Perugia: “Il barbiere di Siviglia” e la imprevedibile sfida meteorologica, vinta, ai Giardini del Frontone

PERUGIA – Ci sono quelle serate difficili, in cui anche solo portare a casa lo spettacolo diventa una missione complicata, come quella di ieri sera ai Giardini del Frontone di Perugia, dove è andato in scena Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Nonostante la scenografia ridotta del 70% a causa del vento e una fastidiosissima pioggia che, a intermittenza, cadeva su spettatori e orchestra, cantanti e musicisti sono andati avanti fino alla fine mantenendo stoicamente la concentrazione.

La scelta del regista lirico Guido Zamara è quella di mantenere l’ambientazione e i costumi settecenteschi del libretto di Sterbini, il gusto semplice della scena – diminuita per motivi di sicurezza – ricorda fondali e decorazioni essenziali della Commedia dell’Arte. Un riferimento che ritorna anche sul finale del primo atto con i burattini imbracciati da tutti i personaggi sul “Fredda ed immobile”. Una sorta di correlativo oggettivo che rimanda all’origine comune del servo furbo Figaro, del vecchio avido Don Bartolo, degli innamorati Conte d’Almaviva e Rosina in quelle maschere dei comici professionisti che furono d’ispirazione a tutta la drammaturgia europea, compreso Pierre Beaumarchais dal cui testo è tratta l’opera buffa.

La struttura farsesca consente altre piccole scelte registiche, soprattutto nel secondo atto. È questo il caso del napoletano parlato dal Conte di Almaviva quando veste i panni di Don Alonso per entrare in casa del tutore Don Bartolo. Una scelta difficile da far digerire ad alcuni melomani, ma che trova una giustificazione drammaturgica nella dissimulazione del personaggio. Non mancano i riferimenti all’oggi, come l’omaggio a Raffaella Carrà quando l’avaro ricorda le musiche della giovinezza o la mascherina chirurgica indossata davanti al finto malato Don Basilio. Insomma limitate incursioni che hanno il merito, mai scontato, di agganciare il pubblico attraverso la risata.

I cantanti sono tutti protagonisti di una buona prestazione vocale, riuscendo anche ad inserire caratterizzazioni adeguate dei loro personaggi. Gabriele Nani, interprete di Figaro, è tra i più attivi sul palco, salta a destra e sinistra riuscendo pienamente a restituire il factotum di Siviglia. La prestazione canora del tenore Francesco Marsiglia, nei panni del Conte di Almaviva, è limpida ed emozionante. Ottimo anche il baritono ternano Leonardo Galeazzi che, calato nell’avido Don Bartolo, integra organicamente la linea vocale del personaggio agli atteggiamenti scenici, dando un’ottima prova sia da cantante che da attore. Anche Rosina, alias Francesca Bruni, riesce ad unire canto e movimento, mostrando la scioltezza e la furbizia della giovane innamorata. Un plauso a Don Basilio, Stefano Rinaldi Miliani, e Berta, Viola Sofia Nisio, pronti ed efficaci con la responsabilità di due arie importanti come “La calunnia è un venticello” e “Il vecchiotto cerca moglie”.

Prestazione impeccabile del Coro Lirico dell’Umbria e dell’Orchestra Sinfonica di Miskole diretta da Lorenzo Castriota Skanderbeg. Il Maestro si rende anche protagonista di un siparietto con il pubblico quando, voltandosi verso la platea, annuncia ironico il passaggio strumentale de “La tempesta” prima del finale. Fortunatamente fulmini e tuoni sono comparsi solo in scena e la pioggia evita ulteriori fastidiose incursioni regalandoci il lieto fine come nell’opera rossiniana. Lo spettacolo si ripete il 29 luglio all’Anfiteatro Fausto di Terni, sperando, questa volta, che la bufera rimanga sempre confinata al palcoscenico.

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