Quando il gioco prende la mano: storia di Serafino figlio del mercante di pelli di Sacrato

FERENTILLO – Proseguiamo con i racconti fantastici che tracciano la vita di alcuni tra i più singolari personaggi ferentillesi ospiti da secoli nel cimitero museo delle mummie a Precetto.

L’attuale ingresso del Museo delle mummie

 

Questa volta, grazie alla testimonianza lasciateci in eredità da uno dei più credibili custodi di tutti i tempi Dario Orsi, abbiamo inteso riportare qui, una storia,  ricca di riflessione atta a muovere le coscienze, sopratutto dei giovani. I casi della vita si ripetono. L’ uomo è così con vizi e virtù, con pregi e difetti.  Quando il gioco prende la mano, l’ uomo si riduce in miseria. A volte. Serafino era il figlio di un mercante di pelli e viveva nel castello di Sacrato (Precetto). Da generazione i suoi commerciavano con i paesi vicini fino alla Tolfa per vendere allume. Giovane di appena venti anni, a Serafino non piaceva il mestiere del padre. Preferiva la bella vita, giocare a dati, le donne e le bisbocciate con gli amici. Serafino aveva nell’orto un grande platano dove, in estate, la famiglia si riuniva per frescheggiare.

Ferentillo: Cimitero museo delle mummie, la mummia di “Serafino”

Il ragazzo e il padre spesso parlavano tra di loro sotto il platano. L’ uomo, ben consapevole del futuro cui era destinato il figlio fannullone, si raccomandava che se non avesse cambiato vita sarebbe finito male, magari con l’ impiccarsi sul ramo più alto di quel platano. Serafino non se ne dava per inteso. Anzi se ne faceva beffe. Il destino volle che il padre morisse in un’ imboscata per mano dei briganti presso località ” le sportelle”.

Ferentillo: chiesa di Santo Stefano
e cripta museale delle mummie

Con tutto il patrimonio ricevuto in eredità, il ragazzo continuò vieppiù nella sua vita da nababbo. Una sera, durante le feste del Santo Natale, Serafino si giocò a dati tutto quello che era rimasto del patrimonio. E perse. Disperato girovago’ a lungo finché, come perseguitato dalla profezia del padre, si impiccò ad un ramo del platano, del suo orto. Solo all’alba se ne avvide l’uomo che spegneva le lanterne.

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