Rapporto Federculture: il 50 % degli enti ridurrà la propria attività, il 70% ha perso il 40% del bilancio

Ieri abbiamo analizzato la situazione del comparto cultura nella fase pre pandemia. Oggi passiamo a inquadrare l’impatto dell’Uragano Covid sempre attraverso il Rapporto annuale di Federculture. A questo riguardo nei mesi di maggio e giugno 2020 Federculture ha chiesto ai propri associati attraverso un questionario una valutazione sull’impatto della crisi. Hanno risposto 54 tra gli enti culturali più rappresentativi del settore nazionale, per lo più attivi nell’ambito espositivo e museale, 44%; e dello spettacolo, 41%, soprattutto del Centro e Nord del Paese e per la maggior parte Fondazioni, 52%. Vediamo cosa emerge. Il 70% stima perdite del 40% del proprio bilancio; per il 13% perdite superiori al 60%; il 22% immagina un ritorno alla normalità, il 50% prevede una riduzione della sua attività.

Le chiusure forzate 

Come dicevamo, oltre il 70% degli enti culturali ha stimato perdite di ricavi superiori al 40% del bilancio. Per lo più hanno cercato di reagire veicolando la propria offerta tradizionale in forme del tutto nuove, ovvero tramite i canali social e il web in generale, lavorando in  smart working; questo vale per l’85% degli enti. Specie nell’ambito museale, la produzione di visite virtuali, di dirette live o di programmi ad hoc, accessibili on demand, è andata ovunque ben oltre il 50% delle complessive proposte culturali fruibili a distanza. Il 96% degli attori che hanno attivato servizi on line relativi alla propria attività dichiarano di essere intenzionati a mantenerli nel proprio palinsesto anche dopo il pieno superamento della crisi e l’auspicato ritorno alla normalità. Ma proprio riguardo le aspettative sull’uscita dalla crisi solo il 22% immagina un ritorno alla normalità, mentre il 50% prospetta una riduzione e ridefinizione delle proprie attività, e ben il 73% teme una riduzione di fondi.

Capacità di resistenza

Il Rapporto annuale evidenzia una diffusa necessità e urgenza di un’alleanza tra tutti gli attori in campo, per poter rilanciare il comparto cultura e scongiurare il pericolo che, esaurite le misure tampone, si inneschi una spirale negativa che potrebbe portare alla perdita di un’inestimabile bene dal valore sociale oltre che economico.
Si tratta, dunque, di concretizzare politiche di ampio respiro e prospettiva: mettere a punto figure giuridiche innovative come l’impresa culturale, definire ed incentivare forme virtuose di parternariato pubblico-privato, sperimentare forme nuove e più efficienti di sostenibilità e di finanziamento delle politiche pubbliche.

Da MiBACT a più importante ministero del Welfare

“Federculture è stata in prima linea in questi mesi – commenta Andrea Cancellato, presidente Federculture (nella foto di copertina)- con un’attività costante di monitoraggio delle dinamiche in corso e lavorando per dare risposte alle imprese culturali così gravemente colpite dalla crisi. Abbiamo posto le basi per interventi concreti come il Fondo Cultura che, nei decreti attuativi, auspichiamo sia reso accessibile a tutto il sistema culturale pubblico e a quello privato. Pensiamo che con questo e altri strumenti il Governo debba promuovere un grande nuovo investimento, cui tutti debbano poter concorrere, nel settore culturale, che potrà essere decisivo per rivitalizzare il Paese che uscirà prostrato dalla pandemia. Pensiamo, infatti, che il MiBACT debba passare dall’essere il principale ministero economico del Paese – come ci ricorda spesso il ministro Franceschini – all’essere il Ministero più importante di un nuovo welfare italiano, cioè il Ministero che contribuirà a rendere la cultura l’elemento chiave del nostro vivere in comunità e della coesione del nostro Paese, il fattore più rilevante della nostra formazione e della nostra riconoscibilità”.

Foto di copertina: artsharesales.com

Redazione Vivo Umbria: