Scultori a Brufa, l'opera di Alex Corno

BRUFA – Torniano a parlare della 33^ edizione di “Scultori a Brufa. La strada del vino e dell’arte“. L’artista invitato quest’anno dalla Pro Loco dell’antico borgo per l’opera permanente da collocare nel territorio è Alex Corno che, come già detto nell’articolo di Vivo Umbria la scorsa settimana,  ha proposto una sua scultura del 2003 in ferro intitolata”Contrappunto” (misure: cm.270 x 450 x 150).
Il Circolo Unpli di Brufa è stata la sede della prima parte della cerimonia che si è svolta lo scorso 23 agosto: lì si sono tenuti gli interventi di rito, alla presenza dell’artista, delle autorità, di personalità del mondo dell’Arte e della comunità di Brufa, orgogliosa del suo patrimonio di sculture. A causa del maltempo, prima del “taglio del nastro” davanti alla scultura di Alex Corno, situata all’ingresso del paese provenendo da Ponte S. Giovanni, è stata inaugurata la mostra personale dell’artista nella Sala polivalente “Ex Perla” che si potrà visitare fino al 1° settembre 2019.

Per l’occasione è stato presentato il catalogo con il testo critico della storica dell’arte Elena Di Raddo, presente all’evento: “La mostra di Alex Corno a Brufa si compone attorno alla grande scultura Contrappunto (2003) afferma Di Raddo – un’opera che segna un passaggio significativo nel suo lavoro e allo stesso tempo racchiude in sé aspetti peculiari della personalità dello scultore, sempre divisa tra la realtà cui appartiene e quella cui anela. In sintesi, tra la cultura apollinea, italiana e mediterranea e quella materiale e concreta d’oltreoceano, tra l’aspirazione all’equilibrio geometrico e la sua negazione attraverso la non geometria. Musicalmente parlando, il contrappunto allude alla sovrapposizione e all’intreccio di melodie tra loro estranee, sia melodicamente, che armonicamente. Esso, quindi, interrompe la logica combinatoria dell’armonia, si contrappone alla polifonia, dando luogo a ritmi apparentemente disomogenei. Il risultato finale della composizione musicale risulta tuttavia perfettamente equilibrato, pur nelle discordanze sonore del contrappunto. Facendo un esempio pittorico, si potrebbe sintetizzare questo concetto con la differenza che si riscontra nell’opera di Kandinskij tra le Composizioni, giocate attorno a un nucleo e a un ritmo di forme colorate circolare, e le Improvvisazioni, quasi graffiate da segni neri che spezzano le macchie di colore. Nella scultura monumentale di Alex Corno – prosegue  Elena Di Raddo –  le forme geometriche regolari del cerchio e del quadrato si ‘complicano’ grazie alla presenza di altri elementi lineari in ferro, posti in posizione instabile, che fanno da contrappunto, rompendo l’equilibrio armonico della composizione geometrica. Tali elementi contribuiscono a innescare una sorta di energia della materia, che da inerte si carica di tensioni percettive e di conseguenza emotive. Per spiegare questo effetto emotivo, o forse meglio dire empatico, delle opere di Corno può venirci in aiuto il riferimento alle neuroscienze, che studiano la reazione dei neuroni a specchio nella percezione visiva dell’opera d’arte. Le sculture di Alex Corno sono forme complesse, rigidamente costruite, dove la geometria lascia il posto alla combinazione leggera di elementi apparentemente disordinati. Queste opere giocano sempre sulla sottile linea della percezione, sull’equilibrio instabile, delle forme, tra geometriche e organiche e allo stesso tempo delle superfici, trattate con il colore, o lasciate esibire le caratteristiche intrinseche dei materiali. Le opere mostrano e celano allo stesso tempo il loro peso, le saldature con cui si uniscono i diversi elementi in ferro, acciaio e inox. Talvolta lasciano che si intuisca la provenienza oggettuale di pezzi integrati nell’opera – si veda ad esempio il nucleo centrale di Saturn (2010) o di Desertica (2014) – talvolta la nascondono del tutto nella nuova funzione artistica attraverso il colore o la levigatura. Proprio per questa combinazione dei materiali, egli si inserisce nella linea di ricerca di artisti come Ettore Colla, Franco Garelli, David Smith, Julio Gonzales, Antony Caro. In tutti i lavori infatti i materiali appartengono all’infinito serbatoio di immagini archeologico-industriali secondo una felice definizione dell’artista stesso da cui trae pezzi scartati dalla produzione. Tali suggestioni sono però rapportate alla contemporaneità e mettono in primo piano il rapporto peculiare con lo spazio, che è sia quello fisico, che circonda e attraversa l’opera, sia quello mentale che la permea. Secondo quanto indicato dai titoli di alcune sue sculture quali Saturn, per restare ad uno dei lavori esposti in mostra, l’interesse per il cosmo coincide con l’attrazione verso quanto è incommensurabile per la razionalità umana, ma allo stesso tempo tangibile, al punto da lasciare la possibilità alle sonde di visitarli. Luogo perciò percorribile che appartiene alla materia di cui è fatto il cosmo, ma anche alla infinitezza dello spazio e dell’immaginazione di chi lo può solo osservare dalla terra. Queste opere non sono riconducibili al senso statico della scultura, ma aspirano a divenire leggere, a tracciare linee in uno spazio, fisico e mentale. Essa nascono da una volontà artistica che è in fondo riconducibile al bisogno di tracciare delle forme o delle rotte nello spazio dell’immaginazione. In molti lavori si nota una tensione all’equilibrio, che si risolve non nella terza dimensione, bensì nella tendenza alla frontalità. Tale condizione viene raggiunta attraverso il ricorso a forme circolari e colorate. Scrive a tal proposito Cerritelli: ‘Se l’uso delle forme circolari è un omaggio all’ordine elementare della geometria, la funzione delle linee rette corrisponde invece ad una volontà d’astrazione non di pura superficie ma di oggetto, con forme spezzate e piani che si contrappongono nell’atto medesimo della loro aggregazione’ . La forma semicircolare in Esotica (2004) costituisce un ideale legante tra gli elementi di ferro piatti e sagomati; rappresenta l’elemento fondamentale in Surplus (2004), in cui due semicerchi sovrapposti in modo asimmetrico sembrano cercare, senza possibilità, l’equilibrio dell’unione perfetta. E’ stata sottolineata inoltre dalla critica l’allusione nei titoli di alcune sculture a divenire “personaggio”, pur nell’assoluta astrazione delle forme. La Bella eccentrica (2004) è connotata appunto sin dal titolo, ma anche nella forma stessa da una struttura verticale che richiama il corpo umano. Queste figure allusive e misteriose si ritrovano anche nelle opere bidimensionali realizzate su tavole di legno. Lavori compiuti nei quali Alex Corno elabora forma libere dalla rigidità e dai problemi statici della scultura. Gli assemblaggi bidimensionali si configurano come quadri materici realizzati con elementi in ferro e pigmento. Lamina Girandola e Fireworks sono state realizzate nel 2019 e presentano sulla superficie segni astratti che alludono però a figure. Siamo di fronte in questi casi a un’astrazione alla Mirò: la composizione è aperta e allusiva, mai del tutto conclamata. Del resto sembra essere proprio questa la peculiarità del lavoro di Alex Corno: quella di lasciare che le forme prendano corpo nell’assemblaggio, si nutrano dell’immaginazione dell’artista, ma anche della valenza specifica dei materiali, non trovati, anche se di scarto, ma sempre scelti per il valore semantico di cui è connotata la superficie, colorata, anodizzata o levigata: una materia viva e vivificata dall’intervento creativo dell’artista”.
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Redazione Vivo Umbria: