Questa sera a mezzanotte finirà l'attesa: finalmente musica all'auditorium di San Francesco al Prato

Foto di Claudia Ioan

PERUGIA –  L’ultima data delle quattro in Italia previste per il tour mondiale dei 50 anni, risale al 10 luglio, Stupinigi-Torino. Quindi i sette membri (manca l’ottavo, il polistrumentista Bill Rieflin per motivi familiari) hanno avuto tutto il tempo di godere di sette giorni su e giù per il Belpaese in ordine sparso e nello stesso ordine sparso sono arrivati a Perugia, al Brufani, per l’atteso appuntamento di ieri sera all’arena. Entro ieri mattina con l’arrivo di Robert Fripp, i King Crimson erano a ranghi completi per presentarsi forti di una line up composta oltre che da tastiere e chitarre, da una dirompente sezione ritmica di tre batterie, per il sold out già annunciato di cinquemila posti seduti (staranno invece in piedi i paganti di Thom Yorke). Già da ieri mattina, dunque, Re Cremisi era pronto a stupire, e ad affabulare un pubblico sempre più giovane, in un fenomeno di riscoperta che gli esperti definiscono come il definitivo ingresso della band nel mainstream. Così è stato, poliritmia e tensione ritmica hanno dominato l’intera sessione del concerto sotto la regia attenta e le incursioni dosate di Robert Fripp. Con una scaletta che ha ripercorso anche per intero “The Court of The Crimson King”, il primo indimenticabile album della formazione, il concerto ha infranto il muro dei ricordi e delle emozioni con brani come Level Five e Moonchild in cui Fripp dà un saggio della sua idea di musica: libertà in un crescendo di intensità. Grandi applausi finali, dopo tre ore di concerto, con un’arena in piedi a salutare il ritorno trionfale di Re Cremisi che chiudono con una tiratissima “21st century schizoid man”. Intanto quella del giovedì appena passato è stata una giornata ad alta intensità di iniziative sul tema del jazz e di Umbria Jazz. A cominciare dall’incontro con Renzo Arbore durante la presentazione del convegno “Più cultura, più crescita” organizzato da Confcommercio: “Oggi – ha detto il presidente della Fondazione Umbria Jazz – investire in cultura significa investire bene e in maniera proficua e noi lo vediamo con quello che succede a Uj, festival prezioso anche per gli investitori che ci danno una mano”. Ma momento clou del pomeriggio è stata la “visita” dei Funk Off ai degenti dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. Iniziativa fortemente voluta dal commissario straordinario della Asl Antonio Onnis, da sempre appassionato di jazz – i Funk Off si sono prodotti in alcuni dei loro brani più tirati e forti di una irresistibile tensione ritmica. “E’ il nostro modo – hanno detto per dare vicinanza a chi non può partecipare a Umbria Jazz”. Su espresso invito di Onnis, anche Paolo Fresu e sua moglie Sonia Peana, si sono uniti all’iniziativa. Il trombettista in particolare si è soffermato nel reparto Pediatria dove ha intonato musiche fiabesche che hanno stregato i bambini. “La musica va dove serve e qui sicuramente serve – ha detto Fresu – orgoglioso, assieme a mia moglie di regalare un sorriso a chi ne ha bisogno”. Fresu, in mattinata, si è reso protagonista inoltre di un siparietto improvvisato per i bambini di Uj4Kids: al chiostro di San Costanzo è salito sull’albero con una scala e lì è rimasto per “commentare” con le sue note la fiaba del Gufo Rosmarino scritta e interpretata da Giancarlo Biffi.
Intanto quella di oggi sarà forse la serata più intensa di jazz dell’intero festival: in programma all’arena due sessioni di concerti da non perdere: Kamasi Washington e la sua straordinaria band e Snarky Puppy. E Uri Caine, protagonista con il suo trio e il progetto commissionatogli da Umbria Jazz “Seven Dream” della serata inaugurale dell’auditorium di San Francesco al Prato, prevista per questa sera nel Round Midnight, si è concesso ai microfoni insieme ad Emanuele Morbidini, coordinatore della Umbria Jazz Orchestra, per parlare della notte che rappresenta il primo passo per la restituzione alla città, dopo anni di attesa, della ex chiesa che ha contrassegnato alcune delle pagine più belle della storia di Umbria Jazz con, tra le altre, le indimenticabili performance dell’orchestra di Gil Evans.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.