nostro interesse si sofferma su uno di questi indicatori, in verde urbano, in cui vediamo che Perugia si colloca al 16° posto di questa classifica e Terni addirittura al 6°.

Prima di cavillare su questi dati è il caso di segnale, brevemente, che queste classifiche, che periodicamente vengono sottoposte all’opinione pubblica (come le più che ventennali “città dove si vive meglio” promosse dal Sole 24 Ore), hanno sempre, di regola, degli approcci metodologici a volte discutibili, sempre con margini di discrezionalità; queste classifiche possono valere come indicazione di massima, senza implicare alcunché di definitivo; fa piacere essere nelle prime posizioni, dispiace eventualmente essere nelle ultime, ma questi valori devono servire come riflessione, come stimolo, e poco più.

Ciò premesso, la questione dei parchi vede i capoluoghi umbri collocati abbastanza in alto e ciò conforta, anche se la lunga autocelebrazione della Regione “verde” poteva far pensare a qualcosa di meglio.

In particolare la città di Perugia include un verde pubblico esteso per 8.732.401 mq (rilevazione Istat 2015), vale a dire qualcosa come 1.250 campi da calcio. Un’estensione ragguardevole che va costantemente manutenuta, vigilata, pulita, con costi notevoli che si devono confrontare con bilanci sempre più magri dell’Amministrazione. Ecco quindi un altro motivo per prendere con le molle le classifiche: bene il tanto verde pubblico in città, ma di quale qualità? Come per qualunque altro problema (raccolta dei rifiuti, buche nelle strade, orari di apertura dei servizi pubblici…) i cittadini presentano giustamente richieste che non sempre riescono a essere soddisfatte dall’Amministrazione, e periodicamente – anche sul tema dei parchi e delle aree verdi – abbiamo visto petizioni e proteste locali. Non è compito di questo focus prendere posizione. Chi ha memoria ricorderà i tempi in cui il noto Percorso Verde a Pian di Massiano (la zona perugina dove si trovano lo Stadio Curi e il PalaBarton) era un gioiello di manutenzione e pulizia; oggi non è più così: nessuno soffia e raccoglie le foglie, la potatura degli alberi è episodica e il rischio di essere colpiti da rami secchi che precipitano al suolo è reale, le staccionate crollano e semplicemente vengono rimosse, ma ancora il parco è funzionale e ben agibile, e nuove aree si sono aperte: il Chico Mendez (zona Centova) è pulito e costellato di attrezzature ginniche, il percorso pedonale lungo il Tevere è praticabile e a tratti emozionante (ma si tratta di un altra tipologia di verde, diciamo naturalmente “più selvaggia”).

In altri casi, invece, assistiamo a un vero e proprio disastro, come nel parco di San Marco, a nord ovest di Perugia, nel colle prospiciente l’area commerciale: sentieri invasi da erbacce, frane, spazzatura ovunque; un parco che avrebbe dato respiro all’ampia costruzione residenziale di questi ultimi anni e che è diventata sostanzialmente impraticabile; questa situazione è immutata da numerosi anni, ci sono state pubbliche denunce ma l’Amministrazione non ha ancora potuto, o saputo, mettervi mano.

Vorremmo proporre una riflessione ai lettori, e se fosse possibile anche agli amministratori della città, a partire da una domanda: cos’è un parco? A cosa serve? Noi cittadini che abitiamo la città – in questo caso Perugia – diamo per scontate le strade, gli autobus, la rete fognaria, l’erogazione di luce e gas, e difficilmente ne percepiamo la complessità intrinseca; ma se chiedessimo a qualunque residente di elencare i servizi (in senso lato) più importanti per vivere bene la città, difficilmente vedremmo ai primi posti i parchi.

Il parco, il giardinetto, l’area attrezzata per i bambini, si costituiscono come rottura della continuità urbana, fatta di edifici, di mattoni e asfalto. Il parco appare come un vuoto, un recupero di naturalità entro spazi (quelli urbani) che hanno storicamente chiuso fuori le campagne. Quei quasi 9 milioni di metri quadrati di aree verdi di Perugia, a cosa dovrebbero quindi servire, esattamente? In generale la risposta potrebbe essere questa: a ricostituire capitale sociale. Non si tratta tanto e solo di poter correre (lo si può fare anche fuori da un’area verde), o di respirare aria buona (bene o male la dimensione umbra ci permette di trovare colline, e laghi, e campagne a pochi minuti da qualunque centro urbano). Lo scopo dei parchi non è solo e tanto portare i neonati in carrozzina in spazi tranquilli, né far sgambettare i cani, anche se certamente è anche questo. I parchi sono luoghi di recupero di naturalità, di riposo mentale, di incontro di amici, di apprendimento per i più piccini e di memoria per gli anziani. Tutto questo è capitale sociale, un bene prezioso non quantificabile, non misurabile, ma decisamente importante per la vita dei cittadini.

Ecco: i parchi sono importanti. Viva i parchi perugini (e ternani, e folignati, e tutti) ma devono essere luoghi piacevoli, manutenuti, puliti, senza pantegane che ti corrono fra i piedi (capita al Percorso verde), senza automobili infiltrate clandestinamente nei vialetti, senza sterpaglie da scavalcare (percorso del Tevere), con attrezzature efficienti (nessuno obbliga a sistemare nei parchi attrezzi ginnici, e indubbiamente quando sono nuovi possono essere utili per qualcuno – pochi; ma poi invecchiano, si rompono, arrugginiscono, e il costo per la risistemazione, o la demolizione, evidentemente non appare sostenibile, e quegli attrezzi rovinati inquinano, materialmente e simbolicamente, il paesaggio).

Sì, certo: occorre anche sistemare le buche nelle strade. E il minimetrò deve diventare più efficiente. E lo smaltimento dei bidoni differenziati più frequente. Scrivete pure la lista dei problemi più urgenti ma, assolutamente, non dimenticate i parchi e le aree verdi.

(Il nostro filmato riguarda il degrado del parco di San Marco; la galleria fotografica, al contrario, vuole mostrare la bellezza di alcune aree verdi perugine).

Claudio Bezzi

Redazione Vivo Umbria: