Fuoco e fiamme su Roumba, la roulotte che creava pane per la cultura: un sogno infranto

TERNI – Quando nel 2020 uscì il bando Ternivisione, ho partecipato con un progetto genuinamente folle: creare uno spazio mobile di promozione culturale e aggregazione sociale con una roulotte vintage. L’idea rispondeva a due esigenze: quella di avere più spazi dedicati alla bellezza e quella di poter arrivare, con questa bellezza, potenzialmente ovunque.

 

 

In questa idea mi ero lasciata ispirare dal Bread and Puppet Theater, su cui Sergio Secci aveva discusso la sua tesi di laurea. Volevo omaggiare un mio illustre concittadino che prima di me, si era dedicato alle ricerche sul teatro off off e valorizzare il pane artigianale locale. Quella roulotte, nella mia visione, doveva diventare spazio espositivo, set teatrale, studio culturale, camera delle meraviglie e portare un messaggio chiaro: la cultura è necessaria esattamente quanto il pane.

Ne parlai con alcune amiche, Silvia Imperi per prima. Ricordo ancora la telefonata: – Ma questa è una follia folle! Però, funzionerà. Partecipai al bando e arrivai terza, il Comune di Terni mi cofinanziava 1600 euro. Una cifra che per noi ha significato la differenza fra il sogno e la realtà. Intanto oltre a Silvia, avevo raggruppato un piccolo gruppo promotore di amiche, con noi c’erano anche Jennifer Crisafulli e Laura Cundari con Holy Food – Genuino Market.

Anche se la roulotte ancora non c’era, avevo già trovato il nome: Roumba, un po’ roulotte, un po’ ballo, sicuramente in movimento e molto, molto divertente. Fin dalla prima intuizione, ho fatto un patto con me stessa: su Roumba dovevano convergere esclusivamente sentimenti di gioia, allegria, entusiasmo e benevolenza. Non solo, era un omaggio alla mia città, Terni, e incarnava tutto quello in cui credo: la cultura, la cocreazione, lo stile di vita contributivo, la sostenibilità. Roumba doveva essere la materializzazione della bellezza.

A giugno 2020, dopo mesi di ricerche, ho finalmente trovato la roulotte giusta, al giusto prezzo ma soprattutto, era bellissima. Me ne innamorai immediatamente; mi commuoveva la cura con cui era stata trattata, adoravo la tappezzeria scozzese rossa e blu e le tantissime finestre e finestrelle che aveva, mi colpivano gli interni in colori perfettamente abbinati, le dimensioni erano quelle giuste, e poi era intatta: conservava tutto il sapore degli anni Settanta e delle tante vacanze in cui aveva accompagnato la famiglia che l’aveva avuta.

Misi a lavoro praticamente chiunque: mia madre, mio figlio, vicini di casa, amiche e amici perché volevo che Roumba diventasse un paradiso in miniatura. Ero così orgogliosa di ciò che stavo creando e ero talmente felice di essere circondata da una fitta rete di persone che credeva in questo folle progetto e che insieme a me lo coccolava, accompagnandolo amorevolmente verso la nascita.

Ho impiegato quattro mesi per rendere Roumba esattamente come la desideravo: ho girato mercati e mercatini per trovare gli accessori vintage adatti, sono diventata un’ottima cliente di almeno un paio di ferramenta, ho igienizzato ogni millimetro di cui era fatta (tutto in pieno Covid), ho lavorato sodo come non mai, ho imparato a chiedere consigli, pareri e aiuto là dove sapevo di non essere in grado, ho fatto cose che non credevo neanche che sarei riuscita a fare.

 

 

Abbiamo presentato Roumba – Pane&Cultura alla città di Terni il 23 ottobre 2020. Sono tutt’ora convinta che sia stato un piccolo miracolo, il risultato di un grandissimo lavoro di squadra, dove la squadra era composta in buona parte da donne. Il 24 ottobre, è entrato in vigore il decreto zone rosse, nei giorni precedenti erano stati annullati tutti gli eventi nei dintorni. Tutti tranne il nostro. Oltre cinquanta persone hanno visitato una a una la mostra dentro a Roumba, hanno giocato con noi, mentre intorno si faceva teatro. A chi ci ha fatto compagnia, abbiamo donato il pane fatto a mano e cotto a legna, frutto anch’esso di una ricerca.

In questi anni Roumba ha dato vita a due abbecedari: Abbecedario ’78 con l’artista Rebecca Sforzani e ABC Donna con l’artista Francesca Ascione, che è diventato un libro pubblicato da Bertoni Editore che abbiamo presentato in BCT – Biblioteca Comunale Terni il 25 novembre 2021, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Lo scorso otto marzo, ABC Donna è approdato al CFP di Terni, dove ragazzi e ragazze si sono divertiti a mettersi in gioco, misurandosi con il linguaggio. A fine 2020, Roumba ha partecipato al Natale delle Meraviglie di Labro: abbiamo creato un piccolo format per bambini e bambine che almeno durante le vacanze natalizie, seppur con le restrizioni dovute alla pandemia, potevano dedicarsi a attività divertenti. Nel 2021 è nato MDBB – Mi Diverte Ballare Bellezza, un cortometraggio ispirato al ’78 e alle donne che l’hanno fatto. Nell’ambito del progetto “La scuola fa quartiere” abbiamo portato Roumba nel cortile della Scuola Manassei di Borgo Bovio, con noi bambini e bambine, che ci hanno accompagnato con la loro gioia. Dal 2021, per ovviare a imprevisti dovuti al maltempo, abbiamo anche realizzato una versione slim e indoor di Roumba, una sorta di ologramma in ferro, fatto artigianalmente, che fortunatamente è ancora con noi.

Dallo scorso mese di giugno Roumba si trovava a Terni, nel parco di via del Raggio Vecchio, per un progetto di riqualificazione che coinvolge l’intero quartiere a partire dalla casa del custode dell’Ex Gruber. Un quartiere dove non c’è una piazza e dove Roumba era il punto di riferimento per la creazione di un Museo degli abitanti. Un progetto nato dal Comune di Terni e portato avanti con cura dalla Cooperativa Sociolab di Firenze e da Indisciplinarte di Terni. So che vicini e vicine davano uno sguardo a Roumba e era filato tutto liscio. Fino alla mattina di sabato 9 settembre, quando mi hanno chiamata i ragazzi e le ragazze che si stanno occupano del progetto. Ho capito solo dopo perché non mi avevano contattata le Forze dell’Ordine: era bruciata anche la targa. Quando sono andata al parco, si sentiva l’odore del fumo, restavano le ceneri e qualche ferro corroso dal fuoco.

Non so bene descrivere il sentimento di assoluto scoramento che mi ha assalita e mi assale; l’amarezza, lo sconforto e la rabbia, non solo per me ma anche per le tante persone che in questi anni mi hanno aiutata, incoraggiata e sostenuta. In qualche strano modo, so che farò e faremo qualcosa di meglio, di più bello, ma in questo momento il colpo fa veramente male.

Roumba, come ogni roulotte, non ha un motore e non era attaccata alla rete elettrica, per cui è chiaro che non sia stato un cortocircuito a provocarne l’incendio. È stata sporta denuncia e confidiamo nell’operato delle Forze dell’Ordine. Il mio pensiero in questo momento va agli abitanti del quartiere Brin – Campofregoso, in particolare ai bambini e alle bambine, che per colpa di questo gesto, sono stati costretti a respirare i fumi dell’incendio.

Roumba non c’è più ma le attività del progetto in cui era coinvolta andranno avanti e questo è un segnale enorme. Non solo, già questa domenica, 17 settembre, là dove è accaduto l’incendio ci sarà una giornata di musica e pulizie promossa dal vicino C.S.A. Germinal Cimarelli. Il ritrovo è alle 10 davanti al locale Burgheroni mentre a ora di pranzo, ci sarà un pic nic libero per chi lo vorrà e a seguire attività per i bambini e le bambine.

Da quando Roumba non c’è più, ho ricevuto numerosissimi gesti di affetto e vicinanza e nel rispetto di quanti mi sono accanto e vorranno esserlo, voglio concludere nel segno della gratitudine, che è sempre figlia della bellezza e è anche, un ottimo antidoto contro lo scoraggiamento. Ringrazio dal più profondo del mio cuore le tantissime persone che mi hanno accompagnata in questo percorso di gioia: non avrei mai neanche creduto che sarei riuscita a coinvolgere una rete così vasta, piena di cura, entusiasmo e attenzioni.

Roumba era una speranza, era un incubatore di progetti volti al bene, al bello, alla crescita. Chiunque abbia incendiato Roumba deve sapere che non ha bruciato una roulotte: ha bruciato un sogno. Che non era il mio, era ed è, quello di tante persone che credono in un mondo migliore. Personalmente, ci credo ancora e al momento stiamo già pianificando una campagna di crowdfunding perché Roumba non resti soltanto un ricordo, ma torni, in forma nuova e più allegra che mai.

 

Sara Costanzi

Ideatrice di Roumba – Pane&Cultura

 

Le foto degli interni sono di Alberto Bravini

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