Energia, è il momento di riflettere nella Giornata internazionale del risparmio energetico

PERUGIA – Più 55% di costo per la bolletta dell’elettricità e più 42% per quella del gas nei prossimi 3 mesi: è questa la valutazione fatta dall’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti visibile nel comunicato stampa del 30 dicembre 2021.

La giornata internazionale del risparmio energetico che cade il 18 febbraio, è più che mai un’occasione per riflettere sulla situazione.

“I 3,8 miliardi di euro circa stanziati dal Governo con la Legge Bilancio 2022” si legge nel comunicato “sono stati destinati al contenimento della bolletta delle famiglie e delle microimprese, allocando 1,8 miliardi di euro alla riduzione degli oneri generali di sistema per l’elettricità e 480 milioni per quelli gas nel prossimo trimestre, oltre a 912 milioni destinati al potenziamento dei bonus.
A questo si è aggiunta una riduzione al 5% dell’IVA per le bollette gas”.

Lo stanziamento di 4 miliardi di euro ha contribuito a contenere i rincari dei primi tre mesi dell’anno ma si tratta di qualcosa che va ad agire in minima parte sugli effetti e non sulle cause.

Ma quali sono le molteplici cause che hanno portato a quella che è una vera e propria crisi energetica?

Intanto la ripresa delle attività post lockdown: in tutto il mondo e soprattutto in Asia, l’economia è ripartita a ritmi più che serrati e ciò ha comportato un impiego enorme di energia per far fronte alla ripartenza.

Pesano molto anche i motivi tecnici e geopolitici: la mancanza di riserve sufficienti, i limiti per quanto riguarda l’estrazione, la lavorazione, la distribuzione e lo stoccaggio degli idrocarburi nonché la recente crisi tra Russia e Ucraina, sono tutti fattori che spingono al rialzo dei prezzi.

Non dimentichiamo che l’Italia, così come l’Europa intera, ha proprio la Russia tra i principali fornitori di gas.

Anche la questione Nord Stream 2 ha la sua importanza. Attualmente il gasdotto sottomarino russo Nord Stream trasporta il metano per l’Europa occidentale dalla Russia alla Germania passando sotto il mar Baltico. Nel suo tragitto, lungo 1200 chilometri, aggira completamente molti stati dell’est come Ucraina e Bielorussia e trasporta circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas. A questo, è stato aggiunto un secondo gasdotto, già pronto per entrare in funzione ma la cui partenza è al momento bloccata da numerosi fattori finanziari e politici, primo fra tutti l’opposizione degli Stati Uniti che non vedono di buon occhio la complementarietà economica tra Federazione russa e Unione Europea, e quella dall’attuale governo tedesco.

Ovviamente questa è una semplificazione rispetto a tutto ciò che comporta, ma intanto il 16 novembre 2021, i prezzi del gas in Europa sono aumentati del 17% dopo che l’autorità di regolamentazione dell’energia tedesca ha sospeso l’approvazione del Nord Stream 2.

 

 

Alessandro Petruzzi, presidente di Federconsumatori Perugia e responsabile nazionale Energia, parla di “mancata previsione delle speculazioni che sono in atto dai fondi di investimento, della necessità di materie prime che hanno alcuni stati: Cina, ma anche India, con il loro incredibile consumo di energia.
A questo va aggiunto l’immenso consumo energetico che serve per tutto quello che è la criptovaluta e per i clouds che pochi mettono nel conto; lo stesso utilizzo della rete consuma molto di più di quanto consumava anni prima.

Poi ci sono le speculazioni di chi vede finire la propria materia prima, il petrolio, e che quindi cerca di ricavarne il massimo del profitto e gli errori sulla capacità non svolta a livello europeo di fare gruppi di acquisto energetico.

Insomma, a fronte di una ripresa mondiale c’è stata una richiesta maggiore di energia elettrica e non eravamo preparati”.

 

E’ quindi ormai evidente come sia necessario muoversi per risolvere il problema dalla causa, ossia l’aumento della materia prima, e di come l’uso di combustibili fossili non sia un percorso sostenibile né funzionale per noi e per il pianeta.

Per andare verso una reale transizione ecologica, le soluzioni, come leggiamo su “Unfake News” il sito di Legambiente che “racconta tutte le verità ambientali, contro bufale su ambiente e salute”, ci sono.

Sbloccare lo sviluppo delle rinnovabili, attualmente fermo principalmente a causa di lentezze burocratiche.

Mettere in atto adeguate politiche di efficienza energetica, che potrebbero portare da qui al 2030 ad una riduzione dei consumi di almeno il 50% per tutti gli edifici, residenziali e non.

Sviluppare le comunità energetiche che “prevedono che l’energia prodotta da rinnovabili possa essere condivisa da una serie di consumatori (tipicamente privati cittadini, PMI e Amministrazione Pubbliche), potendo tra le altre cose contribuire a ridurre i loro costi di approvvigionamento dell’energia”.

 

 

Nelle ultime ore si sta discutendo anche in Umbria della possibilità di fare delle comunità energetiche: da fine anno infatti, i cittadini possono diventare produttori e consumatori di energia elettrica senza scopo di lucro.

Ci sono aziende, anche umbre, grosse aziende energivore o gruppi di acquisto fatti dalle associazioni di impresa, che, da almeno 8, 9 anni, comprano energia elettrica direttamente dai produttori, ad esempio dalla Francia o dalla Svizzera” spiega Petruzzi “Oggi è possibile co-creare queste comunità: un gruppo che può essere un quartiere, una frazione, un borgo di montagna. Persone che si uniscono e si mettono a produrre energia elettrica da fonti rinnovabili. Parliamo di acqua, vento, piccole cascate o attraverso gli scarti del sottobosco e si parla di oltre 1000, 1200 comunità che stanno nascendo nell’ultimo periodo su tutto il suolo italiano.

In questi mesi ci sono 5 milioni di euro a disposizione come incentivo per far partire queste comunità, che interessano i comuni sotto i 5000 abitanti ed è ovvio come l’Umbria sarebbe una di quelle realtà che ci rientrerebbe benissimo.

Ci sono quindi delle strade da percorrere La transizione, lo dice la parola stessa, non è qualcosa di concluso ma è un percorso, in cui serve studio e formazione”.

 

Strade da percorrere in fretta perché si stima che una famiglia media andrà a spendere in più circa  1200 euro per l’energia, ma alle bollette va aggiunto anche il costo che incide già da adesso sulle spese in generale delle famiglie come ricaduta sugli alimentari e sui beni di servizio.

Siamo molto preoccupati per quello che arriverà con l’idrico” conclude Petruzzi “in quanto in Umbria metà dell’acqua potabile che arriva nelle nostre case viene per ora pompata attraverso pompe elettriche dalla piana di Assisi e Bastia verso Perugia fino al lago ed è evidente quanto consumo energetico questo comporti”.

 

Siamo a un punto cruciale, è il momento di mettere in pratica tutte le belle parole che sono state spese fino ad oggi sull’ecologia. Occorre un reale cambio di paradigma perché, se è importante che la produzione e la crescita non si fermino, se è importante fare fronte a questa crisi energetica, ancora più importante è abbandonare l’insana idea di una crescita smisurata in un ambiente limitato quale è il nostro, smettere di preoccuparsi solo di “produrre” e salvaguardare realmente quello che è il nostro unico pianeta.

 

Francesca Verdesca Zain

 

 

 

Redazione Vivo Umbria: