Tra gioco e realtà, il mondo dei grandi nella sofferta visione di Elly e Teo in “Soli”

foto di Gianni Vagnetti

PERUGIA Dopo tanto attendere, tanto sperare e diversi dpcm, è tornata finalmente l’emozione di sedersi in una platea e il poter riassaporare quella sensazione di condivisione che gli spettatori di teatro avevano quasi dimenticato. L’occasione, per noi, ieri (23 maggio) al Teatro Bertolt Brecht di Perugia per la prima regionale di Soli, spettacolo di Michele Fiocchi (anche alla regia) ed Enrico De Meo prodotto da Fontemaggiore, Sosta Palmizi e PaneDentiTeatro.

È sera. Le luci sono spente ma il sonno non arriva. Elly non riesce a dormire. Nemmeno suo fratello Teo. Sono soli nella loro camera da letto. Una stanza priva di orpelli, ma arredata con tutto il nécessaire che occorre a dei bambini: un insieme di cuscini di diverse dimensioni – non solo comodità, ma elemento di conforto psicologico, dei quali circondarsi per sentirsi protetti – fantasia e creatività. In mezzo spicca una porta di grandi dimensioni. Le porte possono assumere diversi significati. Guardandola ci viene in mente un simbolo di passaggio fra due mondi e forse per i due bambini l’invito potrebbe essere di varcarla, crescere, entrare nel mondo degli adulti e acquisire nuove e maggiori responsabilità. Ma la porta può anche rimandare il concetto di difesa. E in effetti, per tutto il tempo della messinscena, rimane sempre chiusa, quasi a tenere i due protagonisti incolumi lì, nel loro luogo sicuro. Hanno paura di oltrepassare la soglia, incerti sul futuro come sono. C’è però un barlume di luce che li rincuora: il loro legame, l’uno è la spalla dell’altro. Chi condivide sofferenza, poi, condivide amore. Ed Elly e Teo sono pronti a offrirsi a vicenda ciò che i genitori non sembrano poter dare loro: sostegno costante. La promessa che nessuno dei due diventi un domani ciò che ora è purtroppo, a volte, per la mamma e il papà: “invisibile”.

foto di Gianni Vagnetti

Man mano che il tempo passa, insieme ai bambini, compiamo un viaggio nella loro intimità e nel loro vissuto personale, specchio di quell’aspetto malinconico dell’infanzia fatto di dubbi, paure e insicurezze che tutti – chi più, chi meno – a un certo punto della vita hanno vissuto. Sul palco rivive inevitabilmente l’ombra del bambino che eravamo e ci ritroviamo, a nostra volta, a interrogarci sull’incomprensibile mondo degli adulti. Il nostro attuale mondo.

foto di Gianni Vagnetti

Elly e Teo affrontano i loro mostri alternando gioco e realtà ed esprimendosi anche con un linguaggio del corpo che cattura l’attenzione del pubblico, focalizzandola sull’emozione implicita che ogni singolo gesto evoca. Tanto grandi per rimanere a casa da soli, ma troppo piccoli per gestire il peso della solitudine, non possono esimersi dal rivolgersi alla fantasia per dare sollievo ai loro cuori, per far fronte alla notte, per attendere il ritorno dei genitori. E così, tra guerre improvvisate, segreti rivelati, battibecchi, sguardi e abbracci, per esorcizzare la paura, realizzano una magia composta dagli ingredienti di cui probabilmente hanno più carenza: carezze, attenzione, ascolto. Poi condiscono il tutto con piccoli gesti quotidiani. Ce ne vorrebbero di più di questi gesti. È il loro grido di dolore, voce unica ma al contempo corale di tutti i bambini che chiedono solo qualche attenzione in più. “Coi grandi bisogna avere pazienza”, troppo presi dal loro tran tran quotidiano, da una vita frenetica che li allontana sempre più dai figli, vuoi per mancanza di tempo, per stanchezza o per pigrizia. Quel senso di rabbia piano piano si attenua tra dialoghi dinamici e giochi di luci. Anche lo spettatore si riscuote e torna in sé. Si ricolloca al suo posto. Torna a vestire i panni dell’adulto che è. Ma sicuramente, se il viaggio è andato come doveva, e sono stati colti tutti i sottili spunti di riflessione offerti, da quella poltroncina si alza più consapevole di quando si è seduto. Va a casa con le tasche piene di domande e con risposte da cercare negli occhi dei suoi figli.

foto di Gianni Vagnetti

“Soli” di Michele Fiocchi, Enrico De Meo, con Enrico De Meo, Benedetta Rocchi, cura dei movimenti di scena Aldo Rendina, regia Michele Fiocchi, coproduzione Fontemaggiore/Panedentiteatro/Sosta Palmizi.

Lo spettacolo sarà replicato il 13 giugno al teatro Clitunno di Trevi (ore 17.00). QUI le informazioni.

Francesca Cecchini: Giornalista pubblicista e ufficio stampa tra sport, teatro e musica. Penna e taccuino sempre in borsa, sono fermamente convinta che l'emozione più grande sia vivere ogni progetto "dietro le quinte", assaporando minuto per minuto quel work in progress che porta alla realizzazione finale di un progetto. Come diceva Rita Levi Montalcini: "Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina più concretamente alla felicità sulla terra".