Rocche e fortezze, torri e castellieri: un patrimonio della Valnerina da salvaguardare

FERENTILLOI castelli, torri e rocche  della Valnerina fanno di questa parte della bassa Umbria un unicum per quanto riguarda la promozione e valorizzazione delle rispettive aree, che purtroppo soffrono di un inarrestabile spopolamento causato dall’abbassamento delle nascite e dall’emigrazione dai luoghi colpiti dal sisma, purtroppo a causa del ritardo della ricostruzione. Ma andiamo al dunque RICORDA CIO’ CHE FU LA NOSTRA CITTA’ E NON DISPREZZARLA PER CIO CHE NON E’ PIU: RICORDA LE SUE ANTICHE GLORIE E LA SUA VECCHIEZZA, CHE SE NEGLI UOMINI E’ VENERABILE PER LE CITTA’ E’ SACRA (Plinius libro.VIII ep. 24). Emblema dei luoghi sono come detto le torri più o meno merlate alla guelfa o ghibellina.
Ferentillo annovera 18 castelli, frazioni, ville agricole. Le torri superstiti ancora visibili sono quelle di Matterella, Precetto, Monterivoso, San Mamiliano, Terriade Contra, Macenano, Umbriano. Le più suggestive sono quelle di Matterella e Precetto.
La rocca di Matterella (di recente restaurata e consolidata) e’ abbarbicata sullo sperone del monte che sovrasta l’abitato. Al centro il Cassero quadrato, con  due finestre per parte. Bastioni cilindrici e angolari con merli guelfi. Le mura degrano lungo  la rupe, fino a raggiungere  la “Porta Spoletina” ricavata su un contrafforte. Lungo le mura sono ancora evidenti feritoie, caditoie appostamenti per le guarnigioni. L’ interno conserva corridoi, archi e una cisterna per la raccolta dell’acqua. La Rocca di Precetto (Sacrato), e’ situata proprio su poggio del Monte Sant’Angelo dalla parte opposta del Nera, proprio sopra l’abitato. La planimetria e’ triangolare,  culminante con la torre pentagonale di vedetta con finestre due per lato. Alla torre si accedeva dalla posterla. Le mura merlate alla guelfa, che degradano verso valle, conservano ancora i contrafforti con archi. Si accedeva al castello passando da “Porta Saracena”. Le tracce delle antiche abitazioni, si possono scorgere tra gli ulivi, ma rimangono solo macerie.

La rocca di Precetto ancora mantiene intatta la sua planimetria con Casareni, appostamenti per le guarnigioni. A differenza della rocca della Matterella, questa di Precetto si mantiene meglio sotto tutti gli aspetti soprattutto per i merli.  Le due rocche erano in comunicazione con le altre torri di avvistamento tramite segnali di fuoco (di notte) o con luce riflessa specchi (di giorno)  come a San Mamiliano, quella di Montefranco e Casteldilago, Umbriano e Monte San Vito.
Un sistema difensivo in attivita’ dal 1100, periodo della loro  edificazione a tutela della via di comunicazione con la Valnerina, lo Spoletino l’alto Lazio, ma sopratutto furono baluardo di difesa della Abbazia di San Pietro in Valle.  Come detto anno di edificazione prima meta’ del XII secolo. Nel 1190 l’abate di San Pietro li cedette a Spoleto in cambio di maggiore protezione. Nel 1212 la rocca di Precetto rinnova la sottomissione a Spoleto tramite il feudatario Ottaviano Gentilini; nel 1415 tutte le rocche passano in possesso di Ugolino Trinci; nel 1515 con Franceschetto passano sotto l’ orbita della famiglia Cybo e poi con Alberico Cybo Malaspina fino al 1790. Successivamente entrarono nel degrado e all’abbandono fino agli avvenimenimenti bellici del 1944 quando furono utilizzate come punto strategico per la contraerea.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.