ViRDIGO: R&B, Soul e Funk nell’Ep di esordio di Alessandro Bossi

TERNI – Mean Prank è il primo singolo di VìRDIGO, EP di debutto del progetto solista del musicista ternano Alessandro Bossi in cui c’è tanto ma proprio tanto da ascoltare.

Un EP di cinque brani che VivoUmbria ha avuto l’onore di sentire in anteprima e che esplode di tante belle idee. Al suo interno le influenze sono quasi ologrammi: si passa dal jazz al funk, dall’R&B al Soul, fino ad arrivare all’elettropop.

 

Alessandro Bossi ha la caratteristica più frequente riscontrata tra gli artisti di talento: l’umilissima fatica nell’autodefinirsi artista.

Provo a spiegarmi meglio.

È ormai risaputo, anche dalle leggi universali della storia (sì ma ancora non verificate) che per essere artisti di talento non basta essere bravi, serve qualcosa di più: creare un proprio linguaggio. Un personale dizionario che differenzia il singolo dal resto. Ed è qui allora che il talento diventa non più un’opinione, bensì un fatto oggettivo e riconoscibile.  In VìRDIGO, questo vocabolario artistico di cui parlo, c’è eccome.

 

Proviamo a discutere di questo (e non solo) con il diretto interessato, Alessandro Bossi autore e compositore dell’EP.

 

Partiamo con le domande semplici. Voglio sapere di più del nome VìRDIGO. Come nasce questa parola?

In realtà nell’ambito jazz, dove mi trovo spesso a lavorare, di solito è buona norma dare attenzione al nome del compositore, al leader del progetto. Nello specifico ambito che ho voluto ricreare, non prettamente jazz ma che sterza più sull’R&B, soul e funk, penso che il nome di un gruppo sia più rappresentativo dell’ambiente sonoro. Quindi sono contento di aver portato avanti il nome VìRDIGO accanto al mio.

VìRDIGO è una fusione tra due parole: virgo e indigo, da qui nasce l’accento spostato.

 

Come mai proprio indigo (indaco)?

Indigo perché dal punto di vista di frequenze è il colore che mi comunica un senso di profondità maggiore.

È una sorta di sinestesia per cui associo a determinate sensazioni una specifica sfumatura. L’indaco è infatti il colore che d’istinto mi figuravo sia al momento della creazione dei brani sia poi quando li riascoltavo. È il cielo sul quale ho cercato di comporre.

 

E allora Virgo?

La parola Virgo ha più del suo più immediato significato astrologico, quello connotato dalla meticolosità, dalla determinazione, che fortunatamente sono stati un grande aiuto nel completamento di questo progetto.  Questo carattere mi aiutato a completare le composizioni e gli arrangiamenti per tutta la band, nonostante ero alle prime armi perché è un lavoro che avevo sempre fatto fino a quel momento nell’ambito degli studi in conservatorio. Ma non mi ero mai trovato concretamente a delineare nota per nota per due sassofoni, due ottoni, batteria… insomma il lavoro è stato tanto ma menomale (per stavolta!) la mia puntigliosità.

Ho scoperto poi un altro significato di Virgo ed è stata una casualità che mi ha allo stesso tempo sorpreso ed affascinato. Virgo, infatti, è anche il nome di uno dei tre rilevatori mondiali che ha sede in Italia, vicino Pisa. Il rilevatore si occupa di individuare e studiare quei segnali debolissimi, le onde gravitazionali, che arrivano dall’universo. Era bello dare quest’immagine utopica al progetto, nuove forme di sperimentazione, la ricerca sonora, l’ascolto dell’universo.

Poi non farmi entrare troppo nello specifico che sennò mi incarto con l’astrofisica.

 

 

Quindi possiamo chiamarlo un progetto solista. Le composizioni sono frutto di un lavoro collettivo o il lavoro di gruppo sta più nel processo di arrangiamento? Che peso hanno avuto in VìRDIGO i singoli impulsi artistici degli altri musicisti coinvolti?

Per quanto possa essere io la mente del progetto, i miei provini non sono nemmeno la metà del livello sonoro e strutturale che si è venuto a delineare in fase di registrazione dei brani. Perché quello che ognuno degli altri ragazzi ha apportato al progetto è stato di fondamentale importanza: idee originali che grazie alla loro maturità musicale hanno arricchito i brani. Ognuno di loro, oltre ad essere un amico, a volte anche un fratello, è prima di tutto un professionista dello strumento che suona. Ciò che il pubblico ascolta in questi brani, è sì, frutto di una mia composizione ma l’apporto esterno è riuscito ad innalzare tutto il lavoro ad un altro livello.

Questa collaborazione è uno dei motivi per cui ritenevo che il nome del progetto era più importante del nome del leader.

Quindi ci tengo tantissimo a ringraziare Lorenzo Brilli (batteria), Cristian Pratofiorito (tastiere) che da punto di vista di creazione, approfondimento del suono per me ha rappresentato la svolta, Lorenzo Bisogno (sassofono tenore), Leonardo Minelli (sassofono baritono), Andrea Angeloni (trombone), Riccardo Catria (tromba) e Manuel Magrini (pianoforte special guest nel brano “Home”).

Tutti i ragazzi hanno fatto un grandissimo lavoro, sposando un progetto che mi auguro possa crescere.

 

Il primo singolo Mean prank è geniale e le diverse ispirazioni stilistiche fanno spesso capolino. Mi piacerebbe far conoscere ai lettori il tuo percorso musicale. Da dove sei passato per approdare a queste sonorità?

L’idea dell’EP e tutto il materiale in sé per sé è nato per due motivi. Da un lato per mettere alla prova tutto quello che avevo approfondito nel corso di quindici anni di studi (sia riguardo il mio strumento basso elettrico, sia la composizione e l’arrangiamento jazz anche per big band). Dall’altro avevo l’intenzione di creare una musica che unisse coerentemente i vari generi a cui appartengo, stili come quello di Marcus Miller, di Apparat e persino Moderat da cui sono andato a riprendere l’utilizzo di alcuni sintetizzatori. Tutte influenze che ricadono sul mio modo di scrivere e concepire i brani. Oltre questo, c’era anche il proposito di riprendere alcuni movimenti tipici della big band ed innestarli dentro un ambiente più funk elettro. Chiaramente l’organico – una sezione fiati di quattro elementi – su cui potevo appoggiarmi era più ridotto quindi anche dal punto di vista di arrangiamento ho dovuto semplificare i colori.

 

Quali sono gli artisti musicali di riferimento dell’EP?

Le mie ispirazioni principali sono state il chitarrista Mike Stern per lo sviluppo di alcuni temi e melodie, il grandioso bassista americano Marcus Miller, Louis Cole artista che adoro, la big band americana degli Snarky Puppy e… se non fosse per la differenza che fa il cantato, mi piacerebbe dire anche Jamiroquai.

Sono tutti artisti con cui c’è stato amore a prima vista sin dall’inizio del mio percorso da musicista. Poi nel corso del tempo ho sicuramente sviluppato i miei gusti verso altre direzioni, tra le quali spicca una maggiore attenzione per il mondo delle big band.

 

A proposito di Snarky Puppy si parla di loro come di un’anomalia del sistema musicale, in quanto collettivo che riunisce una ventina di artisti di gran talento. Per quanto il contesto della band texana sia diverso dal nostro, trovare musicisti di talento nell’underground locale non è poi così complicato, semmai è difficile conoscerli. Come mai secondo te? Pensi ci sia un motivo?

Se devo ripensare alle occasioni più belle e frequenti in cui ho suonato, purtroppo ripenso automaticamente al passato e quindi mi viene spontaneo da dire che alcune cose non sono state più organizzate come prima. Sicuramente oggi gli artisti del territorio potrebbero essere valorizzati di più, ci vorrebbe poco. Ci sono delle grandi realtà che fortunatamente sopravvivono, ma se tolgo queste rimangono solo i locali che con grande sforzo cercano ogni anno di elaborare dei programmi stimolanti, ma mi rendo conto che da parte loro è difficile mantenere sempre una proposta.

Ma c’è anche da dire che è facile puntare il dito nei confronti di chi ci deve far suonare, soprattutto adesso che c’è crisi ovunque. Spetta anche un po’ a noi tirarci su le maniche. Il ruolo dell’artista non è mai stato e non può essere relegato solo al mondo della creazione artistica, lontano dalla comunicazione, perché c’è inevitabilmente un lato imprenditoriale di cui non possiamo farne a meno se vogliamo che le nostre opere siano portate a conoscenza del pubblico, e perché no valorizzate. Finché ci consideriamo artisti che qualcuno deve fare esibire per forza, il cerchio non si chiude. È un “do ut des”.

 

Gli studi di Bossi, con l’attestato triennale in basso elettrico al Saint Louis College di Roma, il diploma di conservatorio in contrabbasso dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Briccialdi di Terni, a cui si aggiunge la Laurea specialistica di II livello in basso elettrico jazz conseguita al Conservatorio Casella di L’Aquila, insieme alle collaborazioni presenti e future (per citarne qualcuna Perugia Big Band, Ostinato e Cane sulla Luna) mettono in piedi un curriculum degno di nota. La mia domanda allora sorge spontanea: qual è il traguardo professionale finora ottenuto di cui sei più orgoglioso?

Dal punto di vista del prestigio ho avuto l’onore di sostituire in un paio di live il mio maestro Daniele Mencarelli (a proposito di artisti con la A maiuscola che il territorio valorizza poco) con il quartetto di Greta Panettieri. Daniele Mencarelli appartiene ad una cerchia di musicisti jazz che stanno su un altro pianeta, è un’autorità jazz a livello internazionale, come di fatto fa Greta per gli artisti che sceglie.

Tra le cose che negli anni mi hanno dato più emozione c’è l’Orchestra Magna, anche dal punto di vista di investimento personale nel progetto. Ho imparato molto anche da Diego Ruvidotti, il quale ha creduto nelle mie capacità coinvolgendomi nei suoi progetti. Con gli Ostinato poi ho avuto l’onore di calcare palchi molto importanti.

Anche a Perugia sono circondato da musicisti di grande talento. Insieme a Manuel Magrini e Lorenzo Bisogno partecipo al Reverse Quartet di Cecilia Brunori; suonare con questi personaggi musicali è sempre un’occasione di crescita, anche solo condividendone i palchi.

 

 

Se c’è un palco su cui Alessandro Bossi vorrebbe suonare quale sarebbe?

Premettendo che suonare per organizzazioni come Visioninmusica è sempre un grande onore, in futuro mi piacerebbe puntare ad Umbria Jazz, che comunque rimane uno dei festival jazz più importanti al mondo. Direi che è al momento l’aspirazione principale.

Poi certo, se dovessi dirla grossa, non sarebbe poi tanto male se un giorno mi arrivasse una telefonata dal Montreux jazz festival.

 

E se c’è un artista con il quale Alessandro Bossi vorrebbe collaborare chi sarebbe?

Risposta romantica? Già collaboro con artisti con cui adoro suonare, alcuni dei quali ho persino potuto coinvolgere nel mio progetto. Ognuno di loro dimostra una genialità nel suo specifico campo e di questa ne sfrutto l’ispirazione.

Certo è che non mi dispiacerebbe se un giorno Louis Cole mi chiamasse e mi dicesse di andare a suonare il basso con lui. Mi avessi fatto questa domanda dieci anni fa invece ti avrei risposto Jamiroquai senza pensarci due volte.

 

Insomma, la partenza per Alessandro Bossi è ottima.  VìRDIGO è un viaggio all’interno di una mente musicale creativa, in cui l’alternarsi di stili e generi diversi ci segue dall’alto come una costellazione. Un mix di stili frutto di un amore sfrenato (e anche studiato) per la musica, di tutti i tipi.

La collaborazione tra i musicisti fortifica il tutto, rendendolo questo EP di debutto un progetto inattaccabile dal punto di vista tecnico.

Siamo dunque pronti per ascoltare il resto: il secondo singolo Q&A uscirà il prossimo 19 febbraio. Qui il link per il pre-save: https://show.co/xmeoTN6 .

 

Dettagli e credits EP:

Alessandro Bossi – basso elettrico, synth bass

Lorenzo Brilli – batteria

Il Prato – tastiere

Lorenzo Bisogno – sassofono tenore

Leonardo Minelli – sassofono baritono

Andrea Angeloni – trombone

Riccardo Catria – tromba

Manuel Magrini – pianoforte (special guest nel brano “Home”)

 

Sound engineer Stefano Bechini.

 

Registrato presso Entropya Recording Studio (PG) di Gabriele Ballabio.

 

Copertina dell’EP: quadro di Valentina Angeli: https://www.valentinaangeli.it/.

 

Per l’ascolto:

https://music.apple.com/it/album/mean-prank/1660988916?i=1660988917

 

Videoclip del primo singolo Mean Prank dell’EP VìRDIGO, a cura del videomaker Francesco Grigori Di Bene: https://www.youtube.com/watch?v=H65xUZUEcxY .

Alessia Sbordoni: Mangiadischi di professione, ho come passione principale la musica. Adoro l’arte, il cinema, e viaggiare alla scoperta di nuove culture, di tutti i tipi e tutte le taglie. Ho una laurea in giurisprudenza e un master per le funzioni internazionali e la cooperazione allo sviluppo conseguito a Roma.