Frank Zappa, gli 80 anni dalla nascita di uno tra i più grandi compositori del ‘900

Frank Vincent Zappa nasce a Baltimora il 21 dicembre del 1940 da Francis Zappa, nato Francesco Zappa, un perito industriale italiano originario della provincia di Palermo e da Rose Marie Colimore, casalinga americana di origini francesi e italiane.                                                   

Dopo alcuni anni la famiglia si trasferisce a Miami, dove il padre Francis aveva trovato lavoro.   A quattordici anni la madre gli regala il primo strumento: un rullante. Negli anni seguiranno altri trasferimenti, da Monterey a San Diego e nel 1956 nella piccola cittadina di Lancaster.

Anche se l’educazione ricevuta risentì molto della cultura paterna tra i due si instaurò un clima di tensione al punto che quando Frank andrà a convivere con Kay Sherman, il padre impedirà agli altri figli di andarlo a trovare fin quando la coppia non si fosse sposata.

Nel 1958 Zappa si diploma alla Antelope Valley High School e l’anno successivo, ormai conquistato dalla musica, deciderà di andare a vivere da solo malgrado il padre cerchi di convincerlo ad iscriversi all’università.

Nel 1963 inizia a vivere in uno studio di registrazione che aveva preso in affitto e che chiamerà Studio Z. Lorraine Belcher, come la sua nuova compagna.

La sua passione per la cinematografia lo porterà a trascorrere alcuni giorni in carcere con l’accusa, che poi si rivelerà infondata, di associazione a delinquere per la produzione di materiale pornografico.

 Nel 1965 lavora come commesso in un negozio di dischi e propone a una band di nome Soul Giants di suonare le sue composizioni. Il gruppo che nasce si trasferirà ad Hollywood dove affitterà un cottage per le prove.

Nello stesso anno la MGM Verve offre un contratto al gruppo che nel frattempo decide di chiamarsi The Mothers ma la casa discografica imporrà invece il nome “The Mothers of Invention”.

E sarà da qui che prenderà forma l’universo zappiano; l’anno dopo infatti il gruppo inciderà “Freak out”, il secondo doppio-album della storia del rock, preceduto soltanto da “Blonde on Blonde” di Bob Dylan.

Seguiranno un numero notevolissimo di pubblicazioni che sarebbe troppo lungo elencare, sia con il gruppo che come solista; opere comunque tutte caratterizzate dal talento chitarristico, compositivo e dissacrante del musicista americano, scomparso nel 1993, a soli 53 anni.

Dopo il decesso è venuto alla luce moltissimo materiale, spesso oggetto anche di forti tensioni a livello familiare, perché il buon Frank, in maniera maniacale, registrava tutto o quasi, sia che trattasse di materiale in studio che di esibizioni live.

Ho conosciuto la sua musica casualmente attraverso una trasmissione radiofonica, mi sembra si chiamasse Popoff”, all’inizio degli anni ’70, in un momento nel quale la critica musicale lo prese di mira per una svolta “commerciale”, anche se usare questo termine mi pare ancorché azzardato, con l’album “Over-nite sensation”, ed è stato amore a prima vista.

Credo infatti che insieme a Jimi Hendrix ci troviamo al cospetto di un chitarrista dotato di una classe cristallina. A distanza di quasi trent’anni dalla morte forse non è ancora nato qualcuno al suo livello in questo campo.

Ho poi riscoperto la sua discografia precedente, gli album con le Mothers of Invention degli anni’60, i capolavori “Hot rats” e “Grand Wazoo” dei primi ’70, il doppio album “Sheik Yerbouti” del 1979 che mentre scrivo sto ascoltando fino alla serie live, composta da sei doppi cd “You can’t do that on stage anymore”, pubblicata tra il 1988 ed il 1992.

Nel luglio del 1982 ho avuto la fortuna di assistere ad un suo concerto allo stadio di Pistoia e malgrado la distanza dal palco fosse considerevole ho goduto appieno di uno spettacolo tra i migliori che mi sia mai capitato.

Sul palco come un direttore d’orchestra; il gruppo che ad un suo minimo movimento eseguiva stacchi, cambi di ritmo, evoluzioni davvero esaltanti; la sigaretta poggiata sul capotasto della chitarra tra un assolo e l’altro; nel ricordarlo riesco ancora a provare emozione.

È indubbio che miglior definizione possa essere quella di contaminatore, per la sua capacità di passare con disinvoltura dalla concezione ritmica di Edgard Varèse al rock, al jazz, al R&B, alla “canzonetta” ed alla colonna sonora.

Nota anche la sua verve ironica e dissacrante ed alcune apparizioni televisive tra le quali alcune al Saturday Night Live.

Ha collaborato con musicisti che successivamente sono diventati famosi; ciò è sicuramente dovuto alla palestra che ha rappresentato per loro l’esibirsi con lui per nomi quali George Duke, Steve Vai, Warren Cuccurullo, Adrian Belew, Chester Thompson, Terry Bozzio, Vinnie Colaiuta e Chad Wackerman. Ha inoltre lavorato con Alice Coltrane, Captain Beefharth e Jean Luc Ponty.

È recente la pubblicazione del live Halloween ‘81”, un box di 6 cd, riproposizione integrale dei concerti del 31 ottobre e del 1° novembre dello stesso anno.

La frase, a lui attribuita, “La vera sfida per un improvvisatore è saper inventare una buona melodia dal nulla durante un assolo” credo rappresenti lo zappa-pensiero al meglio.

Buon compleanno Frank!

 Per chi volesse ascoltare la nostra playlist #zappa80 su Spotify, questo è link:

https://open.spotify.com/playlist/4MeT6v71M5IzW7XBggKUaK?si=QaySGyUxRgmW3xFQd7PLrA

 

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