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Muriel Barbery, “L’eleganza del riccio”. Tra stereotipi e humour

PERUGIA – Muriel Barbery costruisce con L’eleganza del riccio (Edizioni E/O, 2008) un piccolo romanzo sorprendente capace di far convivere delicatezza, ironia e riflessione filosofica.

Ambientato in un elegante palazzo parigino, il libro ha per protagoniste Renée, la portinaia, e Paloma, una ragazzina di dodici anni, due anime che vivono “in incognito” nascondendo le loro sensibilità al mondo esterno. Renée è l’immagine stereotipata che tutti hanno di una portinaia, trasandata e scorbutica, ma è anche una lettrice vorace, un’intellettuale autodidatta nascosta dietro abiti modesti e un atteggiamento ruvido. Paloma invece è una ragazzina precocemente disillusa, brillante ma stanca della vuota apparenza che la circonda, che decide di non spingersi oltre il limite del suo tredicesimo compleanno. Entrambe condividono un fermento interiore: Renée verso la bellezza, la cultura, l’idea che dietro ogni vita c’è valore; Paloma verso la verità, la sincerità, la bellezza come scampo.

Il romanzo è strutturato come un gioco di specchi: Barbery alterna i punti di vista delle sue due voci svelando gradualmente i segreti di ciascuna. Un elemento affascinante è il contrasto fra l’apparenza sociale – le conversazioni banali, le feste vuote, le convenzioni della borghesia – e la ricchezza interiore di chi guarda da dietro, da una guardiola, da un balcone, da una stanza silenziosa.

C’è molta filosofia e cultura: citazioni di autori come Tolstoj e Dostoevskij che emergono con chiarezza, riflessioni estetiche, riferimenti alla bellezza nella vita quotidiana e l’invito a non accontentarsi dell’ovvio e a vedere il sublime nel piccolo.

Un tratto che emerge spesso è anche l’equilibrio fra humour e malinconia. Renée e Paloma non sono personaggi tormentati per il gusto del tormento ma lo diventano proprio perché il mondo intorno a loro non apprezza la loro profondità, non riconosce ciò che esse sono. L’ingresso in scena di monsieur Ozu, con il suo sguardo dolce e gentile, diventa la chiave per rivelare ciò che era nascosto e per restituire un significato inatteso alle loro esistenze.

Il commovente finale sorprende per la sua delicatezza: non c’è il conforto di un lieto fine tradizionale eppure è un epilogo che sa farsi poesia. In fondo il romanzo di Muriel Barbery non è una lettura immediata né accomodante ma è proprio per questo che resta impresso, perché ci insegna a guardare con occhi nuovi la bellezza che si nasconde nei dettagli quotidiani.

 

MURIEL BARBERY

Muriel Barbery, nata a Casablanca il 28 maggio 1969, è una scrittrice francese con formazione filosofica, allieva dell’École Normale Supérieure e in seguito docente di filosofia. Dopo l’esordio nel 2000 con Une gourmandise, pubblicato in Italia come Estasi culinarie, ha ottenuto un successo internazionale con il suo secondo romanzo, L’eleganza del riccio (2006), rivelazione editoriale in Francia nel 2007, capace di vendere milioni di copie e di conquistare anche il pubblico italiano grazie al passaparola dei lettori. A questo straordinario traguardo hanno fatto seguito altre opere di rilievo, come La vita degli elfi (2015), Un étrange pays (2019), Una rosa sola (2021) e Une heure de ferveur (2022), tutte accolte con favore dalla critica. La sua narrativa, che intreccia filosofia, poesia e sguardo sul quotidiano, continua a conquistare lettori in tutto il mondo.

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