Chiusi musei e cinema: Dario Franceschini chiede aiuto a tv e siti web ma a emergenza finita si impari la lezione

02/07/2013 Roma, assemblea dell'ANIA, nella foto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini

 


 

Sono screenshot, “fotografie” di una decisione difficile. Riguardano nel caso specifico la chiusura della Galleria Nazionale dell’Umbria e del Museo Archeologico dell’Umbria. I musei e i cinema hanno resistito solo qualche ora in più rispetto alle manifestazioni e ai luoghi dove si fa cultura.  La misura di sicurezza presunta del metro e 80 centimetri adottata in un primo momento, evidentemente, non solo non era sufficiente a salvaguardarci da un male insidioso, ancora sconosciuto che non deve cresce e, soprattutto, va sconfitto al più presto, ma oggettivamente di facile gestione.
Questo è il “passo” che riguarda le nuove disposizioni contenute del decreto del presidente del consiglio dei ministri (dpcm) di oggi, 8 marzo 2020: “Sono sospese manifestazioni, eventi, spettacoli di qualsiasi natura, compresi quelli cinematografici e teatrali, in qualsiasi luogo, pubblico o privato. Sospesa l’apertura dei musei” fino al 3 aprile.
E il ministro del Mibac Dario Franceschi ha inviato questo tweet: “Da oggi in tutta Italia saranno chiusi cinema, teatri, concerti, musei. Una scelta necessaria e dolorosa. Ma la #cultura può arrivare nelle case. Chiedo alle tv di programmare musica, teatro, cinema, arte e a tutti gli operatori culturali di usare al massimo i loro social e siti”.
Che dire? Potrebbe cominciare da qui qualche riflessione importante e finalmente intelligente su palinsesti e scelte editoriali che la cultura la tengono fuori da un pezzo. E sempre di più. Chiedere aiuto in una situazione di emergenza non è un segno di solida, illuminata e sana gestione politico-culturale. Ma è già qualcosa. Purché, a emergenza finita, non ce se ne dimentichi. E si dimostri di aver imparato la lezione che anche la storia delle grandi epidemie ci ha insegnato nel tempo. Imponendo talvolta crescite epocali sotto molti punti di vista.

Nel caso della cultura, del resto, Dario Fo che dalle programmazioni televisive di Stato venne tenuto forzatamente fuori per anni da una politica faziosa, timorosa e cieca, sosteneva: “Ancora non si è capito che soltanto nel divertimento, nella passione e nel ridere si ottiene una vera crescita culturale“.
Per quello che ci riguarda noi di Vivo Umbria continueremo a fare la nostra parte.

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.