Fuori dal carcere per creare un orto sinergico: la buona pratica nata a Palmetta

TERNI – Il Centro di Palmetta, che si trova in zona Villa Palma, in origine era una vecchia scuola di campagna. È un edificio di impianto ottocentesco, come se ne trovano pochi ormai: gli spazi ampi, le grandi finestre, il parco. Nel corso degli anni, una volta che ha smesso di essere scuola, Palmetta ha attraversato varie fasi, fino a quando nel 2005 è diventata centro di aggregazione giovanile con l’Associazione Demetra. Quella scuola di campagna si è trasformata in un vero e proprio polo culturale, sede di residenze artistiche internazionali, che non ha mai smesso di fare proposte originali. Sono in pochi a Terni a non conoscere Palmetta, a non averci mai trascorso del tempo o una serata tra concerti, festival, presentazioni di libri, laboratori. Palmetta è sempre stato un luogo partecipato, al servizio della creatività, un luogo aperto e caro a più generazioni.

Dal 2018 quella vocazione artistica si è allargata, integrando un nuovo coraggioso progetto che a che fare con il mondo del carcere. Quel progetto, che ogni anno viene rilanciato, è Orto 21. Orto 21 dal 2018 a oggi ha permesso a tredici detenuti in articolo 21 di lavorare fuori dal carcere, di formarsi, di accedere a quei percorsi di giustizia riparativa che fanno bene a chi li fa e alla società intera. Il Parco del Centro, dove durante Orto 21 hanno continuato a lavorare gli artisti, è diventato un parco di arte ambientale che accoglie le opere realizzate durante le residenze. I detenuti che accedono a Orto 21 si prendono cura di questo luogo che è aperto a tutta la cittadinanza e qui hanno realizzato l’orto sinergico che dà il nome al progetto.

Orto 21 è un progetto che si è consolidato e che è oggi entrato a pieno titolo in quelle buone pratiche che possono fare da modello per altre iniziative e che può essere esportato. Tra le varie cose sorprendenti, c’è la rete di partner di questo progetto che è un vasto network di associazioni, Istituzioni, aziende e privati. Una rete di persone che a vario titolo contribuiscono alla buona riuscita di questo che, a modo suo, è un piccolo miracolo di integrazione, cooperazione, legalità e determinazione. L’edizione in corso, attivata da pochissimo, si chiama “Nutrire buone pratiche”.

Ieri mattina, nel parco del Centro si è svolto un incontro, che non a caso si chiama Fuori! per fare il punto su di Orto 21 e parlare di buone pratiche in ambito carcerario. La mattina si apre con quella che è ormai diventata una consuetudine: la passeggiata nel parco, tra opere e orto, guidata dai beneficiari del progetto, che quest’anno sono tre. A seguire, l’incontro con le personalità impegnate in Orto 21.

Caterina Moroni di associazione Demetra e coordinatrice di Orto 21, ha parlato dell’importanza dei percorsi di avvicinamento alla cittadinanza attiva e rispettosa per i detenuti una volta fuori dal carcere. “Noi lavoriamo sul concetto di microcomunità. Quando abbiamo iniziato nel 2018 c’è stato un grande esercizio di fiducia da parte della Casa Circondariale di Terni e da parte dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, perché noi eravamo un’associazione che principalmente faceva progetti culturali. I detenuti che fanno attività al Centro fanno esercizio di comunità, per adattarsi a stare fuori, al dopo, creiamo relazione e sicurezza.” Quel dopo il carcere è stato oggetto di riflessione da parte di tutti gli intervenuti all’evento.

Cristiano Ceccotti, assessore al Welfare del Comune di Terni, in proposito ha ricordato che “lo Stato ha il dovere, l’onere e l’obiettivo di creare quei percorsi per integrare il più possibile le persone, valorizzarle e reintrodurle nella società. Prevenzione, presa in carico, tutela e integrazione sono gli obiettivi che dobbiamo perseguire.”

Silvia Marchetti dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna ha poi sottolineato come siano “i piccoli numeri che garantiscono l’opportunità di un trattamento individualizzato, che è complicato sui grandi numeri. Qui vedo un’attenzione alla persona che è veramente sulla persona, sui suoi bisogni e sulle competenze su cui si deve lavorare. Quando mi chiedono cos’è la giustizia di comunità, rispondo – Andiamo a Palmetta e lo vediamo – perché questo è un luogo in cui le Istituzioni, la società civile, il mondo dell’associazionismo, i diretti interessati, i cittadini possono lavorare e costruire insieme.” Anche Roberta Lupi, responsabile dell’area educativa della Casa Circondariale di Terni, ha ricordato come “in carcere molti sono uomini giovani, in piena attività lavorativa. Quando si è dentro non sanno quello che troveranno di fuori.”

In chiusura l’intervento del Pastore Pawel Gajewski della Chiesa Evangelica Valdese, che insieme alla Fondazione Carit è tra i soggetti finanziatori di Orto 21. “Con l’otto per mille riusciamo a distribuire quindici milioni con cui cerchiamo di essere equi e solidali. Questi microprogetti funzionano quando ci si mette in rete.”

Sono poi stati presentate alcune buone pratiche in ambito carcerario con “Anche i piccioni hanno le ali” di Vittoria Corallo di Per Aspera ad Astra su come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza; Marco di Fulvio di O.R.T.O. con “Semi Liberi” realizzato nel carcere di Viterbo per fare impresa sociale; Oscar La Rosa di Economia Carceraria che mette in commercio i prodotti dell’economia carceraria di tutta Italia e Marco Coppoli di Arciragazzi Gli Anni In Tasca con “Pane&PiAzza” che è il progetto promosso sempre insieme a associazione Demetra, che ha rimesso in funzione il forno della Casa Circondariale di Terni.

Oggi il Parco è aperto, chi vuole può fare un pic nic o una passeggiata tra le opere e il verde. Ci sono foto che raccontano molto e dei qr codes che fanno ascoltare le testimonianze dal mondo del carcere. C’è un mercato con i prodotti dell’economia carceraria, giochi, laboratori, installazioni e una piccola libreria tematica dedicata alle esperienze sul carcere e con il carcere. Stasera, finalmente, si balla.

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