Umbria Jazz festeggia il traguardo dei cento festival

PERUGIA – Quarantatré edizioni soltanto a Perugia, partendo dal 1973 e sottraendo quattro anni di blocco, 1977 e dal 1979 al 1982; ventisette edizioni di Umbria Jazz Winter ad Orvieto; sette edizioni a Terni: dal 1997 al 2001 e gli ultimi tre anni 2017, 2018, 2019. E naturalmente tutta la vastissima teoria di “trasferte” all’estero, dai Balcani, all’Australia, dal Brasile alla Cina che hanno contribuito a rendere il marchio Umbria Jazz un “veicolo” di promozione per la regione Umbria, ma anche un modello dell’Italian life style nel mondo. E’ così che il maggiore dei festival jazz italiani e tra i più prestigiosi al mondo festeggia l’invidiabile traguardo dei cento festival svolti che il presidente della giunta regionale Fabio Paparelli ha voluto “solennizzare” attribuendo il titolo di ambasciatori umbri nel mondo a Stefano Mazzoni, vicepresidente della Fondazione Umbria Jazz; Giampiero Rasimelli, direttore amministrativo; Carlo Pagnotta, fondatore e direttore artistico; e a Renzo Arbore, presidente della Fondazione assente per impegni di lavoro. Ai quattro se n’è aggiunto un altro d’amblé: ambasciatore umbro nel mondo, nominato seduta stante, è anche Stefano Lazzari che con il suo incessante e intenso lavoro permette ogni anno alla “macchina” Umbria Jazz di funzionare perfettamente. Per Mazzoni “il riconoscimento è di buon auspicio per il futuro, un inizio in vista del 50° anniversario del 2023 che va organizzato in ogni dettaglio”; per Rasimelli i record battuti negli ultimi due anni e che hanno rappresentato la decisa reazione alla crisi del terremoto, andranno resi stabili investendo in qualità, comunicazione (Rtl, prima radio italiana ha sostenuto Uj con sei ore di diretta giornaliera nei giorni del festival) e sostenibilità per guardare ad un futuro sempre più green; per Pagnotta, che non rinuncia alla polemica, regna invece preoccupazione: il riferimento è alla crisi finanziaria del Comune di Orvieto che non sembra in grado di garantire tranquillità economica. Pagnotta fa accenno poi agli spazi della città di Perugia che dopo quasi 50 anni di festival non ha saputo ancora realizzare e conclude con una frecciata indirizzata all’auditorium di San Francesco al Prato: “Ci faremo – ha detto – tanti congressi” escludendone sin da ora l’adeguatezza ad ospitare concerti.

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