Umbria Jazz ricorda “Pepito, il principe del jazz” con il libro di Marco Molendini

PERUGIA – Non solo musica durante Umbria Jazz 2022 ma anche presentazioni di dischi e libri con gli appuntamenti alla libreria Feltrinelli.

Il primo dei due incontri si è svolto oggi, sabato 9 luglio, ed ha visto protagonista il giornalista e critico musicale  Marco Molendini, che ha presentato in un incontro con il pubblico il suo ultimo libro “Pepito, il principe del jazz”, edito da Minimum Fax.

A raccontare la particolare e a tratti rocambolesca storia del principe Pepito Pignatelli, batterista e appassionato di jazz, insieme all’autore c’erano anche i musicisti Enrico Rava e Giovanni Tommaso e Enzo Capua e Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz. Persone che hanno conosciuto il protagonista del libro e con il quale, chi più chi meno, hanno condiviso importanti momenti di vita professionale ma anche intima e di amicizia.

Così, tra racconti che fanno sorridere, come quello di un Pepito che nel cuore della notte durante un’Umbria Jazz dei primi anni settanta canta canzoni sguaiate lungo corso Vannucci, altri che fanno sognare di un’epoca ormai lontana, quella della Dolce Vita romana, ambientati negli storici locali del Blue Note e del Music Inn e popolati da personaggi del calibro di  Chet Baker o Gato Barbieri, alla particolare vicenda di droga “aristocratica” che vede il principe incarcerato per una storia di cocaina, al grande amore con la moglie Picchi, la presentazione prende la piega intima del ricordo.

Come quando ci si ritrova cresciuti con amici di vecchia data, quando è un piacere ricordare tutte le avventure vissute insieme ma nello stesso tempo, questo è un piacere agrodolce perché tanti dei protagonisti ora non ci sono più e anche i tempi sono cambiati.

Il libro di Molendini è quindi una biografia individuale ma anche descrizione di un’epoca d’oro e struggente racconto di una storia d’amore.

Quella con l’amata e bellissima Picchi, compagna della vita che, come si legge nel libro “si innamora di Pepito a diciassette anni, vedendolo in foto sui rotocalchi insieme a Dado e al resto della brigata mondana. Chissà quali sogni avrà fatto, ma per lei il marito rimarrà sempre l’eterno principe azzurro, eroe del fotoromanzo della sua vita”.

Una storia d’amore dal finale tragico. Impossibile per l’autore non ricordare che nel Pepito aristocratico, discendente di papi e conquistatori, dissacrante e scanzonato, sempre in bilico tra eleganza e grevi modi di dire romaneschi, fosse sempre presente, quell’anelito di morte che lo portò poi alla rovina. Il principe muore tra alcool e debiti a soli 49 anni e lei suicida dodici anni dopo.

 

Una storia incredibile, un grande affresco della Roma degli anni sessanta e settanta, destinata non solo agli appassionati di jazz ma a tutti coloro vogliano immergersi nelle note e nei colori di un mondo affascinante e ormai lontano.

 

Francesca Verdesca Zain: Una vita vissuta all’insegna della creatività. Giornalista pubblicista, artigiana, danzatrice, lettrice e sognatrice compulsiva, sono amante della natura, della scrittura, dei gatti. Ho una laurea in lingue e letterature straniere.