Sulla strada di Visciano l'abbazia di Santa Pudenziana

NARNI – Proseguendo i nostri itinerari nel comprensorio narnese, non manca una puntatina alla chiesa abbaziale di Santa Pudenziana singolare e affascinante con il suo fardello di storia. Il monumentale complesso rappresenta uno dei punti cardini dell’evoluzione pittorica e artistica oltre che architettonica e paesaggistica di questa parte del territorio narnese attraverso i tempi. Si scorge sulla via di Visciano che da Narni conduce verso Otricoli.

Santa Prudenziana: facciata, portico e campanile

L’abside

Il portico

Le sue origini, comunque, sono assai più antiche forse del 1000/1036 (romanico e preromanico). In origine era dedicata alla “Madonna di Visciano”. La dedica a Santa Pudenziana arrivera’ più tardi. L’ edificio   e’ un vero gioiello architettonico preromanico-romanico,  realizzato con materiale di spoglio nell’undicesimo secolo, forse con alcuni resti provenienti della vicina abbazia di Sant’Angelo in Massa. Immersa in un mare di verde, tra alti arbusti centenari, e’ meta di visitatori che in primavera-estate affollano i prati e il parco circostante.
L’interno della chiesa

L’ edificio, dopo un intelligente restauro a cura di Castelfranco, su commissione dell’ ingegner Tiburzi, e’ stato riportato al suo originario splendore con la sua arte e millenaria storia. L’edificio  si compone di due parti la chiesa e la cripta voltata con vele. L’abside e’ sopraelevata ed e’ visibile un artistico ciborio in pietra sostenuto da colonne, dove in basso e’ scolpita una Madonna col Bambino. Tra i dipinti in affresco figura un San Cristoforo di grandi dimensioni in controfacciata. Affreschi sono presenti anche sulle colonne e pilastri che dividono le navatelle. Interessante la cattedra vescovile in pietra, mentre la pavimentazione e’ in cotto. La chiesa, esternamente, si presenta con una facciata a capanna, tutta in pietra; e’ preceduta da un portico sorretto da due colonne con base e capitello.  I muri perimetrali del portico e quelli circostanti sono abbelliti da avanzi di fregi e frammenti lapidei. In particolare, in una lapide, e’ stata data una interpretazione sui numeri e delle lettere scritte: un sistema numerico, “una sorta di calendario perpetuo”, ciò rappresenterebbe una misura per calcolare ogni anno la data della Pasqua.
Lapide scolpita all’esterno

La parola “Pesach” dovrebbe essere l’ abbreviazione del nome dell Abate “Petrus Sacerdos” costruttore dell’edificio. Pesach comunque in ebraico vol dire Pasqua. L’ alto campanile e stato edificato su una esistente torre del VII – VIII secolo.  Suggestiva, nelle vicinanze, villa Tiburzi, famiglia mecenate dei restauri del 1929, con blasone sull’arco di accesso. Insomma, quando il tempo ce lo permettera’, una altra perla la visitare e ammirare in tutta la sua bellezza e originalita’.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.