Spello Splendens, stasera l’omaggio di Micrologus alla musica della filmografia medievale di Pasolini

Spello Splendens è una delle rassegne che nel centro Italia maggiormente caratterizzano questo periodo dell’anno, tanto che come sottotitolo il festival riporta “voci e suoni del Natale”. Il merito che gli va riconosciuto è quello della riscoperta e proposta della musica di zampogne, ciaramelle, cornamuse e, soprattutto, della musica medievale e tradizionale che è di grande importanza nelle feste popolari ancora vive in Italia e in Europa. Questa XIII edizione si tiene a Spello dal 28 dicembre al 7 gennaio. Il programma è consultabile on line: https://centrostudiadolfobroegg.it/presentazione-festival-spello-splendens/. Tutti gli ingressi sono gratuiti ma è consigliabile prenotare (sms al 3478914556, o e-mail dsilvi7@gmail.com).

La direzione artistica è da sempre a cura del nucleo storico di Micrologus (nella foto di copertina) che sarà protagonista della serata d’apertura, stasera 28 dicembre, alle ore 21,15 al Teatro Subasio di Spello. In occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, l’Ensemble ha ideato un concerto che ripercorre la musica della filmografia medievale del regista: “Pasolini e i canti di un’allegra brigata. Le musiche nel Decameron e ne I racconti di Canterbury tra Medioevo e tradizione popolare”.

“Primo film della Trilogia della vita è il Decameron, del 1971 – spiega Goffredo degli Esposti fondatore del Gruppo con Gabriele Russo, Patrizia Bovi e il compianto Adolfo Broegg – La pellicola è ridondante di musiche antiche e tradizionali, con cui Pasolini apre e chiude le novelle che ne caratterizzano le scene, creando un contesto sonoro pulsante di vita”.

E il Decameron non è l’unico…
“Infatti – prosegue degli Esposti – Anche I racconti di Canterbury del 1972 sono caratterizzati da tanta musica tradizionale e medievale. Solo nel terzo film, Il fiore delle Mille e una Notte del 1974, Pasolini sceglie, per contrasto, della musica classica alternata a quella tradizionale”.

Il concerto di stasera?
“La premessa è che Pasolini sposta l’ambientazione Toscana e alto borghese verso una Napoli popolare e vitale che anche Boccaccio aveva conosciuto, sottolineata da temi musicali di assoluta novità per il pubblico di allora. Oggi, dopo decenni di world-music, alcune delle forme musicali tradizionali utilizzate da Pasolini come la fronna, la tammurriata, la tarantella di Montemarano ecc., scelte con l’aiuto sapiente di Ennio Morricone, suonano ovvie, quasi banali”.
L’operazione di Micrologus?
“Forte dell’esperienza anche nelle musiche di tradizione orale, facciamo diventare medievale quello che è tradizionale, ovvero popolare, e popolare quello che è medievale che è, poi, a ben vedere, quello che il gruppo ha sempre fatto”.
Cosa si ascolterà?
“Il nostro concerto si concentra sulle musiche profane all’origine della cosiddetta Ars Nova italiana e dà spazio a diversi tipi di vocalità, sia solistica che polifonica, nelle ballate e nelle canzonette, anche con l’intervento di tanti strumenti musicali”.
Quali strumenti antichi utilizzerete nel concerto?
“Ad accompagnare il canto ci sono il liuto, la viola e l’arpa. I flauti e altri strumenti a fiato eseguono musiche di danza come salterelli e istampite sostenuti dalle percussioni”.
Le musiche?
“Alcune sono di importanti autori del Trecento che parteciparono attivamente alla vita e alla cultura dell’epoca, soprattutto fiorentina. Altre, invece, sono di anonimi medievali, così come sono tutte anonime le musiche tradizionali rivisitati.  Gherardello da Firenze, Lorenzo da Firenze, Niccolò da Perugia e anonimi. E’ giusto precisare che due dei temi più utilizzati da Pasolini percorrono la stessa via: da un lontano passato a un più o meno recente riconoscimento.
Il primo è Fenesta ca’ lucive, vero e proprio leitmotiv di vari suoi film, attribuito a Vincenzo Bellini e recentemente riconosciuta come canzone popolare napoletana ben più antica, nel cui testo vi è unione di amore e morte, e la cui musica, probabilmente, trova origine in un canto popolare albanese d’amore e d’esilio (ma anche il nostro epilogo, il trecentesco Lamento di Tristano, ci riporta a questo). L’altro è il Ritornello delle lavandaie del Vomero che fa un percorso ancora più lungo: da La bella lavanderina, trasformazione di Madonna pollaiola, brano tipico della tradizione ludica infantile dell’Appennino Tosco-Emiliano praticato anche in Umbria col titolo di Ballo imperiale, che è un contrafactum della canzone a ballo L’acqua corre la borrana,citata nell’Ottava Giornata del Decameron quando si racconta di Monna Belcolore, procace popolana di Varlungo che meglio sapeva sonare il cembalo (ovvero, il tamburello) e cantare… e menar la ridda e il ballonchio”.
I musicisti che saliranno sul palco?

“Oltre al nucleo storico composto da Patrizia Bovi al canto, arpa, buccina; da Gabriele Russo alla viola, ribeca, buccina e me al flauto diritto, flauto bicalamo e cornamusa ci saranno Peppe Frana al liuto, citola, crotali, cimbali ed Enea Sorini – canto, cembalo e naccaroni”.

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.