Arriva il Natale, dalla notte dei tempi una folgorante festa della luce

PERUGIA – E’ di poche ore fa l’ultima polemica dell’Italia natalizia: in una scuola primaria in provincia di Monza e Brianza la classica festa di Natale è stata definita “Festa della Luce” e non sono mancate critiche, moniti e ammonimenti circa il tornare a trasmettere ai giovani “i valori dei nostri nonni e della cultura cristiana”.

Ma al di là di ogni discorso religioso e senza voler entrare nel merito della questione, è così sbagliato definire il Natale una festa della luce?

Se andiamo a ricercarne le sue origini storiche, assolutamente no.

Il Natale ha infatti origini antiche, storie che si sono intrecciate, sovrapposte e mescolate con le tradizioni cristiane nel corso dei secoli: il 25 dicembre cade infatti in prossimità del solstizio d’inverno, giorno in cui nell’emisfero settentrionale inizia, dal punto di vista astronomico, la stagione invernale ed è celebrato fin dalla notte dei tempi.

Tracce evidenti di celebrazioni riguardanti il solstizio, si ritrovano già presso Persiani, Fenici, Siriani, Indù e Africani.

Nell’antica Persia ad esempio, tale data veniva celebrata attraverso particolari cerimonie in cui si cantava un inno che raccontava la nascita del mondo. Da lì si diffuse il Mitraismo, culto del dio Mitra, una divinità solare persiana, diffuso nell’Impero Romano che aveva una festa annuale chiamata “Dies Natalis Solis Invicti” (Giorno della Nascita del Sole Invincibile) il 25 dicembre. Diverse sono le analogie con la tradizione cristiana in quanto, secondo la mitologia, Mitra fu inviato sulla terra dal supremo dio della luce per uccidere un enorme toro il cui sangue nutriva la fertilità universale. Mitra si incarnò e nacque in una grotta assistito da alcuni pastori. Alla fine della sua vita Mitra lasciò il corpo ascendendo al cielo su un carro di fuoco, dove aver consumato un pasto sacro a base di pane e vino con i suoi discepoli.

In Egitto, nello stesso periodo si celebrava la festa di Horus, altro dio a carattere solare, raffigurato spesso in braccio alla madre Iside, la grande dea. Durante i festeggiamenti le statue delle due divinità venivano portate in processione nei campi al lume delle fiaccole e, attraverso questa festa, veniva celebrata la nascita del Dio Sole e la rinascita.

Presso i celti e tra le popolazioni germaniche precristiane, una delle feste della ruota dell’anno era Yule, celebrata durante il periodo che andava dai 12 giorni circa prima del solstizio al solstizio stesso, una festa di luce e fuoco, dedicata al ritorno del sole dopo l’oscurità e alla rinascita della vita. In questo momento di passaggio la natura è sospesa e tutto sembra fermo e immobile, la parola solstizio deriva da solstitium che significa proprio sole fermo, ma nello stesso tempo l’oscurità inizia a cedere il passo alla luce, che riemerge dalle nebbie e dal buio invernale.

Nell’antica Roma, le Saturnalia erano una serie di festività che si svolgevano intorno al solstizio d’inverno in onore di Saturno, il dio dell’agricoltura. Durante questo periodo, le persone scambiavano regali, offrivano alla dea Strenia le cosiddette strenne, oggetti in rame o argento simbolo e auspicio di ricchezze, organizzavano banchetti, accendevano lumi e candele celebrando la fine dell’oscurità invernale.

Quando, intorno al quarto secolo, Costantino dichiarò la religione degli adepti di una setta radicale ebrea che si definivano “cristiani”, religione di stato, il Sol Invictus, il Sole bambino, gli dei solari come Mitra e Horus, si trasferirono nel sole di speranza simboleggiato dalla nascita di Gesù. La festa del sole, il giorno della vittoria della luce sulle tenebre, diventa così la data di nascita di Gesù Cristo.


Nei secoli i fuochi hanno rischiarato le lunghe notti degli uomini, donando loro speranza e conforto. Un’infinita strada di scintille luminose accese anno dopo anno, candele e lanterne ci ha condotto fino ai giorni nostri dove, nel periodo natalizio, case e strade si illuminano. Non più falò ma migliaia di luci continuano ad accendersi perpetuando un antico rituale che sembra oggi lontano ma che continua ad esistere seppure distorto e svilito dal consumismo in cui siamo immersi.

Anche in Umbria, tra l’albero più grande del mondo a Gubbio, la cometa di Terni, l’albero sull’acqua di Castiglione del Lago, c’è una forte tradizione legata all’accensione delle luci che ogni anno torna e si radica sempre di più, così come in ogni parte d’Italia e possiamo dire del mondo.

Connettersi attraverso diverse gradazioni e intensità di luce sarà possibile per l’essere umano? Con gli occhi rivolti al passato e al presente sembrerebbe di no, ma l’augurio resta quello di riconoscere una luce universale che vada oltre le differenze e illumini gli uomini di tutto il mondo.

Buon Natale, buona festa della luce.

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