Oggi sarebbe stato il tuo compleanno e ne avresti compiuti 47 di anni. Ma oggi non ci sei caro Leo e non posso non pensarci. Non posso dimenticare quello che abbiamo fatto e costruito insieme. I bellissimi progetti portati avanti, alcuni conclusi altri no, purtroppo, perché il tempo che ti restava non ce lo ha permesso. Ma in questo giorno ti penso e provo sia tristezza, sia felicità. Sono triste perché mi manchi, sempre. Sono felice perché mi basta aprire Facebook per vedere quante persone, oggi, ti hanno voluto dedicare un loro pensiero. Da alcuni dei nostri mecenati – che hanno sostenuto in più occasioni i progetti di Avanti Tutta onlus – ai semplici amici, quelli a cui spesso hai dedicato tempo ed attenzione anche se sapevi che il tempo a tua disposizione sarebbe stato minore del loro. Dicevi sempre che non era perso. Ecco, è questo quello che voglio ricordare soprattutto di te. La bontà d’animo che spesso nascondevi dietro quel tuo carattere esuberante.
Voglio ricordare di quando andavi a fare il giro in corsia a trovare i malati ricoverati in oncologia medica e lo facevi non solo durante le nostre visite ufficiali, ma ogni volta che potevi e senza che nessuno lo sapesse. Tu hai cercato di non lasciarli soli, mai. Lo hai fatto quando hai deciso che dovevamo andarli a trovare nei giorni di festa perché dicevi sempre che erano quelli in cui un malato si sentiva più solo. E così abbiamo fatto e sono nate l’oncotombolata, l’oncococomerata, l’oncostrufolata e via dicendo…
Di tutte quelle visite ne ricorderò sempre una in cui ci ha accompagnati il nostro Mauro, Casciari, libero da impegni di lavoro. E’ uscito da una stanza dove era entrato con te e ci ha spiegato che era rimasto colpito dall’entusiasmo con cui ti accoglievano i malati e ha detto: “Ascoltano Leo con attenzione perché, per quanti consigli gli possano dare i medici, quello che ti dice una persona che nel 95% dei casi sta peggio di te è più importante”.
Infatti era così. Tutti volevano ascoltarti, capire quale formula magica usavi per trovare quella forza che ti ha permesso di correre due maratone a New York. Sì, due. Le hai volute fare perché non ti bastava aver il primato ufficiale di essere il primo malato italiano a farla con un cancro in atto, volevi essere il primo uomo al mondo. Di te hanno parlato tutti i media, anche quelli americani. Ne eri felice. Felice di essere un esempio per tutti. Felice perché ritenevi di “spendere” il resto della tua vita non invano. Era il tuo modo per esorcizzare la morte. Tutti ti vedevano forte, a volte anche strafottente ma tu non eri solo così. Eri una persona buona, sensibile.
Di tutti i ricordi che ho di te resterà, indelebile, l’audio che mi hai mandato nel 2016 dopo che hai corso la tua prima maratona di New York. Mi raccontavi le sensazioni che avevi provato e, nel farlo, piangevi. Questo è il mio Leo. Il Leo che voglio preservare nel mio cuore, quello che mi ha voluto accanto a sé in quella New York per lui così speciale. Lo è stato anche per me. Ti ho voluto bene e te ne voglio.
Avanti Tutta Leo, sempre e comunque.