“Fa’ la cosa giusta”, una fiera nel segno della sostenibilità

BASTIA UMBRA – Sostenibilità: possibilità di essere mantenuto o protratto con sollecitudine e impegno o di esser difeso e convalidato, di essere sopportato, specialmente dal punto di vista economico e sociale.

Quante volte sentiamo e utilizziamo ultimamente questa parola?

E quanti sono i modi per declinarla?

Trascorsi i tre giorni di Fà la cosa giusta, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che si è svolta a Bastia Umbra dal 18 al 20 novembre, si può affermare che sono decisamente numerosi.

 

 

Sostenibilità ambientale, con incontri e dibattiti su mobilità, campi elettromagnetici, energie alternative ed aziende green ma anche sostenibilità “umana”, collegata in maniera imprescindibile all’ambiente, con un’attenzione particolare alla qualità della vita, alla sicurezza e a  quei servizi per i cittadini volti al recupero di un modo di vivere più lento e attento ai bisogni considerati troppo spesso di minor importanza.

Negli oltre 140 stand divisi nelle 10 aree espositive della fiera, azioni come immaginare, camminare, meditare, prendersi cura di se stessi e degli altri, avere il tempo e anche sognare, sono stati il focus di riflessioni per moltissime persone.

Come quelle che ad esempio hanno partecipato agli incontri dell’associazione “Numinosa, Coltiviamo ciò che è umano”, che hanno spaziato dalle tecniche di respirazione, al grounding, dalla potenza rigeneratrice del suono all’anatomia dei chakra.

O quelle che si sono recate presso il padiglione, che recava l’evocativo nome di “Prendersi Cura”, della Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Perugia Città della Pieve, dove hanno trovato spazio temi legati al microcredito ed alla diffusione dei valori dell’economia civile ma anche le Terapie Forestali, la poesia degli alberi e della natura.

Nell’area Economia Carceraria, ci sono stati incontri per conoscere imprese e cooperative che lavorano per offrire una seconda possibilità mentre Cittadinanza Attiva ha presentato La Carta Civica della Salute Globale, ossia azioni concrete per tutelare la salute globale come stato di benessere biologico, psicologico e sociale e come diritto umano fondamentale.

Un ritorno al passato visto in chiave moderna anche nell’area giochi per bambini, con tanti giocattoli tradizionali in legno come il trenino o il labirinto ma riproposti in formato gigante.

Per grandi e piccoli anche molti workshop per recuperare ed imparare a “fare”, dalla carta artigianale a piccoli lavori di falegnameria, dagli unguenti naturali, al compost.

E poi tanti stand di artigianato sostenibile, oggetti in legno, gioielli, quadri, stoffe, lì per comunicare la propria arte e diffondere bellezza, ognuno a suo modo.

 

Insomma, terminati i tre giorni, la sensazione che rimane è quella di fiducia nell’esistenza di tante piccole realtà che si mettono in discussione, che impiegano tempo e risorse per accompagnare un cambiamento quanto mai necessario. Realtà diverse e forse distanti fra loro ma accomunate dalla volontà di proporre un nuovo modello di società, più umano e più vero, dove la rete non è solo quella virtuale del web ma anche quella reale tra persone che si riconoscono in un progetto comune.

 

Una panoramica interessante di quali siano i bisogni delle eterogenee realtà presenti durante Fà la cosa giusta, è stata poi fornita da Maria Vittoria Fiorelli, account manager di Ci.Sta.I., iniziativa nata in seno all’azienda perugina TeamDev con l’obiettivo di diffondere nel tessuto imprenditoriale, produttivo e nella comunità dei cittadini dell’Umbria, idee e buone pratiche di economia civile.

“L’economia civile – spiega Fiorelli – nasce come filone focalizzato sulla fiducia tra i lavoratori, la fratellanza e la relazione tra dipendenti. L’azienda TeamDev, che oggi finanzia il progetto come propria mission interna, si occupa sia di tecnologia e intelligenza artificiale sia di smart cities e di smart farming. Quindi il tema della sostenibilità è molto forte.”

Il progetto Ci.sta.I. nello specifico propone percorsi di formazione per enti e imprese finalizzati alla conoscenza dell’economia civile e organizza attività educative per le scuole sui temi della sostenibilità e della cittadinanza attiva. “Ci occupiamo anche di networking e progettazione tramite il contatto con le realtà degli enti del terzo settore con cui abbiamo svolto delle lezioni di microprogettazione. In più offriamo supporto tecnico e finanziario a start up e cooperative attraverso il primo sportello in Umbria di microcredito per l’economia civile e di comunione (MECC) al quale si accede attraverso un percorso di formazione gratuito”.

Durante Fà la Cosa Giusta c’è stata l’occasione di incontrare la prima realtà umbra ad aver usufruito del microcredito MECC, la società cooperativa Sorgiva, che con il suo progetto locale e sostenibile ha aperto un piccolo birrificio artigianale.

Inoltre il team di Ci.Sta.I. durante le tre giornate del festival ha intervistato gli stand presenti per riuscire ad avere una mappa di posizionamento di aziende e stand, chiedendo loro di fare una piccola progettazione sulla loro attività.

“Intervistandoli – prosegue Fiorelli – abbiamo chiesto loro come si comporta la propria azienda su diverse tematiche: la governance, cioè che tipo di relazione c’è tra i propri dipendenti e il livello manageriale, la fiducia tra i lavoratori, la sostenibilità ambientale, l’importanza della ricerca e della costruzione di progetti nella loro realtà ed il livello di felicità e soddisfazione circa il proprio lavoro, i bisogni e gli obiettivi”.

 

 

Su 30/40 intervistati la maggior parte delle realtà (il 47%) erano a conduzione familiare mentre il resto era per lo più manageriale, cooperative sociali, associazioni, comunità ed imprese sociali o ditte individuali.

Per attività così piccole ma soprattutto per chi, come un artigiano o un lavoratore del sociale, mette così tanto di se stesso in ciò che fa, non stupisce notare come tra i primi bisogni ci sia la visibilità, il poter comunicare la propria anima attraverso un’emozione che unisce agli altri.

Seguono infatti il mettersi in rete con altre realtà simili e ricevere sostegni economici e fiscali, essere supportati sia dal consumatore sia dagli enti pubblici.

Il livello di felicità, attestato su 4.4 su una scala da 1 a 5, cresce con il diminuire della grandezza dell’attività anche se poi diventa più difficile dal punto di vista organizzativo ed economico.

 

Simili dati ci restituiscono un interessante spaccato di queste realtà e sottolineano come, al di là dei tre giorni del festival, sia di fondamentale importanza continuare ad informarsi e a sostenere attivamente la passione, linfa vitale che muove nel profondo, ed il lavoro quotidiano di tali attività.

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