Cerca
Close this search box.

Andrea Camilleri, “Un sabato, con gli amici” – Quando l’amicizia diventa un luogo della finzione

PERUGIA Andrea Camilleri è decisamente uno scrittore iconico perché è riuscito a lasciare un’impronta così marcata nel panorama letterario da diventare quasi un genere a sé: con una voce narrativa inconfondibile, ha saputo fondere la lingua italiana con il dialetto siciliano non per ornamento o colore ma come scelta necessaria per rendere viva una realtà, per restituire l’anima di una terra, la sua cultura, le sue contraddizioni. In questa scrittura ibrida che diventa subito stile si riflette tutta la sua poetica: le storie non si raccontano solo con i fatti ma con la lingua con cui quei fatti vengono sentiti.

Nel romanzo La forma dell’acqua, pubblicato nel 1994, primo della lunga serie dedicata al commissario Salvo Montalbano, Camilleri definisce subito il tono di tutta la saga: investigazioni che aprono squarci su paesaggi umani, morali, culturali. Montalbano è un investigatore che sa che la verità è spesso una costruzione, che la giustizia non è mai perfetta e che sotto ogni indizio si cela una rete di relazioni, tensioni e silenzi.

La Sicilia che Camilleri racconta non è quella da cartolina né quella da denuncia, è viva, contraddittoria, ironica, sorridente e amara, drammatica e spesso tragicomica. La sua scrittura è teatrale e comica capace di leggere la società e restituirla nella sua interezza.

 

 

Andrea Camilleri, Un sabato, con gli amici (Mondadori, 2009)

Un sabato, con gli amici è un romanzo breve che sorprende, spiazza e quasi disorienta chi è abituato al Camilleri delle indagini di Montalbano. Qui non c’è traccia di mafia né di dialetto né di quel sorriso amaro che accompagna spesso i personaggi dell’autore, c’è invece un senso di inquietudine sottile e persistente, una tensione silenziosa sotto la superficie liscia di una cena tra amici. Ma si tratta davvero di amicizia?

Un sabato sera, quattro amici di gioventù si ritrovano per cena accompagnati dalle rispettive compagne. Sotto questa apparente normalità si cela invece un passato torbido fatto di complicità silenziose, paure rimosse, verità mai dette, meschinità quotidiane, rancori covati per decenni. I personaggi sembrano congelati nel tempo, incapaci di sfuggire alla maschera che si sono costruiti addosso. Camilleri racconta senza enfasi come l’amicizia possa diventare un luogo della finzione e come certi nodi alla fine vengano al pettine anche se ci si ostina a ignorarli.

La scrittura abbandona volutamente ogni elemento folclorico o ironico, il tono è cupo, a tratti freddo e disturbante, le atmosfere sono più vicine alla claustrofobia di un dramma psicologico che non al respiro largo dei suoi romanzi corali.

Di questo romanzo mi ha affascinato soprattutto la distanza emotiva con cui Camilleri osserva i suoi personaggi: non li assolve e non li condanna, li lascia semplicemente esistere nel loro grigiore morale mostrando come il male possa insinuarsi nei legami familiari e quanto, a volte, si possa essere complici senza nemmeno accorgersene.

 

ANDREA CAMILLERI

Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019) è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo italiano. Ha raggiunto la popolarità dalla fine degli anni Novanta per aver ispirato la serie televisiva di grande successo Il commissario Montalbano trasmessa da Rai 1.

Ha insegnato regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica e tra gli studenti ha avuto Luca Zingaretti che in seguito interpreterà il Commissario Montalbano. Le sue opere (oltre cento) sono state tradotte in almeno trenta lingue e ha venduto più di dieci milioni di copie.

Articoli correlati

Commenti