Todi Off: la scommessa vinta da Roberto Biselli e dalle produzioni indipendenti di teatro e danza contemporanee

TODI – Oggi si può dire con i numeri: i 451 progetti arrivati a Todi Off rappresentano una scommessa vinta, quella che fecero 5 anni fa il direttore artistico del Todi Festival Eugenio Guarducci e il direttore del Teatro di Sacco, Roberto Biselli. L’intento era di aprire uno spazio alle produzioni indipendenti di teatro e danza contemporanee costrette a vivere spesso di angustie a più livelli e allo stesso tempo orientare in questo senso anche la formazione del pubblico.

Il progetto ha portato frutti copiosi al punto che non è stato facile selezionare i 6 spettacoli che daranno vita all’edizione di quest’anno inseriti nel cartellone di Todi Festival in programma dal 28 agosto al 5 settembre. Di questo e altro abbiamo parlato con Roberto Biselli.

Il boom di Todi Off?

“Evidentemente abbiamo centrato un problema che esisteva anche prima del Covid e che il Covid ha enormemente allargato: in Italia esiste una notevole produzione di teatro e danza indipendente ma ci sono dei grandi imbuti per quanto riguarda la circuitazione e la distribuzione”.

Imbuti in che senso?

“Nel nostro Paese ci sono problemi a far transitare spettacoli che non rientrano in determinati canali”.

Canali istituzionali?

“La questione è complessa: nel momento in cui il Ministero non premia dal punto di vista della contribuzione l’attività di distribuzione, questa fatica: ciò vale per un certo tipo di teatro e di danza che non si avvale di nomi di richiamo rilanciati ad esempoio, dall’eco della televisione”.

La soluzione?

“Sarebbe interessante creare una rete ‘altra’”.

Nell’attesa Todi Off si pone come punto di riferimento con numeri record.

“Detto dei 451 progetti che ci sono arrivati, mi piace piuttosto sottolineare che il 90 % di questi è di buona qualità. Danza in particolare. Aggiungo che in alcuni casi si tratta di proposte di centri di produzione di grande tradizione, come nel caso del Teatro della Tosse di Genova, dell’Ert e abbiamo avuto l’adesione di grandi artisti, come nel caso di Elena Arvigo. Ringraziamo davvero tutti per l’adesione e dico che di Todi Off quest’anno ne avremmo potuti fare tre edizioni”.

Parlava della qualità delle proposte della danza. Ovvero?

“Chi fa danza è costretto a studiare, non ha scorciatoie: ho c’è la tecnica o non c’è. Peraltro è uno dei comparti che ha sofferto di più in questa fase”.

Vogliamo ricordare i protagonisti di Todi Off 2021?

“Certamente. Si tratta di 5 debutti assoluti e di un’anteprima nazionale che andranno in scena al Teatro Nido dell’Aquila:Il bambolo di Irene Petra Zani, con Linda Caridi, regia di Giampiero Judica; Oriri di Paolo Rosini | Bambula project; Rimini del Gruppo RMN in collaborazione con Ginkgo Teatro; Acqua Viva con Elena Arvigo da Clarice Lispector; Hu|Or|ME di Kinesis CDC; Eufemia di Giorgia Lolli. Ricordo anche i sei incontri con il pubblico con focus sullo spettacolo della sera precedente; lo workshop di critica teatrale guidato dalla rivista specializzata Teatro e Critica che cura anche il foglio quotidiano distribuito nei luoghi del Festival; un incontro pubblico sullo stato dell’arte del teatro indipendente in Italia”.

Teatro del Nido dell’Aquila: andrà a finire che col tempo sarà troppo…nido e che magari sarà necessario aprire un circuito più ampio?

“L’intuizione di Eugenio Guarducci dell’ingresso gratuito a questi spettacoli aiuta nella partecipazione. Il Nido dell’Aquila è uno spazio di assoluto pregio, starà al pubblico eventualmente indicarci vie alternative in tal senso. Per quanto riguarda l’ambito regionale non siamo solo noi a perseguire il canale delle produzioni indipendenti. Oltre al lavoro che da anni porta avanti lo Stabile dell’Umbria, c’è quello di Fontemaggiore. Credo piuttosto che la prospettiva possa essere quella di una visione comune”.

Come arrivarci?

“La politica della Regione Umbria mi ha favorevolmente impressionato: sono arrivati attraverso Sviluppumbria bandi importanti che hanno inciso e stanno incidendo sulle capacità produttive e gestionali anche delle Compagnie indipendenti. Certo, si presuppone come dato di partecipazione che si abbia una struttura ben definita e che si sia in grado di gestire economie oltre a prevdere sinergie con altre realtà”.

Questo potrebbe incentivare la visione comune a cui faceva riferimento?

“L’Umbria ha due grandissime eccellenze in ambito teatrale che sono lo Stabile e Spoleto Festival. Peraltro quest’anno già in questo senso si è stabilita una forma importante di sinergia al 2 Mondi Tra l’altro Liv Ferracchiati, oltre ad essere presente a Spoleto come regista, sarà a Todi per dirigere una master class. Il mio sogno è che ci trovassimo attorno a un tavolo a discutere assieme. A partire dalla verifica delle residenze artistiche. Senza contare che il Tsu gestisce, unico caso in Italia, sia la produzione che la distribuzione. Concertare, ripartire, progettare insieme potrebbe esser una risorsa culturale e strategica importante. Per tutti”.

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